Nike Pegasus Trail 4 – Non è la scarpa che pensi

Fino a che punto le Nike Pegasus Trail 4 sono scarpe da trail?

PAGELLA

Comfort
8
Estetica
8
Stabilità
7
Intersuola
8
Tomaia
7
Aderenza
7
Rapporto qualità/prezzo
8

Ho corso con queste scarpe circa 90 km e otre 5.000 metri di dislivello prima di scrivere questa recensione. Tanti? Pochi? Non tanti in termini assoluti, ma sicuramente più di quelli necessari per un test di una scarpa che grossomodo già conosco. Solo che appena l’ho vista mi sono reso conto di non conoscerla più, e allora ho voluto capirla per bene prima di raccontarla.

Dopo le Nike Pegasus Trail 2 del 2020 e la successiva versione 3 del 2021 ci si poteva aspettare che questo modello – diventato iconico in pochissimo tempo – subisse solo piccole modifiche e miglioramenti marginali: un pezzetto alla volta a mio avviso Nike aveva conquistato il segmento door-to-trail con una scarpa comodissima che non disdegnavo indossare anche su terreni più impegnativi (a patto che fossero asciutti).

Ma questa quarta iterazione rimescola le carte, facendo a suo modo qualche passo indietro. Basta guardarla e quello che si vede non è (più) una scarpa da trail running ma una scarpa da strada con uno cuore trail: Nike stessa dichiara essere ispirata alla Pegasus 39, quindi una sorta di ritorno alle origini del progetto, come fece nel 2019 con la Pegasus 36 Trail. Le forme e le linee sono il primo indizio di tutto ciò, la tomaia è molto morbida e il supporto laterale quasi assente, anche il sistema di allacciatura flywire strizza l’occhio alla gamma da strada e anche in questo caso è un déjà-vu. Infine la suola ne è la conferma: pur con una tacchettatura da 4 mm, il disegno è pressoché identico a quello della cugina Pegasus 39, molto più adatto all’asfalto che ai sentieri. O meglio, perfetto per spingere sui sentieri molto battuti e le strade bianche, ma abbandona qualsiasi velleità aggressiva di trazione e tenuta su salite e discese. Vorrei poter dire che almeno il grip della mescola sia migliorato, ma temo di non poterlo fare.

L’intersuola mantiene la schiuma React ma la mia sensazione è che sia più densa e compatta delle precedenti, anche in questo caso prediligendone l’uso in spinta su un terreno offroad facile e poco tecnico dove la Peg 4 si fa da sempre apprezzare molto.

La versione GORE-TEX, già in vendita, ha sicuramente un aspetto più aggressivo: grazie alla piccola ghetta sulla caviglia e a colorazioni più ardite (oltre naturalmente agli inserti impermeabili e catarifrangenti) spicca prepotentemente sugli scaffali a differenza della sorella minore. Esteticamente sicuramente una spanna sopra. Inoltre – proprio grazie alla membrana GORE-TEX – la tomaia guadagna leggermente in stabilità, il che non guasta affatto. Ma attenzione, stiamo parlando sempre della stessa scarpa.

Insomma, quella che abbiamo davanti è più una Pegasus 39 Trail che una Pegasus Trail 4: una scarpa che torna a fare esclusivamente quello per cui era stata progettata inizialmente – ovvero il door-to-trail – ma sicuramente più door che trail.

Sul perché di questa scelta si possono fare alcune ipotesi, io credo semplicemente che con l’introduzione della nuova Nike ZoomX Zegama Trail (e con l’imminente uscita della Nike ZoomX Ultrafly Trail) il catalogo cominciasse a essere assai affollato e le offerte si sovrapponessero decisamente troppo. Mi sbilancio ancora di più: scommetto una margherita doppia mozzarella che a breve vedremo sparire anche la Wild Horse, un modello che da sempre ha faticato a trovare la sua collocazione e la cui presenza è oramai poco giustificabile dopo l’uscita sul mercato della Zegama. O comunque Nike si vedrà costretta a riposizionare anche questo modello, come già fece qualche anno fa, trovandogli un nuovo perché.

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