Un viaggio dentro al Brooks Trail Camp

Una edizione zero che lascia il segno.

Complice un’estate parecchio complicata, una certa necessità di fuga dalla città e molta curiosità, a inizio agosto mi sono ritrovato in prima linea al Brooks Trail Camp: con un borsone pieno di abbigliamento tecnico – dalla canotta alla maglia termica, vedi mai – e un paio di gambe relativamente già stanche. Una sintesi? Impegnativo ma bellissimo.

Il Brooks Trail Camp era una edizione zero, mai organizzato da Brooks né in Italia né all’estero. Ma è evidente che il brand statunitense voglia consolidare sempre più il suo nome nel mondo del trail running (basti vedere la massiccia presenza di quest’anno a LUT e UTMB) e con questo camp lo ha fatto nel migliore dei modi. Naomi e Matteo hanno poi avuto la fortuna di partecipare al camp a titolo gratuito: le loro storie di trail sono infatti state selezionate da Brooks come le migliori, tra le centinaia ricevute.

Un team molto competente e organizzato, un coach (Michele Evangelisti) di grande esperienza e con una particolare predilezione per le ultra, una location come Livigno che offre tutto quello che si possa desiderare per le attività outdoor, un gruppo di circa quindici partecipanti selezionato con attenzione cercando di ottenere una certa omogeneità di esperienza pregressa, un fotografo e un videomaker dalla gamba svelta.

Non si trattava di un camp per newbie di questo sport e questo a mio avviso ha reso il camp ancora più intenso e interessante. Come già detto i partecipanti sono stati selezionati con criterio, pure nelle loro (nostre) differenze tutti con una buona base di allenamento. Michele ha poi voluto portarci pian piano fuori dalla nostra zona di comfort, in quella fascia fuorisoglia che da solo non frequenteresti ma che ti rendi conto di poter sopportare, spostando un po’ più in su l’asticella dei tuoi limiti. Non sono uno a cui le lunghe distanze facciano paura, posso anche raggiungere un buon volume di chilometri settimanali, ma fare due allenamenti giornalieri per quasi quattro giorni consecutivi mi ha stroncato: e ne sono stato felice.

Giorno 01

Arrivo alla spicciolata di tutti i partecipanti. Quelli di noi che non hanno trovato traffico fanno pure a tempo a passare una mezz’ora nella spa dell’hotel. Brief di gruppo per conoscersi, raccontare le nostre esperienze nel trail running e scoprire il programma dettagliato del camp. Preferisci la discesa o la salita? Domanda esistenziale che semina il panico. Distribuzione del materiale tecnico utile per i giorni successivi. Cena (sui pasti mi limiterò a dire che sicuramente ingurgitato più calorie di quante ne abbia consumate, e ne ho consumate tante). Chiacchiere e brief sugli allenamenti dell’indomani.

Giorno 02

Allenamento del mattino: focus salita. Circa 17 km con 1.150 m di dislivello, un tracciato abbastanza tecnico (incluse un paio di catene, che non guastano mai) ed esposto. Pranzo in Aquagranda – il centro sportivo per eccellenza di Livigno – e piccola pausa postprandiale.

Allenamento del pomeriggio: focus discesa. Un loop di circa 10 km e 600 m di dislivello, perlopiù corribile, dove ci soffermiamo quasi un’ora su un breve tratto tecnico per approfondire le tecniche di discesa (con e senza bastoncini). Cena e gin tonic, ma i ricordi cominciano a farsi confusi. Credo anche una chiacchiera su come ci si comporta quando si corre di notte, ma per esserne certo dovrei riguardare tutte le stories.

Giorno 03

Allenamento del mattino: focus bastoncini. Altro loop di circa 16 km e 800 m di dislivello, qui cominciamo con un’ora di lezione dettagliata sui bastoncini e sulle possibili tecniche di utilizzo: sulla ciclabile di Livigno facciamo invidia a tutti. Poi un bel muro di quasi 600 m e infine via a sciogliere le gambe, ma usando i bastoncini con ogni tipologia di pendenza.

Allenamento del pomeriggio: potenziamento. La corsa è irrisoria, poco meno di 6 km, perché l’allenamento è di tipo funzionale. Qui è dove Michele dimostra a tutti che la mia resistenza sul plank è ridicola, ma la verità è che potevo già dirlo io evitando la penosa dimostrazione pratica. Piove il giusto, con questa estate siccitosa non ci possiamo nemmeno lamentare più di tanto. Cena e un blando tentativo di dormire un paio d’ore perché la giornata era quasi finita ma non era davvero finita.

Giorno 04

Allenamento notturno: focus dormi poco e corri tanto. Si parte una manciata di minuti dopo la mezzanotte per circa 20 km e 1.000 m di dislivello. L’intensità del camp comincia a farsi sentire: abbiamo un paio di defezioni e qualcuno abbandona a metà strada. A quota 3.000 il nevischio è lì per una breve spedizione punitiva, non sono certo di aver digerito la cotoletta della cena (perlomeno una delle cotolette). Rientro verso le 4.30, un piccolo ristoro e tre gioiose ore di sonno perché poi alle 8.00 ci aspetta altro.

Allenamento lungo: focus se non hai dormito sono fatti tuoi. Qui sono 40 km e 2.000 m di dislivello, qui tutti i nodi vengono al pettine. Il carico di lavoro, il (mancato) riposo, l’alimentazione: tutto concorre alla nostra prestazione di questa giornata. Per me sicuramente il giro più bello perché in quaranta chilometri abbiamo la possibilità di abbracciare gran parte delle montagne attorno alla città e di attraversare sentieri e paesaggi molto differenti tra loro. Sulla vetta più alta un gelido acquazzone ci ricorda che tutto il materiale che ci portavamo nello zaino ci sarebbe stato utile. Al Rifugio Forcola il nostro pranzo assai tardivo è rallegrato da Arianna che ci porta un numero di panini decisamente superiori al necessario, eppure non ne avanza nemmeno uno. Con lo stomaco pieno non vorrai mica perderti gli ultimi 15 km di falso piano a bomba? Infine si narra che qualcuno – in prossimità dell’arrivo – salisse e scendesse ripetutamente dalle panchine per colmare quella decina di metri di dislivello che gli mancava per arrivare a 2.000. Ma non ci sono prove a sostegno di queste illazioni.

Ci buttiamo in piscina senza nemmeno passare dalle nostre stanze. La cena che seguirà sarà senza fine, qualcuno dormirà appoggiato al tavolo.

Giorno 05

Allenamento del mattino: non è finita finché non è finita. Si parte alle 7.00 per una decina di chilometri sciogligambe in paese, per salutarsi e per ricordarci che non era davvero finita. Quando poi arriviamo alla pista di atletica non ci facciamo scappare un giro trionfale. Segue colazione degna di nota per il  numero di proteine assunte.

Per tutti i cinque giorni ovviamente abbiamo avuto la possibilità di testare tutte le scarpe da trail running di Brooks – Catamount, Cascadia e le nuovissime Caldera – con consigli specifici sul modello da utilizzare a seconda del tipo di allenamento. Infine Leki ci ha fornito i bastoncini per tutte le uscite (e questo spiega la domanda “quanto sei alto?” nel modulo di iscrizione al camp).

Ecco un po’ come è andata: mi rendo conto che questa sintesi non possa davvero restituire l’atmosfera del camp, la fatica e la gioia, ma spero possa almeno rendere l’idea. Un enorme grazie e un abbraccio a Michele, a Tobias, a Federico e ad Arianna. L’unica domanda che mi resta in testa ora è: quando lo rifacciamo?

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