Una stanza dei trofei un po’ particolare

I trofei vanno esibiti in luoghi privati o pubblici ma comunque protetti dentro bacheche e altari. Non a Cambridge in Massachusetts, dove stanno in un posto stranissimo

I trofei testimoniano le imprese compiute e ricordano momenti particolari e significativi. Medaglie, coppe, targhe: chi è sportivo ha una particolare sensibilità per questi oggetti perché – diciamocelo – hanno un potere magico: se osservati o accarezzati riescono a portarci indietro nel passato, a quel giorno in cui ce li meritammo.

I trofei sono fatti insomma per essere conservati in luoghi privati, guardati, esposti. Ma sempre a casa o in un ufficio stanno. Quanti runner conosci (magari tu stesso o stessa!) che hanno dedicato un luogo speciale della casa proprio ai loro amati ricordi?

Una stanza per tutti

C’è un luogo molto particolare a Cambridge, in Massachusetts, dove sotto un ponte nel 2014 iniziarono a comparire cose che non c’entravano niente. Con il ponte, almeno. Il luogo, innanzitutto: ti sarà capitato di correre o camminare sotto un ponte. Quelli in ferro hanno le travi visibili e quelle del ponte Longfellow hanno una particolarità: assomigliano a delle mensole per libri, e soprattutto sono all’altezza giusta.

Un giorno ci passò un avvocato del posto e pensò che a quell’intrico di travi sembrava mancasse proprio qualcosa. Poco tempo dopo si trovava alla discarica locale e vide un uomo che gettava uno scatolone pieno di trofei. Gli chiese come mai e questo gli rispose che nessuno se ne sarebbe mai fatto niente. “Ci penso io, so io dove metterli” e se li fece consegnare.

Avrai capito dove aveva pensato di metterli. E infatti: finirono esattamente su quelle travi ed erano diversi, di diversa provenienza e di diverse fatture. Nessuna delle persone che passavano di lì capiva bene che luogo strano fosse diventato quello: era una discarica un po’ particolare? Era uno scherzo?

Niente di tutto ciò, o almeno non nelle intenzioni del suo inventore, l’avvocato che in tutti questi anni ha sempre voluto restare anonimo. Per lui quel luogo era diventato un’installazione artistica e poco alla volta molte altre persone lo adottarono, aggiungendo altre coppe e trofei.

E ne arrivano di strani e ignoti ma anche di importanti, come l’Herbert Schneider Award del 2010 dato dalla Society for the Advancement of American Philosophy a Hilary e Ruth Anna Putnam, due importantissimi filosofi americani del 20° secolo.

Un’attrazione locale

Questo luogo ha ormai un nome popolare: tutti lo conosco come The Trophy Room. Che è poi come ha deciso di chiamarlo il suo inventore, l’avvocato che l’ha sempre immaginato come un luogo d’arte.

Ed è così che tra le travi di un ponte, nel mezzo di un luogo che più pubblico non si può, son finiti oggetti che hanno molto di personale ma che rendono questo posto surreale e affascinante allo stesso tempo. Perché alla fine ha assunto un valore molto particolare: raccogliendo trofei e coppe provenienti da ogni parte del mondo, ha finito per dimostrare che degli oggetti così personali possono unire le persone e avere significato per molti oltre per chi li ha meritati.

(Via Boston Globe)

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