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Allora mangia Orientale

Allora mangia orientale; giapponese a dirla tutta.

Qualche parola l’ho spesa trattando l’argomento Sushi, tanto caro a tutti ormai. Senza contare l’introduzione alle alghe, di cui ho avuto il piacere e l’onore di parlare su Radio Capital insieme a Camilla Fraschini come inviata speciale di RunLovers. Roba che la nonna si è affacciata al balcone urlando “è mia nipoteeeee!!!”.

Poco di tanto.

Ancora in molti -purtroppo luminoso font 120- continuano a ritenere che la cucina giapponese sia sempre la solita cosa: sushi, sashimi e tenpura (il prossimo che lo scrive con la m, lo picchio! La m in Giapponese non esiste. La lunga storie delle sillabe che non ti sto a raccontare). Un po’ come con la cucina cinese, insomma. Si crede ancora che in Cina friggano solo involtini primavera e riso alla cantonese, quando magari in alcune parti della Cina neanche lo sanno bene di che cosa stiamo parlando. La cucina cinese e giapponese -quella vera e tradizionale intendo- vanta infinite preparazioni e il pesce crudo e il sushi svolgono un ruolo assolutamente secondario. Studio la cucina orientale -in particolar modo giapponese e cinese- da più di dieci anni (dodici per l’esatta), ovvero da quando condivido la vita con un nippofilo torinese, che ci ha vissuto in Oriente, ci ha cucinato e vanta anche diverse amicizie orientali che qualche dritta negli anni ce l’hanno data eccome. Studiare la cucina orientale (da questo momento in poi sarà sottinteso per lo più giapponese e cinese) significa prima di tutto rendersi conto che bisogna cominciare da zero. Abbandonare qualsiasi conoscenza -che sia grande o piccola- si abbia e ricominciare. La filosofia dell’estetica è alla base di tutto. In molti credono che le porzioni siano inferiore a quelle europee basandosi su luoghi comuni stupidi. Non è assolutamente vero che si mangi poco nella cucina orientale. Si mangia tanto ma ci sono tante porzioni e varietà (uno dei tanti segreti per mantenersi in forma, del resto). Poco di tanto.

Il valore essenziale della presentazione fa sì che anche i piatti, le ciotoline e l’apparecchiatura siano di un certo tipo. C’è una sorta di armonia nella cromia di tutto. Nulla è lasciato al caso. C’è un “galateo” anche nella disposizione dei tanti e vari condimenti serviti. Te ne dico giusto uno? Prima si mangiano le cose contenute nelle ciotoline tonde e poi in quelle quadrate. Una magia interminabile quella di sedersi in una tavola tradizionale di questo tipo.

Il cibo deve prima nutrire l’anima

Ho letto anni fa un bellissimo libro di un Monaco Buddhista cuoco che apriva le porte della cucina del monastero. Il cibo deve prima nutrire l’anima è una frase che ha cambiato me e il rapporto con il cibo, ancora una volta. La cucina Buddhista -come in alcune parti delle due nazioni in questione- è chiaramente vegetariana. Nutrirsi di carne -ma è un discorso complesso- non permetterebbe una vera e propria purificazione dell’anima stessa. Nonostante io non sia credente e creda in tutto quello che è solo scientificamente dimostrabile voglio confessarti che a questo -per partito preso come un assioma- sento di credere. Sono sensazioni inspiegabili che non si possono giudicare e sarebbe stupido anche riderne. Aprire la mente e relazionarsi a nuove esperienze di questo tipo può cambiarti. E sottolineo può.

Pochi fritti, molto vapore, tanto pesce, poca carne

Le verdure sono alla base e hanno un ruolo predominante. La carne c’è ma deve essere misurata. Quello che non può mai mancare è la presenza delle verdure, delle alghe e del riso. Non ci sono così tante fritture e la tenpura fuorvia un po’ l’immaginario di chi non ne conosce bene le radici. La colazione è il pasto più ricco e  a base di riso, pesce e verdure. Incredibile come rispettino praticamente tutti i dogmi del mangiar sano. Come scrivo sempre: un motivo per cui un centenario giapponese sembri un settantenne (molto in forma) occidentale ci deve pur essere no? Come allo stesso modo un motivo per cui malattie maledette come il cancro siano arrivate con il cambio di alimentazione e l’arrivo del junk food ci deve essere no?

Ci vuole tempo, voglia di imparare, voglia di amarsi e nutrirsi. Non ci si approccia così facilmente perché ci sono degli ingredienti sconosciuti a noi occidentali e anche preparazioni che solo dal nome sembrano complesse. La realtà è diversa. Wasabi quindici anni fa era un termine conosciuto da pochi, adesso anche i bambini sanno che è quella cremina verde “piccantissima” che se per sbaglio prendi mangiando il sushi fai ridere tutto il locale perché salterai e rimbalzerai come un manga impazzito.
Magari Hakusai (cavolo cinese) non è famoso come il wasabi, certo ma il miso, il mirin, il brodo dashi, il daikon, i gyoza, il bancha, il matcha, il sencha, la teriyaki, la wakame, l’umeboshi non sono proprio termini da maniaci ossessivi fissati con l’oriente. Anzi.
Se ne hai individuati almeno 5 sei davvero sulla buona strada. Se non lo hai fatto significa semplicemente che sei sulla buona strada pure ma ancora non lo sai.

Quest’anno, come affermato lo scorso anno, Runlovers si occuperà tantissimo della dieta orientale -e in particolar modo giapponese- perché se sinora abbiamo fatto qualche bella ripassata sulle basi adesso è ora di andare avanti e varcare pure qualche confine.

Bisogna osare, andare avanti e soprattutto credere che non sia impossibile

Ti fermo subito ok? Nessuno qui vuole dirti che non devi e non puoi mangiarti la carbonara. Ci mancherebbe! Da anni ormai ribadisco che sei quello che mangi e che ognuno mangia quello che vuole. Nessuno vuole trasformarti in qualcosa che non sei. Ma forse sei qualcos’altro e non lo sai.

Ci hai mai pensato?

Io credevo di essere da junk food sfrenato e da coca cola. Credevo di dover morire obesa e piena di leccornie piene di grassi.

E invece no. Sono da wakame, gohan e pure da wasabi. Sono da matcha e corse mattutine. Poi magari tra dieci anni sarò qualcosa di diverso ancora. Ma posso dirti una cosa? Conta che rispetto a prima io sia più felice.

E alla domanda: Sono più felice? La risposta è sì. Perché adesso sto nutrendo la mia anima di quello che le serviva davvero.

E tu?

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5 Commenti

  1. Ecco! Mi hai fatto commuovere! Condivido tante tue opinioni in fatto di cibo e cucina ma oggi mi hai proprio toccata nel profondo! Grazie :-*
    P.s. Per la cronaca, nell’elenco di stramberie ne ho riconosciute 8 ???
    Una (purtroppo) ex vegetariana

  2. Questo post “cade a fagiuolo!!” Sto scoprendo la cucina giapponese e macrobiotica da qualche mese e sono affascinata dalla composizione dei piatti e dalla varietà degli ingredienti. Aspetto ardentemente i prossimi post!!! Ho già provato a far fermentare le verdure con l’acidulato di umeboshi…. ne sono entusiasta!

  3. Fantastico… sono da sempre appassionato all’assessore della cultura giapponese in genere ( sarà che da sempre leggo i manga) e mi piacere scoprirne sempre di più! Mi consigliereste un punto di partenza? Chessò un libro, un sito o anche un film? Grazie

  4. Ciao Iaia, dopo la tua recensione sulle alghe, sono corso come un vero runner a comprarne un sacchetto.
    Ma temo che dopo la prova del cuoco rimarranno li, aperte con un ciuffo in meno (quelle provate)perchè il gusto che hanno non ha vinto sul benessere dichiarato!!!Peccato….

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