L’essere umano è fatto per correre a lungo

Il tuo corpo è fatto per correre sulla lunga distanza, si è evoluto apposta per questo in milioni di anni. Perché non farlo allora?

Due. È il numero di milioni di anni – poco più in realtà, secondo gli ultimi ritrovamenti – di esistenza del Genere Homo sul nostro pianeta. L’evoluzione si è manifestata nella nostra specie con dei miglioramenti incredibili dal punto di vista delle capacità di ragionamento, ha fatto sì che i tratti somatici si alleggerissero e che diventassimo col tempo meno simili ai restanti primati, ma ha lasciato praticamente intatta nel nostro corpo una delle caratteristiche che ha permesso la nostra sopravvivenza: la struttura del tendine d’Achille.

Questa componente articolare estremamente resistente è in grado di sopportare sollecitazioni di elevata intensità e permette al nostro corpo di stare in piedi e muoversi, soprattutto di muoversi a lungo.

I ricercatori infatti concordano nel dire che l’associazione tra il tendine di Achille così spesso e la lunghezza delle gambe, proporzionalmente maggiore rispetto a quella di altri animali, abbia permesso alla nostra specie lo sviluppo della resistenza sulle lunghe distanze. In particolare, ma questo è un dettaglio tecnico-medico che è molto semplificato, è il rapporto tra spessore del tendine e lunghezza delle fibre muscolari a essere a favore del tendine e a permettere a tutto il complesso di fornire un ritorno di energia vicino al 20% di quella che il piede scarica sul terreno.

Detta in parole povere, poverissime, supponendo che per far muovere il tuo piede in avanti spendi 100, una volta che questo tocca il terreno, l’attivazione della parte elastica del tendine ti restituisce quasi 20, pertanto è come se muovendoti spendessi soltanto 80. A questo risparmio si aggiungono le caratteristiche di conformazione delle spalle, i movimenti della testa e l’oscillazione delle braccia, tutti fattori che contribuiscono a rendere la macchina uomo un esempio di adattamento al movimento, in particolare alla corsa.

Oggi “usiamo” il corpo diversamente

Quella che per i nostri antenati era una necessità (correre significava farlo per cacciare o per scappare da un predatore), per noi – dato che abbiamo stravolto l’utilizzo del nostro corpo – è diventata un’attività complementare da svolgere durante il tempo libero (professionisti esclusi, ovviamente). Questa sedentarizzazione è – sempre secondo i ricercatori – il fattore di rischio maggiore per la comparsa di infortuni, soprattutto per le persone che non riescono a mantenere un peso adeguato e per quelle che non fanno attività fisica in maniera costante durante la vita.

La diffusione della corsa su lunghe distanze ha fortunatamente avuto incrementi sensibili negli ultimi decenni e correre per il solo piacere di farlo è diventata un’attività molto popolare. I numerosi studi effettuati su campioni significativi di corridori dimostrano come l’attività della corsa possa prevenire una grande varietà di problemi, tra cui anche l’obesità e la depressione e ovviamente l’indebolimento della componente ossea.

I ricercatori concludono che uno stile di vita sano, un’alimentazione bilanciata e attività fisica – anche a bassa intensità – per almeno un paio di volte alla settimana ci riavvicinano ai nostri antenati capaci di muoversi decine di chilometri ogni giorno e ci permettono di vivere più a lungo. Non è poi così difficile, basta provarci.

Ispirato da “Endurance running and the evolution of homo.” di Bramble DM and Lieberman, 2004.

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