Il limite è sapersi fermare

Superare questo limite potrebbe essere la sfida più complicata da superare. Impariamo a fermarci per ripartire con uno sprint in più.


  • L’incapacità di stare fermi è un’abitudine da interrogare, potrebbe essere un limite invece che una virtù.
  • La società e il progresso spingono all’iperattività, ci facciamo carico di impegni per evitare la quiete.
  • Il superamento del limite dell’ozio potrebbe essere una sfida, impara a non sentirne la colpa.

 

E tu sai stare fermo? Non intendo fermo immobile come quando si giocava da bambini a un-due-tre-stella. Intendo stare semplicemente fermo, senza fare nulla. Per poltrire, oziare.

Io non ne sono capace. La mia è un’ammissione di colpevolezza. Non sono in grado di rimanere con le mani in mano. Per molti potrebbe essere un pregio, una qualità di cui andare fieri che contraddistingue una persona vivace e dinamica.

E se non fosse così?

E se invece guardassimo le cose da un’altra prospettiva? Se questa incapacità di sfruttare il tempo senza il necessario bisogno di riempirlo a tutti i costi fosse invece un limite?

Siamo abituati a cercare i limiti nelle prestazioni e imprese sportive. E se invece il nostro limite fosse da ricercare altrove? Esattamente nella direzione opposta rispetto a dove stavamo guardando?

Prova a riflettere insieme a me: esattamente in quale momento il dolce far niente si è trasformato in se non fai niente sei un fannullone?

La ricerca di un colpevole

Potremmo facilmente puntare il dito contro la società e il progresso. Ciascuno di questi aspetti, in percentuale maggiore o minore, probabilmente ci ha plagiato rendendoci individui incapaci di proiettarci nell’Iperuranio, il mondo delle idee tanto caro a Platone.

Si fa sempre un po’ fatica ad ammettere di aver poltrito qualche ora, un pomeriggio o una giornata intera. Ci costa così caro che evitiamo proprio di farlo. Perché?

Essere improduttivi non è sempre da considerarsi al pari di un reato. Eppure anche chi potrebbe essere in un certo qual senso giustificato perché già di indole pigra si sente sempre meno legittimato a seguire quello che sarebbe semplicemente il suo naturale modo di essere.

La scelta spetta a noi

Sempre attivi e sempre in ballo a fare cose. Ci sovraccarichiamo di attività di qualsiasi tipo piuttosto che ritrovarci con uno spazio bianco in agenda. Ci ripetiamo costantemente che non abbiamo mai tempo per far nulla quando in realtà ci auto ricopriamo di impegni. Forse per dimostrare qualcosa a qualcuno? O forse temiamo di rimanere da soli con noi stessi e i nostri pensieri? 

Forse. In certi casi l’iperattività è la soluzione più comoda e la fatica va ricercata laddove non si immaginerebbe mai: nello stare fermi. E allora sforziamoci a faticare a stare fermi.

Superare questo limite potrebbe essere la sfida più complicata da superare. Il primo step da compiere, e me lo dico da sola, è imparare a non sentirsi in colpa. Finché oziare non sarà decretato reato nazionale saremo liberi di farlo senza autoflagellarci. Non è tempo perso, è tempo impiegato in un’attività tanto cara agli antichi greci quanto poco a noi. Non si è mai sentito tra le notizie di cronaca nera che qualcuno abbia fatto una brutta fine per aver procrastinato per un pomeriggio intero. Al contrario attimi di staticità all’interno di una vita frenetica possono aiutare a ricalibrare le priorità e ridare il giusto peso e la giusta importanza agli eventi.

Impariamo a fermarci per ripartire con uno sprint in più! 

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