Strava sta diventando un problema per gli atleti d’élite?

La maratoneta americana Molly Seidel, molto seguita su Instagram e Strava, ha deciso di rendere privato il suo profilo

La notizia è riportata da Outside: l’americana Molly Seidel, bronzo in maratona alle Olimpiadi di Tokyo del 2020(1), da anni capace di raccogliere attorno a sé e grazie alle sue grandi doti comunicative un notevole seguito (220.000 follower su Instagram e 68.000 su Strava) ha deciso di rendere privato il suo profilo sulla piattaforma di tracking.

Come noto, Strava permette di raccogliere e condividere non solo i parametri delle proprie corse ma anche i percorsi fatti. Purtroppo è quasi inevitabile che un personaggio pubblico così aperto e disponibile come lei potesse incorrere in qualche spiacevole inconveniente. Con ciò non si vuol dire che ce lo si debba aspettare, intendiamoci: la comunità di runner è rispettosa e decisamente sana rispetto a molte altre, eppure nei grandi numeri si annidano purtroppo anche personaggi sgradevoli.

La Seidel non è entrata nel merito di fatti specifici ma ha solo lasciato intendere che qualcosa l’abbia convinta a non essere più così trasparente riguardo ai suoi allenamenti, specie per quanto attiene ai percorsi che di solito copre.

La posizione di Strava

Strava aveva già fatto involontariamente parlare di sé anni fa quando il suo utilizzo da parte di soldati dispiegati in scenari di guerra aveva rivelato i perimetri di diversi insediamenti militari attorno o dentro ai quali questi correvano. Anche in questo caso non vi era alcuna responsabilità dell’app americana – che conta 95 milioni di utenti in 195 paesi – ma solo un utilizzo troppo leggero da parte di alcuni suoi utenti che non si erano resi conto dell’utilizzo che poteva essere fatto dei dati che rendere pubblicamente disponibili. In altri casi invece il suo utilizzo ha volutamente esiti molto più divertenti, raccolti da un sito che si occupa di archiviare e mostrare i “disegni” fatti tracciando le run su percorsi che si rivelano a volte complicatissime e stupende opere d’arte.

Disegnare con Strava

A proposito della vicenda Seidel, Strava ha rilasciato una dichiarazione con la quale dice di capire perfettamente la posizione della maratoneta americana, ricordando però al contempo che l’app permette diversi livelli di protezione della privacy (sino al più stringente, ossia il profilo totalmente privato): si può infatti non dichiarare i punti di partenza e arrivo di una corsa o omettere la toponomastica di alcuni luoghi, fino a renderla un semplice e personale diario delle proprie imprese atletiche.

La pressione sugli atleti

Al di là dei casi singoli, è indubitabile che la “socializzazione” delle vite degli atleti che scelgono di condividere con i propri fan le proprie imprese ha un costo psicologico che nei casi più estremi rasenta il timore per la propria incolumità. Dichiarando pubblicamente come si allenano, gli atleti mettono in piazza anche le proprie prestazioni, esponendosi alla critica – anche feroce – quando non performano in maniera ottimale, specie in gara.

Alla delusione per una prestazione in gara scadente si aggiunge quindi anche il peso psicologico di dover subire attacchi e critiche da sconosciuti (miserabili frustrati, possiamo dirlo?) che non vedono l’ora di trovare un o una atleta in difficoltà per poter infierire.

È vero che nella dotazione di resistenza di un atleta c’è anche quella psicologica, ma è altrettanto vero che è normalmente usata in gara e nella preparazione, non nel gestire critiche non circostanziate e informate eppure fastidiose o dolorose.

Come sempre è una questione di educazione e responsabilità nell’utilizzo dei mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione: non è la tecnologia a essere sbagliata ma è il modo in cui la si utilizza che può fare male.

(Credits immagine principale: Wikipedia)

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