Ode alla maglietta da gara

Lo sapevi che le magliette da gara hanno un superpotere?

Dalle gare non si porta a casa solo un’esperienza, di qualsiasi genere essa sia. Dalle gare si porta a casa la maglietta ufficiale che, da quel momento in poi, smette di essere un indumento utile per un avvenimento specifico e inizia una nuova vita, che io definisco “filosofica”.

Ci pensavo vedendo una ragazza in una passeggiata in montagna: indossava la maglietta della We Own The Night, un evento che Nike fece per qualche anno a Milano quando maggio incominciava a fare caldo. La si correva di notte ed è quella che Chiara Ferragni indossa nella foto di copertina. Quindi: no, questo pezzo non parla della Ferragni, ho usato una sua immagine per contestualizzare l’argomento e far capire che maglietta avesse quella ragazza incrociata in un sentiero in montagna.

Filosofia what?

Perché chiamo la seconda vita delle magliette “filosofica”? Perché supera quella della pura utilità. È chiaro che la loro funzione è conservata, cioè continuano a essere capi che si usano con lo specifico scopo di andarci a correre o di camminare in montagna. Eppure le magliette in genere (e quelle ereditate da qualche gara in particolare) hanno un significato molto diverso per ognuno di noi. Innanzitutto, a differenza di altri capi d’abbigliamento, le tee sono spesso portatrici di messaggi: attraverso scritte o grafiche dicono molto di chi le possiede e le indossa. Possono essere messaggi politici o sociali oppure grafiche che comunicano una visione del mondo o, più semplicemente, qualcosa che ci piace. Se c’è però qualcosa che parla in maniera eloquente nell’abbigliamento delle persone, queste sono senz’altro le magliette.

Il superpotere

Nella grande categoria delle magliette c’è una particolare sottocategoria composta da quelle delle gare a cui si è partecipato. E queste hanno un superpotere in più rispetto alle semplici magliette: sono delle macchine del tempo.
C’era un bellissimo film che parlava di vino. A essere più precisi parlava del viaggio di due amici fra cantine californiane col pretesto di bere e stare in compagnia, anche se poi, in fondo, parlava del senso della vita. Si chiamava “Sideways – In viaggio con Jack”. A un certo punto uno dei due stappa una bottiglia e dice che per lui il vino è una specie di macchina del tempo, che ogni volta che sente i profumi sprigionarsi dopo aver tolto il tappo pensa a che giorno era quello in cui lo imbottigliarono, a che tempo c’era, chi lo imbottigliò ecc.
Il vino quindi conserva in un’atmosfera controllata il giorno in cui fu imbottigliato e lo rilascia il giorno in cui viene stappato.
Noi tutti possiamo attivare la memoria in diversi modi. A volte basta ascoltare una canzone o sentire un profumo, a volte i ricordi ritornano in superficie senza apparente motivo.

Altre volte una maglietta ce li fa rivivere, perché quando la vediamo nel nostro armadio o la indossiamo, per qualche istante facciamo un viaggio nella memoria e ricordiamo quel giorno.
Perché lo ricordiamo? Perché è unico. Nessun’altra maglietta ha questo potere perché ognuno ha la sua preferita e l’ha indossata mille volte, quindi non gli ricorda un giorno particolare, o non sempre.
La maglietta delle gare invece resta sempre se stessa nel tempo: è quella con cui hai corso quel determinato giorno e indossandola puoi riviverlo e misurare cosa è cambiato in te da allora. Per questo le magliette da gara sono macchine del tempo ma hanno anche il potere filosofico di farti riflettere sul tempo passato e, in fondo, sulla vita.

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