Il titolo è allettante, non trovi? In fondo si tratta di correre una delle maratone più famose al mondo senza spaccarsi di chilometri e tabelle nei mesi che la precedono. Stiamo parlando di non fare fatica prima e farla solo in un giorno ben definito, no? È come decidere di prendere una medicina cattivissima in piccole sgradevoli dosi o in un’unica volta, in una dose tremendamente atroce e cattiva ma UNICA. Invitante, non c’è che dire.
Un invito che non si può rifiutare
“Non esiste che non la faccio” ha pensato Will Sabel Courtney, un giornalista di Gear Patrol, quando l’azienda ha chiesto chi era interessato a formare un team e a provare l’impresa. Will non era proprio digiuno di corsa: l’aveva sempre praticata e quindi sapeva bene o male a cosa andava incontro. Ma non aveva mai corso una distanza del genere e voleva affrontarla con uno spirito diverso: non competitivo ma per il gusto di farla. E di assaporarne ogni centimetro.
Si è presentato alla linea di partenza con qualche lungo fatto più per testare di potercela fare – vagamente – che per costruire davvero la resistenza. Will è uno che si allena senza tabelle e programmi, correndo sempre le stesse distanze (7-8 km in genere) 3 o 4 volte a settimana quasi sempre di notte, come spesso succede a New York. In più cammina spesso anche 18, 25 o anche 30 km, e anche se camminare non è come correre, aiuta.
Ispirato dal Programma di Preparazione alla Maratona di Barney Stinson della sitcom “How I Met Your Mother” – e cioè: “1) Inizia a correre e 2) Non c’è un punto 2)” si è allineato alla partenza con altre decine di migliaia di runner e questo è quello che ha imparato dall’esperienza.
1. Bisogna avere un’idea di quanti sono 42 km
Se hai corso al più 21 km una sola volta in tutta la tua vita, correrne 42 non è quello stesso sforzo per due volte ma è molto peggio. Oltre una certa soglia entri in territori inesplorati quindi è meglio provare a fare un giro di giostra prima: Will ha corso un paio di volte il 60% del percorso di una maratona per vedere, come si suol dire, se “ce l’aveva nelle gambe”.
2. Non trascurare l’attrezzatura
C’è chi la corre in tacchi a spillo (circa) e chi la fa scalzo ma scegliere l’attrezzatura più adatta è fondamentale. Le scarpe ti proteggono e assistono, specie negli ultimi chilometri che corri esausto e senza più forza nelle gambe. Lui l’ha corsa con le Brooks Ghost 11 e se ne dice soddisfatto, anche se alla fine avrebbe desiderato un po’ più di sostegno.Consiglia inoltre di non sottovalutare l’importanza dell’abbigliamento, specie in una gara così meteorologicamente imprevedibile come la NYC Marathon. E quindi: vestirsi a strati e prepararsi a sacrificare qualcosa durante il percorso, anche se ormai l’abbigliamento è così leggero che puoi pensare di metterlo in qualche tasca e portarlo con te fino alla linea del traguardo.
3. Conosci te stesso
Se affronti la maratona – pur senza una particolare preparazione – non pensare manco per sbaglio di cambiare qualcosa a cui sei abituato. Non cambiare le scarpe, specie per un modello diverso da quelle che usi di solito. Se bevi poco solitamente, non ingollarti litri di acqua. Se non sei abituato a prendere integratori non iniziare proprio il giorno della gara, potresti trovarti con un affanno digestivo. Insomma: non fare niente di diverso da quello che fai di solito, anche per concentrare la tua attenzione ed evitare distrazioni spesso legate a eventi spiacevoli che ti stanno succedendo, proprio mentre te ne accadono altri prevedibili come quanto sia dura correre per così tanti chilometri e così tante ore.
4. Divertiti, soprattutto
Davvero hai scelto al maratona di NY per stabilire il tuo personal best? No dai. Allora fai così: goditi la città. Fai foto. Fatti avvolgere dai canti, le musiche, le frasi motivanti che ti grida il pubblico più caloroso che una maratona abbia mai avuto. Leggi tutti i cartelli che trovi. Uno dei più belli è stato per Will “Pain is just the French word for bread”, un gioco di parole con “pain / dolore” in inglese e “pain / pane” in francese).
Concentrati sull’esperienza. Come è capitato a Will, potrebbe capitarti di superare Ben Stiller e vedere che lui ti saluta! E poi lo riconosci quel posto, quella strada? L’hai visto in un film.
A New York ti può capitare a ogni metro, e se sei fortunato puoi vedere gli attori che hanno fatto quei film mentre corrono insieme a te. Sono umani! Sono come te e fanno fatica come te.
(ok, scommettiamo che vuoi sapere il tempo finale di Will: 4 ore e 49 minuti. Non male per chi non si era preparato ;)
(Via Gear Patrol)
Parlo da maratoneta senza alcun talento. Molto spesso leggo articoli o guardo video di persone che pretendono di poter “correre” una maratona senza preparazione e che arrivano quando hanno già sgonfiato l’arco che, per carità, va benissimo per divertirsi, ma bisogna fare un distinguo: impiegarci 5 o anche 6 ore non vuol dire “correre” ma poco più che camminare. Un essere umano giovane e in buona salute, camminando, può coprire qualsiasi distanza senza allenamento.
Sono d’accordo in parte con Antonio perché sappiamo benissimo che se non ci fossero anche quelli che portano fuori la maratona in 5 o 6 ore, non so se riuscirebbero ad organizzare gli eventi in quanto i costi sono molto alti. Quindi io dico che ben vengano tutti gli atleti a prescindere dai tempi. L’importante e partecipare.
P.S.: lo stesso discorso potrebbe farlo un maratoneta agonista vedendo i tuoi o i miei tempi rispetto ai suoi.