Ironstein junior si prepara alla Maratona di Roma

Ci sono cose folli che si possono fare rimanendo dentro una follia tutto sommato accettabile e cose folli preparate con metodo ancora più pazzesco di quanto già non sia “fuori di testa” l’obiettivo.

Insomma, diciamocelo, correre per stare in salute e divertirsi va bene, allungare le distanze per spostare i propri limiti pure, ma quando ti metti a correre con una certa regolarità gare agonistiche dalla mezza maratona in su entri un po’ nella categoria “fusi di testa” . E siccome siamo in tanti così…va bene: pazzia comune, molto gaudio.

Poi però ti convinci che è ora di fare questo benedetto Ironman, a novembre, e la maratona, a marzo, diventa più che altro un allenamento. L’obiettivo è andare forte, ovvio, ma soprattutto finire stando molto bene, quasi fresco, perché la prossima volta che la farai sarai appena sceso da 180 km di pedalata durante la quale ti sarai asciugato da 4 km di nuoto nel Golfo del Messico.

Lunghissimo? No, combinato e lunghetto.

Così butti nella pattumiera tutte le classiche tabelle da runner, compresi i due o tre lunghissimi da 32, 34, 36 chilometri ma anche le svariate domeniche da 26 e 28 chilometri che erano diventate la normalità quando avevi preparato la tua prima maratona.

Esatto, la tabella “sperimentale” dice  che devi correre come massimo due lunghissimi da 28 km ma questi possono essere tranquillamente sostituiti da due giornate così costruite: prima 18k al medio con gli ultimi 4 in progressione, il giorno dopo 2 ore di bicicletta a tutta gamba, su vallonato anche impegnativo possibilmente su bici da cronometro, e a seguire 1 ora di running, ancora buttandoci dentro tutto quello che hai da dare. Questo ovviamente senza dimenticare che nei giorni precedenti hai nuotato due volte e completato un’uscita da 12k di ripetute lunghe.

Scendere dalla bici semidistrutto e affamato, sbranare una barretta e iniziare a correre al ritmo con cui vorresti arrivare in fondo alla maratona, vedendo che ci riesci, ti dà una grande carica mentale. Al termine di un allenamento da 3 ore la percezione è quella di essere riuscito a sostenere uno sforzo molto vicino a quello della gara ma senza aver accumulato scorie, senza che tendini e muscoli urlino di dolore e senza che il giorno dopo l’acido lattico ti impedisca di scendere dalle scale. L’ideale per chi ha bisogno di continue conferme su se stesso, senza che per averle debba necessariamente distruggersi.

Sfide, premi e un po’ di sogni.

E’ così al posto del lungo da 28 km domenica mattina mi sono potuto godere mezz’ora di fondo lento e iper rilassante in acqua seguito da una lunga seduta di stretching in palestra. Vediamo se questo mostro costruito con i pezzi di tre sport diversi sarà capace di arrivare sano e salvo davanti al Colosseo, domenica 17 marzo, ma soprattutto se gestendo le energie in questo modo sarà in grado di completare 3 mezzi Ironman e un full distance nel giro di nove mesi.

Una bella sfida, ma senza qualche difficoltà da superare ci annoieremmo sempre tutti, insopportabilmente.

(Foto: un fotogramma di Frankenstein Junior, by Mel Brooks)

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