Will. Il potere della volontà

Will Smith non ha bisogno di presentazioni: Lui è Leggenda. Ha scritto un libro autobiografico e vale la pena leggerlo, perché...

Will Smith lo conosciamo tutti.

Attore di fama mondiale, MC, conduttore televisivo, produttore e chi più ne ha più ne metta, fa parte delle nostre vite da tre decadi. Per quelli della mia generazione è quello di Il Principe di Bel Air, perché è così che lo abbiamo conosciuto, ma negli anni successivi alla sitcom ha fatto il salto sul grande schermo e ha recitato in film iconici come Indipendence Day, Bad Boys, Man In Black, film in cui ha mostrato quasi sempre doti fisiche fuori dal comune, ma è stato anche protagonista di pellicole molto più impegnate, come La ricerca della Felicità, Sette anime o l’ultimo suo film King Richard in cui interpreta il padre delle sorelle Williams. A vederlo sullo schermo non invecchia di un giorno, ma ha ormai superato i cinquanta anni e questo gli ha fatto sentire la necessità di sedersi a scrivere e cercare di ricordare gli avvenimenti della sua vita che sono stati per lui significativi e che ha ritenuto fossero interessanti da leggere. È nato quindi un libro – scritto a quattro mani con Mark Manson – che porta il suo nome, “Will”, e nella versione italiana ha anche un sottotitolo: “Will. Il potere della volontà” (volontà in inglese si dice proprio will, ma in italiano questo gioco di parole perde di efficacia), edito da Longanesi.

COSA RACCONTA

È un libro autobiografico in cui ripercorre tutta la sua vita, raccontando sia episodi esilaranti che momenti estremamente seri e delicati. Il libro parte proprio da uno di questi, svelando una storia familiare triste e di violenza domestica in cui Will, i suoi fratelli e sorelle e sua madre vivevano, con un padre severo e poco incline alla comprensione e che quando beveva diventava violento e irriconoscibile. Cresciuto con la paura del padre e con la necessità di costruirsi una realtà alternativa in cui la violenza domestica non avrebbe avuto spazio, Will sviluppa una fantasia fuori dal comune e negli anni dell’adolescenza si imbatte – grazie assuocuggino Paul – nel rap e nell’hip hop, che diventano amore viscerale e gli consentono di fare il salto verso la notorietà. Da rapper ad attore il passo sarà breve, anche se le due carriere non si separeranno mai e saprà farle spesso intrecciare.

PERCHÉ NE PARLO SU RUNLOVERS?

Intanto, perché io con Will Smith ci sono cresciuto e mi ha fatto compagnia in tutte le fasi della vita, dall’adolescenza spensierata con Il Principe all’età adulta e piena di pensieri con Sette Anime e leggere il suo libro è stato per me una cosa naturale e praticamente ovvia. In secondo luogo, perché la lettura, oltre che piacevole e divertente, è anche ricca di episodi che possono essere traslati nella comune vita di tutti noi (che vorrà mai dire poi avere una vita comune?) e per certi versi in quella di chi corre e pratica attività sportiva di endurance. D’altronde, Will Smith è un uomo come tutti e anche nella sua vita, per quanto sicuramente molto diversa da quella della stragrande maggioranza delle persone, ha avuto dubbi, crisi e rinascite. Come tutti noi ha avuto periodi felici e difficili e come tutti noi si è trovato davanti a problemi che visti da lontano sembravano insormontabili, ma ha saputo affrontarli e andare avanti.

C’è un punto, proprio all’inizio del libro (questo è uno spoiler super eh) in cui parla di un compito assegnatogli dal padre quando era ancora un bambino: costruire un muro. Quel muro, visto da lontano, sembrava impossibile da costruire, perché troppo grande e troppo complesso per un bambino. Il padre però, gli disse di concentrarsi non sul muro, ma sul singolo mattone. Ecco, io in questo racconto ci ho visto una metafora della corsa su lunga distanza, con la Maratona che è il muro da costruire e i singoli passi che sono i mattoni da usare. Presa per intero, sembra una distanza incredibile e assurda da affrontare, ma passo dopo passo, mattone dopo mattone, è tutt’altra cosa.
Un altro punto che mi è piaciuto molto (ma il libro è davvero ricco di parti molto belle) è quasi alla fine, negli ultimi capitoli, quando racconta del rapporto con i propri figli e di come abbia scoperto l’importanza di dar retta ai sentimenti più che agli obiettivi. Trasposto al mio modo di vedere la Maratona (ok, forse non ho tutte le rotelle a posto) ci ho letto il messaggio per cui sì, è sicuramente bello ottenere un risultato e ci farà sentire felici, ma se invece si corresse felici a priori, per il solo gusto di farlo?

Ecco, questa è l’idea di corsa che ho in mente.

Se prima di acquistare il libro vuoi avere un’idea di ciò che ci troverai e non ti bastano le poche righe che ho scritto io, è possibile vedere una miniserie che si chiama The Best Shape of my Life – prodotta dallo stesso Will Smith – che racconta un po’ del suo tentativo di tornare in forma e un po’ della stesura del libro. La trovi qui, è in inglese ma è molto semplice e volendo si possono inserire i sottotitoli, e qui sotto potete vedere il trailer. Buona visione, e buona lettura!

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