No, non ho sbagliato titolo, o almeno spero di non averlo fatto. Cercavo qualcosa che potesse racchiudere in poche parole questo anno terribile che si sta per concludere. Non è una sorpresa che non sia stato un grande anno per il movimento podistico, con a livello globale praticamente tutte le grandi gare cancellate, insieme ai sogni e ai desideri di decine di migliaia di persone che speravano di migliorare il proprio tempo, correre una gara particolare o semplicemente terminare la loro prima Maratona. Poca cosa, lasciamelo dire, in confronto al prezzo pagato in vite umane. Ben venga una gara annullata se può evitare un contagio, anche in forma lieve. Su questo, credo che le persone che praticano la corsa con un po’ di buonsenso non possano che trovarsi d’accordo. Certo, brucia prepararsi per settimane o mesi e poi, di colpo, trovarsi con la gara annullata, magari con il viaggio prenotato e con un po’ (un bel po’, a volte) di soldi già spesi e non rimborsabili. Ci sta arrabbiarsi un po’ e restare delusi, ma poi passa e la ragione prende il sopravvento, e si capisce quanto sia stato giusto annullare o posticipare a tempi migliori quell’evento. Ecco, non voglio parlare di questo, se non in parte. Da ieri, in tutta Europa, sono iniziate le vaccinazioni per la Covid-19. Se riusciremo, tra un anno, a riprendere a correre tutti insieme e a fare gare in serenità, sarà grazie al vaccino e al lavoro sinergico, ininterrotto e spesso (purtroppo) sottopagato dei Ricercatori che in tutto il mondo si sono impegnati per trovare una soluzione. Non credo ci siano sufficienti parole per ringraziare queste persone. Ma ancora, non è questo il punto del discorso che voglio toccare. Vorrei parlarti, invece, di come ho personalmente vissuto questa pandemia, dal punto di vista del Pietro runner che per oltre due mesi è stato privato della possibilità di correre all’aperto. Non ho mai nemmeno lontanamente pensato di fregarmene delle regole, né di scappare (non sarebbe nemmeno stato difficile) verso il percorso nascosto dagli alberi a poche centinaia di metri nella strada sotto casa. Mi sono adattato e ho cercato di trarre vantaggio dalla solitudine forzata per “uscirne migliore”, come nelle più rosee intenzioni degli slogan che si sentivano alla tv e alla radio. Non è stato sicuramente semplice, anche per uno che per lavoro si faceva ogni anno uno o due mesi in giro per l’Europa, prevalentemente in solitudine. Una cosa però è viaggiare per lavoro, anche se da soli, e poter esplorare nuovi posti grazie alle corse all’alba o al tramonto, un’altra restare chiusi dentro casa per due mesi senza poter mettere il naso fuori. Per riempire qualche minuto nelle giornate sempre uguali ho iniziato a fare gli esercizi che ci proponeva di settimana in settimana Elisa, sulla pagina Instagram e sul RunLovers Club (guarda, non ci credo che non sei iscritto!), e per un paio di giorni questo mi ha aiutato molto a staccare. La fatica, soprattutto se legata a qualcosa di nuovo, ti fa restare concentrato su poche cose e anche se ti fa stancare alla fine la sensazione di appagamento è un’ottima compagna. Già al terzo giorno dall’introduzione delle restrizioni però, i soli esercizi non bastavano più e ho fatto una cosa che mai avrei detto possibile fino ad allora: ho dato fondo ai risparmi e comprato un Tapis Roulant, e grazie a un po’ di accorgimenti e di bei filmati di virtual run ho scoperto un mondo nuovo e un buon replacer della corsa all’aperto – con molte limitazioni, ovviamente. In quella che era diventata la notte più buia per i runner, sono stato abbastanza fortunato da potermi ritagliare ogni giorno la mia ora di corsa e staccare così la testa da tutti gli altri pensieri che per le restanti ventitrè ore, volente o nolente, mi bombardavano. Un giorno a Londra, un altro a New York sul reservoir o correndo la Maratona “insieme” a un italiano di nome Rosario, un altro ancora a Vienna esplorando posti in cui mi piacerebbe tornare un giorno. Nel frattempo, fuori dalla mia bolla illuminata dal monitor che trasmetteva immagini in prima persona del Golden Gate a San Francisco, impazzava la diatriba su chi fosse un runner vero e chi un runner improvvisato, su chi avesse diritto a uscire per correre e chi no. Un numero non ben definito di appartenenti all’una e all’altra categoria continuava a tirare l’acqua al proprio mulino, senza pensare di fare l’unica cosa possibile quando fuori è notte e non si riesce a vedere: accendere la luce, in particolare quella della Ragione.
Il primo giorno dalla fine del periodo di restrizioni, quando ancora la corsa e le passeggiate erano le due uniche attività sportive praticabili, ho corso su un percorso un po’ ostico e particolarmente tecnico e pieno di salite. Solitamente ci incontro una o due persone, quel giorno ne ho contato quarantatré (dopo le prime tre mi sembravano già troppe e ho iniziato a contarle), alcune con il cane. In molti di loro ho visto il me stesso che ha iniziato a correre diversi anni fa, che arrancava dopo i primi passi e che usava i pantaloni di cotone che quasi quasi raschiavano via la pelle. E ho pensato che sarebbe stato bello, incontrare così tante persone anche le volte successive. Anche se non erano runner abituali, anche se erano venuti lì per combattere la noia di tante settimane chiusi in casa, anche se erano vestiti nel peggiore dei modi per correre. Qualunque fosse il motivo che li aveva spinti a uscire di casa, la noia, la voglia di prendere un po’ d’aria, il fatto che non potessero praticare il loro sport abituale, avevano (e hanno) la mia simpatia. Non ho mai cercato di capire se esistesse o meno un runner vero o no. Ai miei occhi, ciascuno di loro era ed è un runner, anche se quella è stata la sua unica attività di corsa in tutta la vita.
Tra tutti quelli, solo alcuni sono diventati abituali frequentatori delle piste ciclabili e dei percorsi praticati di solito dai podisti nella mia città (o, almeno, da me e negli orari in cui vado io). Ogni volta che ne incontro uno sollevo il braccio e lo saluto, perché anche ora che pare sia tornato il giorno, mi ricorda quanto sia stato fortunato in questo anno così terribile per tutti, di come sia riuscito a non vedere un nemico in chi inizia a correre – anzi -, e abbia superato quasi indenne la notte dei runner. Correndoci dentro.
Buon anno nuovo RunLovers, che sia pieno di giornate luminose e – finalmente – di corse insieme agli amici!