Quando ci si idratava con lo champagne

Le abitudini cambiano col tempo e con le scoperte mediche: una volta per esempio ci si reidratava con lo champagne

Ti è mai capitato di sentire dire – magari al tg o per radio – che qualcosa da bere o da mangiare fa malissimo alla salute e poi, qualche anno dopo, sentire lo stesso tg o la stessa radio dire che più recenti ricerche hanno stabilito che quella cosa fa bene, anzi benissimo?

Basta solo parlare delle uova, direi il simbolo dell’alimento che un anno fa benissimo e l’anno dopo fa malissimo (la verità: come qualsiasi cosa, veleno a parte, fanno male solo se consumate in eccesso).

Riguardo a ciò che va bene e fa bene bere durante gli allenamenti o le gare di corsa invece non ci sono molti dubbi: acqua e integratori ricchi di sali minerali.

Anche in questo caso però non è sempre stato così: una volta, molto tempo fa, la bevanda principe del reintegro durante la gara era lo champagne. E non semplice champagne.

1908, Maratona Olimpica di Londra

L’edizione del 1908 resterà per mille motivi una delle più memorabili: innanzitutto perché fu la prima gara ufficiale in cui si stabilì che la distanza della maratona era di 42.195 metri (no, non ho intenzione di ripetere ancora una volta che la reale distanza fra Maratona e Atene non è 42.195 metri).

Fu un’edizione memorabile anche per il caldo e per lo stato in cui si ridussero i concorrenti, fra cui l’italiano Dorando Pietri. La temperatura fu talmente determinante e sfiancante che durante tutta la gara i concorrenti si avvicendarono superandosi e cedendo e riprendendo le posizioni di testa, non considerando poi che la metà di loro non riuscirono nemmeno a finirla.

Ma c’entrava solo il caldo? No: c’entrava anche il liquido refrigerante e rinvigorente che, almeno allora, si pensava potesse aiutare gli atleti a migliorare le loro prestazioni: lo champagne. Ai punti di ristoro veniva infatti servito per idratarli e rinfrescarli, non essendo evidentemente noto al tempo che l’alcol è diuretico, e favorisce quindi la disidratazione.

Come se non bastasse spesso non si trattava nemmeno di solo champagne: la bevanda veniva infatti servita in forma di cocktail, miscelato con stricnina o eroina e cocaina. Al tempo infatti si pensava che il primo – un veleno per topi – avesse un potere energetico.

E se vuoi ancora di più stupirti, sappi che bisognò aspettare il 1920 perché la somministrazione di queste droghe – eroina e cocaina – fosse regolamentata da prescrizioni mediche e addirittura gli anni 70 e 80 perché l’alcol fosse vietato.

Almeno sull’acqua oggi andiamo sicuri: male non fa e non farà mai.

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