Le scarpe che è meglio non usare

Non tutte le scarpe si equivalgono e ogni piede ha la sua scarpa. E certi tipi di scarpe andrebbero evitati o usati il meno possibile


  • Non tutte le scarpe si equivalgono e ogni scarpa ha funzioni diverse. Ecco perché alcune tipologie vanno evitate o indossate per periodi limitati di tempo.
  • Nella scelta delle scarpa giusta devono essere sempre privilegiati comfort e corretto supporto.

 

Questo è il luogo in cui ti consigliamo e descriviamo le migliori scarpe da running con cui allenarti e fare gare, quindi può sembrare strano che in questo caso ti parliamo di scarpe da non usare. E infatti non ci riferiamo a quelle da corsa ma ad altri tipi, altrettanto diffusi, forse troppo comuni. Buzzfeed ha parlato con diversi podologi e il risultato è un insieme di consigli che condividiamo, anche perché sono di specialisti e ci trovano d’accordo. Premettiamo due cose:

  1. Queste non sono scarpe che non bisogna MAI usare ma piuttosto che bisogna indossare con cura e limitatamente perché possono avere controindicazioni
  2. Le scarpe da running sono il frutto di sperimentazione, test e collaudi continui e rispettano molto più di altre scarpe la biomeccanica del nostro corpo, facendo lavorare i nostri arti in maniera armonica e corretta, sia in condizioni di staticità che, ovviamente, di movimento. Fino a un certo punto però, e lo teniamo per ultimo.

Ecco quindi le calzature da evitare o da usare con attenzione (e per il minor tempo possibile).

1. Scarpe aperte e molto ammortizzate, tipo Crocs o simili

Niente da eccepire sulla loro comodità e infatti parliamo di calzature che sono nate con tutt’altra ispirazione e il loro utilizzo è stato esteso a qualsiasi luogo e orario dai loro possessori. Perché? Perché sono comodissime e infatti vanno benissimo per essere indossate in casa per rilassare il piede. Il problema nasce quando diventano la principale calzatura, da usare anche in situazioni per cui non sono previste, tipo… sempre! Dentro e fuori casa, a passeggio e per tutta la giornata. Ciò non toglie nulla alla loro comodità (indubitabile): si porta solo l’accento sul fatto che non sono nate per camminarci o per usarle tutto il giorno.

2. I tacchi alti

Nessun dubbio sul fatto che le scarpe con tacco donino una forma molto bella alla gamba. Il problema è che spingono chi le indossa a una postura che, se mantenuta per molte ore e tutti i giorni, ha controindicazioni piuttosto invalidanti come le dita a martello, le fasciti plantari e anche infiammazioni al tendine di Achille. Il perché è presto spiegato: la forma del piede è l’esito di millenni di evoluzione che ha decretato che la sua dimensione e il suo funzionamento sono la miglior risposta alla nostra necessità di stare eretti, di camminare e di correre. Quando si indossa una scarpa con tacco alto o a spillo si costringe il piede in una posizione innaturale che, tra l’altro, lo fa lavorare sfruttando e caricando eccessivamente una parte molto contenuta della sua pianta. In altre parole, il peso che normalmente si scarica sull’intera superficie del piede, con i tacchi alti viene scaricato su una sola frazione del totale, caricandola troppo. E i risultati, come visto, possono non essere piacevoli.

3. Camminare scalzi

Come prima detto, non c’è niente di male a camminare scalzi, anzi. Il problema, come sempre, è camminare solo scalzi. Il nostro corpo e soprattutto i nostri piedi non sono fatti per camminare sempre scalzi ma hanno bisogno di supporto, cioè di una superficie che sostenga l’arco plantare ed eviti al piedi di rilassarsi troppo, appiattendosi.

La soluzione è quindi alternare la piacevolezza del piede scalzo a una scarpa con qualche supporto, in due modi: o con slippers destinate al recupero post allenamento e con plantare conformato o destinando un paio di scarpe con supporto all’uso domestico. In quest’ultimo caso puoi usare un paio di scarpe da running che non usi mai fuori o magari uno che hai appena lavato e che non programmi di usare all’esterno.

Ci sono inoltre persone che non dovrebbero mai camminare scalze e sono i diabetici. Chi ne soffre ha i nervi dei piedi particolarmente sensibili ed esporli direttamente e senza alcuno strato intermedio alla durezza delle superfici dove si cammina può creare più danno che in un piede sano. Il fatto che i nervi possano essere già compromessi complica ancora di più il quadro perché chi ne soffre ha una sensibilità della pianta del piede ridotta e potrebbe rendersi conto troppo tardi e a danno già avvenuto del dolore.

Infine: non camminare mai scalzi, anche per pochissimo tempo, su superfici di cui non si conosce lo stato igienico, come piscine, palestre, saune e bagni di hotel e in genere in ambienti umidi. Il rischio è, in questo caso, quello di incontrare verruche, funghi e altri sgradevoli inconvenienti che possono interessare i piedi.

4. Correre con scarpe non da corsa

Se si chiamano “scarpe da corsa” ci sarà un motivo, no? Non si tratta infatti di normali scarpe con colori più vivaci ma di strumenti per correre specificatamente studiati per supportare il piede e sostenerlo lungo gli allenamenti, ammortizzando e mediando l’impatto con il terreno in modo da trasmettere una quantità ridotta di energia allo scheletro e alle articolazioni, e così facendo preservandole.

Ovvio che scarpe “normali”, pur se con qualche tipo di ammortizzazione (spesso solo una soletta interna) non siano indicate per questo utilizzo.

5. Usare sempre scarpe da corsa

Colpo di scena! Come, non vanno sempre bene le scarpe da corsa? Mmm, non sempre. Se vuoi una giusta proporzione te ne proponiamo una che va sempre bene, tipo quella dell’80/20, ossia: usare scarpe da running l’80% del tempo ma anche di altro tipo per il restante 20. Potrebbe anche trattarsi di un solo giorno alla settimana in cui cammini e usi solo scarpe basse, per esempio.

Qual è il motivo? La scarpa da running ha generalmente un drop, cioè una differenza di altezza fra tacco e punta. Ricordi cosa si diceva prima delle scarpe con il tacco? Ecco: puoi immaginare che le scarpe da running abbiano un piccolo tacco di qualche millimetro (al più di 12 millimetri) che, per quanto aiuti la rullata durante la corsa, nel resto del tempo in cui la indossi tende a scaricare il tendine di Achille, tenendolo più corto proprio di una misura pari all’entità del drop. Ecco perché bisogna usare anche le scarpe a drop zero (i mocassini, per avere un termine di riferimento): perché fanno “rilassare” il tendine di Achille, permettendogli di allungarsi.

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