Partiamo da alcune considerazioni generali: lo sport fa bene, lo sport allunga la vita, la salute delle persone è un indice importantissimo per uno stato, e normalmente non viene considerato, o molto poco.
Cosa c’entra la salute dei cittadini con la qualità della vita in un paese? Lo diceva già Winston Churchill – per quanto personalmente non avesse mai dato esempio di curare particolarmente il proprio corpo – che la più grande ricchezza di una nazione è avere cittadini in salute. La sua frase può essere letta da almeno due punti di vista: medico, nel senso che chi è in salute vive più serenamente, ed economico, perché chi gode di buona salute non si ammala, conduce una vita più attiva e quindi non pesa sugli altri e soprattutto sulle casse dello Stato.
Churchill metteva anche in evidenza un’altra verità che spesso, nel nostro individualismo, non consideriamo mai: ammalarsi o avere una salute cagionevole perché ci trascuriamo (esclusi ovviamente quelli che soffrono di patologie che non dipendono dalla loro condotta di vita) non è solo un disagio personale ma è un costo per la collettività: l’ammalato deve essere curato e curarlo ha un costo. Non ammalarsi e non dover ricorrere a cure significa anche liberare risorse economiche per altri scopi.
Chi corre pratica l’egoismo buono
È vero: correre è un atto molto egoistico. Lo si pratica da soli, spesso lo si fa per esigenze fisiche e mentali altrettanto personali, dai nostri sforzi fisici la collettività non deriva nessun beneficio. Verissimo, almeno tanto quanto è vero che non ne deriva pure nessun danno. In fondo chi corre (e, più in generale, chi fa sport) – a patto che non si rompa qualcosa nel farlo – si ammala molto di meno e non grava sulle finanze statali. Diciamo in altri termini che, se alla nascita ci venisse dato un bonus salute da spendere in un ospedale, il fatto di non usarlo significherebbe rimetterlo in circolo per altri che ne hanno bisogno. La cosa più importante è che correre è uno sport economico non solo individualmente, ma anche per la collettività, nel senso che genera risparmi.
Una grande opportunità
Si dice che i bravi politici sono quelli che sanno fiutare le opportunità per sfruttarle. Non si sa quindi perché non abbiano mai intravisto nello sport un’opportunità, al di là del tifo e del panem et circenses, ossia del suo utilizzo per placare gli animi dei cittadini, esasperati per i problemi che, a ondate, coinvolgono tutti.
Eppure incentivare lo sport e portare più persone possibili a praticarlo sono gigantesche opportunità inespresse. Forse i loro effetti non sono misurabili direttamente in consensi elettorali ma, in una visione più strategica e di lungo periodo, si traducono in giganteschi risparmi per le finanze statali. Ripetiamo: cittadini più sani sono una risorsa e soprattutto liberano risorse economiche per fare tante cose, non dovendo spendere soldi per curarli.
C’è inoltre un altro argomento che ci è ancora più caro, ed è quello che, fra tutti gli sport, ci fa dire che uno, in quest’ottica, primeggia sugli altri: la corsa. Si dice che la natura è la palestra dei runner. In fondo si può correre ovunque: al parco, per strada, in montagna, in campagna. Questa palestra è gratis, non solo per chi la usa ma anche per chi la mette a disposizione. Lo Stato non ha speso e non spende nulla per gran parte delle superfici su cui noi corriamo, oppure ha già speso per le strade e i marciapiedi. In fondo noi runner usiamo strade già pagate da tutti e non pretendiamo strutture particolari, fatto salvo per chi si allena sulle piste di atletica.
Eppure pensa un po’ a come ti è stata insegnata la corsa, a come te l’hanno trasmessa fin dai primi anni di vita: o competizione estrema sui campi di atletica oppure un’attività che si fa per riscaldarsi durante la famigerata ora di educazione fisica per prepararsi a giocare a pallavolo o a calcetto.
L’idea che ci è stata trasmessa della corsa è quella di un’attività ancillare, comunque non importante come altre, senz’altro non meritevole dello status degli altri sport.
Eppure si tratta di una disciplina che primeggia fra tutte le altre per benefici fisici e mentali, oltre a essere più economica di altre e a non necessitare di strutture particolari (anzi: di nessuna struttura) per essere praticata.
Se fossimo Presidenti del Consiglio
Il nostro è un parere di parte, è chiaro. Eppure se un giorno dovessimo mai diventare Presidenti del Consiglio sapremmo con chiarezza che lo sport è centrale in ogni Stato sviluppato e che i fondi spesi a incentivarlo sono investimenti e non perdite. Forse non ritornerebbero nelle casse statali come profitti ma di certo non diventerebbero spese e perdite.
Se vuoi insomma leggerlo come un programma politico, ok: questo è quello che pensiamo dovrebbe fare la politica. Avere a cuore la Cultura del Movimento e non solo a parole: dimostrando con i fatti che la salute del singolo cittadino diventa un beneficio per la collettività. Insegnando e trasmettendo i valori dello sport, facendone capire i benefici, incentivando una cultura di inclusività che non punti tutto sulla prestazione ma che valorizzi la partecipazione. Ci candidiamo? Se ci voti magari ci facciamo un pensiero. Per ora corriamo.
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