Kalenji Kiprace, need for speed!

Born to Run di Christopher McDougall è il libro che sta alla corsa come la Bibbia sta alla religione cristiana. Oltre all’elogio della corsa come gesto poetico e come attività naturale per l’uomo da sempre, l’autore difende l’importanza della tecnica di corsa.

E quando parla di scarpe massacra quelle iper tecnologiche ammortizzate super protettive costosissime preferendo le cosiddette scarpe di fascia “media”, senza tanti tocchi ricercati, mescole strane e tecnologie misteriose. Probabilmente McDougall impazzirebbe per le Kalenji Kiprace: oltre ad avere infatti un prezzo contenuto sono anche delle stupende scarpe per “imparare a correre”.

Dritte al sodo

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Fronzoli non ne hanno, si avvertono subito chiare sensazioni che danno piacere ad ogni runner; leggerezza estrema, fit confortevole, stabile e non troppo “soffocante”, traspirazione efficace e tanta reattività della suola.
Inizio a correrci, ma… con queste ci vado in strada o in pista? Scaldiamoci per strada e poi andiamo in pista!
Nei 3 km di riscaldamento che corro su strada provo a controllarmi ma la sensazione di accelerare è impossibile da dominare; si sa che il riscaldamento è importante ma gestire il giusto passo con queste scarpe è davvero dura.

La via di mezzo

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Dopo i primi km decido che sono una via di mezzo tra una A1 e una A2 a forte impatto performante: ti mettono davvero voglia di darci dentro pur conservando alcune caratteristiche di “neutralità” che per chi non è un professionista della corsa fanno sempre piacere.
Le sensazioni da brivido arrivano in pista. Caliamo giù una bella serie di qualità sopra soglia, 400/600/800/1000/1200/1000/800/600/400, e senza fiato arriviamo a capire qualcosa di più delle nostre arancionissime Kiprace.
Fit aderente e contenitivo, tomaia seamless che non “fa sentire” le sue cuciture neanche in torsione in curva, leggerezza ottima, drop altrettanto per accelerare di avampiede ma allo stesso tempo un po’ “neutro” quando perdi controllo nella tecnica di corsa e atterri di calcagno (e in crisi di ossigeno succede spesso). Il tallone che ti accoglie quando perdi l’avampiede magari può dare fastidio a un top runner, ma io ringrazio davvero che ci sia.

Il segreto nella suola

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Come per la precedente Kiprace Trail 2, anche nella Kiprace il punto forte è la scelta della tassellatura della suola: l’avampiede e la punta sono coperti di tasselli morbidi che si “attaccano” letteralmente alla pista e ti danno un controllo totale e un grande feeling con il terreno. Davvero azzeccata la scelta; mi ricordano i chiodi delle scarpe da atletica pura a testimonianza della natura da velocista della scarpa.
Interessante anche la “quasi X” sul mesopiede, per guidare la torsione del piede e favorirne il recupero dopo la spinta. Mi ricorda il sistema TORSION di Adidas, con la dovuta differenza di maturità del sistema.
Dopo aver fatto un po’ di qualità in pista ritorno sull’asfalto correndo piano piano; a corto di ossigeno e lucidità perdo il controllo della corsa e finisco inevitabilmente per usare tantissimo il tallone e qui spuntano i piccoli problemi della scarpa: la mescola è davvero dura e non favorisce una corsa di tallone ripetuta; sull’avampiede la mescola in EVA è più densa e restituisce energia bene, ma sul tallone questa sensazione si perde.

Una foto chiarissima

TOP: fit ottimo, aderente ma non “soffocante”, leggerezza piacevole (205 g il 43,5), tacchetti che offrono una stabilità estrema.
DOWN: drop neutro (ma è un DOWN solo per i PRO), mescola della suola troppo rigida.

Il prezzo è ottimo: 79,95 euro per un prodotto di tutto rispetto. I marchi più noti offrono al doppio del prezzo solo alcuni dettagli in più. Dettagli che per i top runner possono fare la differenza ma trascurabili per tutti gli altri.

Enrico Segantin

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