Il futuro è tutto da correre

Solo un anno fa, in questo periodo, molti di noi pensavano a come passare le vacanze natalizie, o magari le stavano già trascorrendo in compagnia delle persone care in qualche parte del mondo. Anche io, che ero fuori per lavoro, ero riuscito comunque a ritagliarmi alcuni giorni di vacanza (nell’estremo nord d’Europa, tra i posti che ho amato di più e che restano nella parte alta della mia lista dei posti in cui sarebbe bello vivere) ed avevo potuto correre sotto la neve nella perenne notte polare. Soprattutto, avevo potuto mangiare nuovamente le paste danesi di cui sono ghiotto e rivedere seppure in maniera non del tutto soddisfacente l’Aurora Boreale – ma questa è un’altra storia. Erano giornate decisamente diverse, e il nostro concetto di normalità aveva tutt’altre sfaccettature. La corsa in solitaria su lunga distanza, per la situazione che si è andata a delineare dai primi mesi dell’anno ad oggi, può davvero essere salvifica, e creare un piano di allenamento, sebbene per una gara immaginaria, aiuta a mantenere la concentrazione e la motivazione. Ad una settimana dalla mia Mezza Maratona fittizia sono molto contento di quanto fatto, le modifiche inserite nelle scorse settimane sembrano aver dato buoni frutti e il fisico ha reagito bene, pare che le gambe ricordino ancora come si corre a passo sostenuto (il mio passo sostenuto eh, non quello degli atleti di Valencia) e sono davvero molto curioso di mettermi alla prova sui ventunomilanovantasette metri.

A dirtela tutta, mi piacerebbe iniziare a correre di nuovo anche distanze più  lunghe, ma credo che inizierò ad affrontarle con il nuovo anno, non tanto per le mangiate natalizie, che son comunque questione di pochi giorni e alla fine non è che pesino più di tanto nell’economia globale di un programma di allenamento, quanto perché credo sia bene mettere chilometri sulle gambe e vorrei aver fatto almeno un paio di Mezze ad un buon passo, prima di cimentarmi nuovamente nei venticinque o trenta chilometri. Se andranno bene, allora sarà arrivato nuovamente il momento di programmare qualcosa di più impegnativo, che poi si traduce quasi sempre in quarantaduemilacentonovantacinque metri da fare al passo più veloce possibile. Ripongo molta fiducia nella scienza e negli sforzi che si stanno facendo per individuare una soluzione per la pandemia – mai come in questo periodo si è finalmente capita l’importanza della ricerca medica – e spero davvero che almeno per la fine del prossimo anno sia possibile pensare di ricominciare a viaggiare, visitare nuovi posti e partecipare a gare dall’altra parte del mondo. Sta anche e soprattutto a noi, al nostro comportamento nei confronti degli altri e di noi stessi, riavere la possibilità di fare nostre tutte queste cose.
Alla fine, il futuro è sempre il frutto di quello che facciamo nel presente, e almeno per quel che riguarda le nostre Mezze e Maratone, è ancora tutto da correre, e da scrivere.

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