La corsa, nell’atto di compimento e di raggiungimento di un obiettivo, è sicuramente una cosa strettamente personale e che comporta cambiamenti nella mente e nel fisico di chi decide di dedicarvisi e si dice spesso che sia uno sport solitario.
La solitudine che deriva dal compimento dell’atto della corsa e la possibilità di ragionare meglio su determinate cose – o all’opposto, staccare del tutto la mente ed evitare ogni ragionamento – determinano nella stragrande maggioranza dei corridori un accrescimento dello stato di consapevolezza delle proprie capacità e lo sviluppo dell’autostima e queste cose sono spesso associate, in maniera un po’ semplicistica, al concetto di “corsa come medicina”. Medicina per la mente, in primo luogo, e per il corpo in secondo.
Viste di lato, queste affermazioni potrebbero essere considerate vere. In parte, soltanto in piccola parte, lo sono, ma la realtà è che correre non è una medicina. Sicuramente ha un effetto benefico sulla forma fisica e sul ritardare l’invecchiamento, ma quando si parla di curare qualcosa – che non sia la semplice noia o lo stress lavorativo – la corsa non può e non deve essere considerata una medicina.
Il ruolo – sbagliato – dei social
Questo concetto risulterà forse impopolare – basti guardare i social, dove hashtag come #runningistherapy o #runningsismytherapy spopolano – perché è una cosa che è capitata a tutti coloro che corrono, chi scrive incluso, pensare che la corsa potesse cancellare o permettere di trovare una soluzione a tutto, anche essere in grado di porre rimedio a patologie quali la depressione e l’ansia.
La corsa migliora l’umore, riduce lo stress e gli studi più recenti ci dicono che un regolare esercizio aerobico dà gli stessi effetti di un lieve dosaggio di farmaci nel ridurre i sintomi della depressione blanda o moderata. Ridurre i sintomi, appunto. Il fatto è che ridurre i sintomi di una malattia non significa porvi rimedio, ma solo aggirarla momentaneamente ed evitare, soprattutto nel caso di un problema di salute mentale, di riuscire a comprendere al meglio la causa che ha portato a quella sintomatologia.
Se anzi, la corsa viene identificata erroneamente come risolutrice dei nostri problemi, può essa stessa diventare un problema. Più volte – sia qui su RunLovers che sul nostro gruppo Facebook abbiamo sottolineato la necessità di far restare la corsa come un bel passatempo, un modo utile per tenerci in forma e scaricare lo stress, fare nuove conoscenze o goderci in solitudine un po’ del nostro tempo libero. Quando gli allenamenti e le corse diventano invece un pensiero ossessivo, qualcosa di cui non possiamo fare a meno nemmeno se impegni palesemente più importanti sopraggiungono nella nostra vita, forse a monte c’è qualcosa che dovremmo risolvere consultandoci con un medico.
Guardiamoci dentro
A questo punto entra in gioco il discorso legato alla consapevolezza e alle reali capacità di autovalutazione del proprio status mentale e fisico. Spesso la nostra autovalutazione è decisamente troppo ottimistica e ci sentiamo invincibili, ma tra le cose che la corsa dovrebbe insegnarci c’è proprio la capacità di non sovrastimarci e di dirci la verità quando ci troviamo di fronte allo specchio.
Sostituire – in maniera inconsapevole per la maggior parte dei casi – le terapie di supporto psicologico con la corsa può infatti portare a peggiorare il nostro disordine mentale e a estraniarci dalla realtà. Riuscire a identificare le nostre ansie e quelli che ci paiono soltanto problemi che la corsa è in grado di allontanare con qualcosa che invece ha bisogno di un supporto fornito da un professionista non è semplice e passa per una domanda che è bene farci ogni tanto: “correre cancella davvero questa cosa?”. Se la risposta è no, allora è meglio parlarne con un medico.
Correre è soltanto correre
La terapia guidata da un professionista costruisce in noi consapevolezza dei nostri punti deboli e ci permette di affrontarli dandogli nome e cognome, mettendo in luce le nostre reali possibilità. Uno specialista, con le sue domande, obbligandoci a fornire una risposta – o quantomeno risvegliando il pensiero di quanto successo – è in grado di guidarci verso una comprensione migliore di noi stessi. Correre, in questo, può essere curativo e può fornire un aiuto incredibile, nessuno lo mette in discussione e anzi, l’attività fisica è assolutamente consigliata per aumentare le possibilità di guarigione, ma si deve fare con consapevolezza e solo se è un’attività collaterale alle cure mediche.
Sponsorizzare la corsa come cura, oltre che essere fuorviante, potrebbe avere un risultato opposto a quello che si vorrebbe dargli in chi non riesce a definire per bene i propri problemi. Il messaggio che potrebbe passare infatti è che “se non trovo una soluzione correndo, è colpa mia”. No, non lo è. Non hai alcuna colpa, non pensare che questo sia vero. Ciò che è vero è che correre non è una medicina, è soltanto correre. Se ritieni di avere necessità di un terapista, chiamalo. Digli che vorresti anche continuare a correre, vedrai che riuscirete a far tornare le cose sulla strada migliore e che ogni passo che farai correndo diventerà più leggero.