Arriva quel momento in cui ti accorgi che in fondo hai una certa età e anche se sei passato dalle Dr. Martens alle Timberland (o viceversa) con una certa nonchalance, cominci a smettere di sperimentare e trovi la tua identità, che tendenzialmente rimarrà tale per molti anni. È un po’ così che vedo le Nike Pagasus Trail 3; una sorta di età adulta in cui si tirano i remi in barca e si fanno i primi bilanci.
Nel 2019
La prima release (Nike Pegasus 36 Trail) era molto corsaiola: si trattava a tutti gli effetti di una Pegasus 36 con una suola adatta a divagazioni offroad e qualche piccolo accorgimento nella struttura della tomaia.
Nel 2020
La seconda release (Nike Pegasus Trail 2) diventa un progetto completamente a sé stante: pur mantenendo lo spirito corsaiolo – anzi, esaltandolo – si stacca completamente dalla sorella da strada, anche nel nome, e ne diventa solo una lontana parente. La suola è completamente rivista sia nella forma che nel contenuto (la schiuma Zoom lascia spazio alla nuova React) e la tomaia diventa leggerissima e traspirante, fin troppo, cedendo qualche punto in stabilità. È sicuramente il prodotto di punta del reparto trail di Nike, tanto che la vediamo ai piedi di moltissimi atleti su terreni assai differenti. Seguiranno decine di colorazioni – alcune più da aperitivo che da trail – onestamente una più bella dell’altra.
Nel 2021
La Nike Pegasus Trail 3 esce in sordina, giustamente, a mio avviso. Nessuna rivoluzione, basta sperimentare. Si prende il meglio della ricerca e sviluppo degli anni passati e si cerca di capitalizzare questa expertise. Suola e intersuola sono identiche alla versione precedente: è una caratteristica estetica di forte impatto e per questo uno sguardo superficiale potrebbe confondere i due modelli. La tomaia invece è completamente rivista; abbandonato il sistema avvolgente a calzetta (bistrattato dai più, a me piaceva) si torna a una linea più classica, più simile alla prima release e in generale più vicina a tutta la linea Pegasus. Troviamo però un differente sistema di allacciatura e alcuni dettagli con cuciture rinforzate che ne migliorano decisamente calzata e stabilità (qui un punto decisamente a favore: la stabilità era il tasto dolente della ver.2).
Questa scarpa esce così in sordina – dicevo – tanto che in questa stagione ai piedi degli atleti sponsorizzati vediamo quasi esclusivamente la Terra Kiger, il modello da trail più aggressivo e veloce.

Devo ammettere che il colore di lancio mi ha lasciato un po’ tiepidino, soprattutto sapendo quanto Nike sia abituata a osare in queste occasioni. In compenso la palette da donna che vedi in questa pagina è oggettivamente una bomba, e la limited edition (sempre da donna) pure.