La corsa yogica (confessioni di una yogi)

Ho sempre pensato che la corsa non facesse per me.

Io sono statica, non dinamica. Io sto nelle asana dello yoga, al massimo mi spacco di crunch col Pilates; sto nella meditazione e al massimo nella respirazione toracica alta, ma la corsa pensavo proprio non mi appartenesse. Poi un giorno, mentre l’ansia mi stava sopraffacendo (e di questo ne riparleremo) sono uscita di casa, ho infilato le cuffiette dell’iPod, e mi sono detta: “beh cammino un po’”.

Il passo era svelto e più diventava svelto e più mi sentivo leggera.

Ascoltavo il fado (ok, anche di questo ne riparleremo) e ho iniziato a correre, non so bene nemmeno perché. So che mentre correvo i miei pensieri si schiarivano, il mio respiro era profondo. Ho iniziato a pensare alla mia postura – che tanto è importante nelle mie amate discipline – ho iniziato a correggermi e a sentirmi e… ed ero nella corsa!

Stavo facendo yoga correndo!

Ero presente, concentrata, qui e ora (statica e in movimento). Le falcate sempre più fluide e ho messo in pratica quello che ho imparato dallo yoga: ho trovato quello che si chiama “consapevolezza respiratoria” (non stavo in apnea, ecco).

In finale, la mia corsa yogica è il minor dispendio energetico a parità di prestazione e la ricerca dell’equilibrio ovunque, anche se non sempre lo trovo (altra storia anche questa).

Ciao.

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