Courtney Dauwalter: una di noi

Un’atleta che non si prende troppo sul serio, che prima ascolta il suo corpo e poi decide che allenamento svolgere, che gioisce insieme alla folla e fa ironia sulle sue debolezze.


  • Courtney Dauwalter, la straordinaria ultramaratoneta, ha recentemente vinto e stabilito record in gare come la Western States 100 e la Hardrock 100 in Colorado.
  • La sua “grotta del dolore” rappresenta il momento critico in cui ha imparato a superare la sofferenza, trasformandola in un’opportunità speciale nella sua carriera di ultrarunner.
  • Dauwalter si allena in modo indipendente, inizia le sue giornate alle 4 del mattino e si distingue per il suo supporto alle donne nell’ultrarunning e per la sua empatia con i sostenitori.

 

Nel complesso sono un po’ stanca, ma sono curiosa di mettermi alla prova e scoprire cosa succederà. – Courtney Dauwalter –

È comprensibile che insorga un po’ di stanchezza dopo aver vinto e battuto il record del percorso alla Western States 100 a fine giugno e aver replicato lo stesso risultato tre settimane dopo alla Hardrock 100 in Colorado a luglio. È incredibile come Courtney Dauwalter sia riuscita non solo a conquistare il gradino più alto del podio anche a Chamonix all’UTMB ma a essere la prima atleta a vincere tutte e tre le gare nell’arco dello stesso anno solare.

Dauwalter è uno dei personaggi più stravaganti dell’ultrarunning. È conosciuta per la sua passione per le caramelle, i nachos, la birra, i suoi pantaloncini over e i soggetti delle allucinazioni che ha durante le gare.

La “grotta del dolore”

L’atleta trentottenne dai profondi occhi azzurri e dalla marcata abbronzatura dice che la svolta nella sua carriera nel mondo dell’ultrarunning sia stata l’accogliere la “grotta del dolore”, il suo modo personale di configurare il momento della crisi.

Identificato inizialmente come il luogo in cui non avrebbe più potuto sopportare la sofferenza e avrebbe dovuto smettere di correre, dopo il ritiro da una gara da 100 miglia nel 2012 perché sopraffatta dal dolore, ha iniziato a pensare, e al tempo stesso capire, che avrebbe potuto superare quel momento. Ha iniziato a considerarla come un’opportunità unica e speciale per il fatto che non è possibile viverla ogni qualvolta lo desideriamo. Dobbiamo intraprendere qualcosa di estremo per guadagnarci l’accesso alla grotta. Una specie di locale con selezione all’ingresso.

Dauwalter routine

In uno sport in cui la maggior parte dei corridori che competono ad alti livelli ha un allenatore e condivide i suoi allenamenti su app come Strava, Dauwalter si allena da sola, senza sapere quante miglia correrà in un dato giorno. Inizia le sue giornate con la sveglia che suona intorno alle 4 del mattino. Dopo aver fatto colazione e aver risposto alle mail fa un allenamento di forza di una quarantina di minuti circa e alle 7 è pronta sulla porta di casa per uscire a correre. Spesso si concede anche un’uscita in bici e, perché no, una seconda corsa con suo marito, Kevin Schmidt.

Dietro le quinte

Oltre al prezioso supporto di suo marito, Dauwalter ha potuto contare sull’appoggio dei suoi genitori che l’hanno cresciuta con spirito competitivo incoraggiandola a non aver timore di competere contro i suoi fratelli.

Alcune caratteristiche fisiologiche e anatomiche degli uomini li renderanno potenzialmente sempre più veloci delle donne. Tuttavia, almeno nel mondo dell’ultrarunning, le donne hanno raggiunto un livello per cui non hanno bisogno di essere paragonate agli uomini perché le loro prestazioni siano ritenute valide. Lo sono senza bisogno di quel confronto.

Una di noi

Dauwalter è una fonte di ispirazione per molti appassionati di questo sport, specialmente per le donne. Da donna sa quanto uno short troppo corto o aderente può mettere a disagio chi lo indossa. Per questo motivo ha collaborato per realizzare una linea di short più lunghi e con una vestibilità più comoda rispetto ai modelli presenti sul mercato, per consentire alle donne di uscire e poter pensare solo e soltanto a correre, senza nessun altro tipo di pensiero.

Si contraddistingue per essere particolarmente empatica con le persone che fanno il tifo per lei. Ha trasformato alcune delle allucinazioni avute nel corso di alcune sue gare nei soggetti protagonisti di una linea di t-shirt che ha chiamato “Make New Friends”.

È senza ombra di dubbio un’atleta fuori dalle righe così come le sue prestazioni che non possono essere quantificate. Secondo l’ex editore di UltraRunning Magazine, John Medinger, nessun corridore ha ottenuto risultati della sua portata in una gamma così ampia di gare: dalle più veloci, alle più ripide, passando da quelle straordinariamente lunghe e logoranti.

Viene da pensare che forse non esista una gara che non sia alla portata di Courtney.

(Via NYTimes / Photo credits: GMcomunicazione)

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