Nicoletta Romanazzi, la mental coach di Marcell Jacobs

A cosa serve il mental coach? Parla Nicoletta Romanazzi che, fra i molti atleti che segue, ha dato a Marcell Jacobs gli stimoli giusti per trionfare a Tokyo

Una volta un atleta che vinceva un oro alle Olimpiadi ringraziava il suo allenatore, il suo preparatore atletico, i suoi compagni, la Federazione, la famiglia e la fidanzata o il fidanzato. Da qualche anno a questa parte capita di sentirli ringraziare anche una figura che ha assunto sempre più un’importanza determinante nella preparazione sportiva: il mental coach.
È successo anche a Marcell Jacobs, trionfatore nei 100 metri e nella staffetta 400 m a Tokyo che, dopo la sua vittoria dorata, non ha esitato a ringraziare proprio lei: Nicoletta Romanazzi, la sua mental coach (che segue non solo Jacobs ma anche altri atleti italiani e, nella sua professione, anche industriali e professionisti).

Ti raccontiamo da tempo che l’allenamento mentale è determinante tanto quanto (se non di più) quello fisico. Il motivo è presto detto: il corpo non può sostenere prestazioni atletiche portate al limite (sia in termini di velocità che di durata) basandosi solo sul suo stato di forma. La componente mentale è la fondazione della motivazione e della persuasione a continuare a resistere, anche quando il corpo manda segnali di cedimento. E non solo: la gestione energetica è un’espressione dell’intelligenza e della sapienza con cui vengono consumate le energie e in questo contesto il ruolo della mente è determinante.

 

“Io non corro, ho dato tutto”

Ospite da Linus a DJ Chiama Italia, la Romanazzi ha raccontato qualche retroscena di quella straordinaria vittoria, compreso un dettaglio che pochissimi avrebbero immaginato, e cioè che prima della finale Jacobs temeva di essere arrivato al limite e di non avere più altro da dare. Gliel’aveva detto chiaramente: “Io non corro, ho dato tutto, non ho più niente da dare”. La Romanazzi l’ha fatto stendere per terra e gli ha fatto fare degli esercizi di respirazione, una tecnica centrale per riportare la mente in controllo. Uno degli aspetti più importanti nella costruzione della resistenza mentale degli atleti – spiega lei – è la capacità di mantenere il controllo delle proprie emozioni e soprattutto delle nostre reazioni agli stimoli esterni.

“Noi possiamo scegliere se cedere il nostro potere personale all’esterno oppure tenerlo per noi. Tutte le volte che il nostro stato d’animo cambia perché quella persona ha detto qualcosa, siamo sotto scacco, perché il nostro benessere non dipende più da noi”.

Il controllo della propria mente è quindi l’esito di un vero e proprio allenamento che si basa sul controllo delle emozioni e sulla capacità di capire che è il singolo ad avere il potere sulle proprie emozioni e che lasciandosi influenzare da fattori esterni o dal giudizio altrui non fa altro che indebolirsi e cedere il proprio potere a qualcuno o qualcosa che è al di fuori del suo controllo.

Un potenziale inespresso

Prima che lei diventasse suo mental coach, Jacobs era il tipico atleta dotato di grandissimo potenziale che in allenamento rendeva moltissimo e che in gara cedeva, evidentemente alla pressione dell’evento e delle aspettative (forse più quelle altrui che le proprie, o le proprie riflesse su quello che si aspettava che gli altri si aspettassero da lui).
Cosa fa anche il mental coach? Individua la fonte di disturbo e insegna come gestirla: se è al di fuori del controllo del singolo non si può far altro che ignorarla, concentrandosi solo sull’espressione più pura ed estrema del proprio potenziale, a prescindere dai fattori esterni.

E non solo: riacquisito il controllo di sé bisogna gestirlo con saggezza, concentrandosi sull’obiettivo. In altre parole, bisogna essere presenti, letteralmente: vivere il presente non lasciando che il passato (e i suoi errori) o il futuro (le proiezioni di eventuali fallimenti) turbino la mente. Per riuscirci la respirazione è fondamentale per ricentrare in se stesso l’atleta: le tecniche di respirazione che lei usa abitualmente servono proprio a riportare la mente al controllo di un’attività così semplice e vitale come respirare, per ricalibrarla sul controllo della propria emotività, l’unica a cui tutti abbiamo accesso.
Non si tratta di niente di trascendentale o new age: se ci pensi, la respirazione è l’atto in assoluto più naturale che compiamo, anche se spesso, purtroppo, non lo sappiamo fare bene.

Ritrovata la calma interiore si può iniziare a fortificare la nostra mente, rendendola impermeabile agli influssi esterni e lasciandola più libera di concentrarsi solo sulla gestione delle energie, della fatica e della pressione per liberare ogni potenziale.
E in qualche caso anche per vincere un oro olimpico.

(Da Radio Deejay – Cover dal profilo Facebook di Nicoletta Romanazzi)

Un modo per costruire la resistenza mentale

 

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