Quando inizi ad abbandonare l’asfalto e a provare i primi sentieri ti rendi subito conto che le scarpe da running che usavi fino al giorno prima hanno dei limiti enormi e senti la necessità – giustamente – di una scarpa dedicata al trail running.
La differenza più evidente a occhio nudo è sicuramente nella suola ma la verità è che anche tomaia e intersuola sono spesso molto differenti tra una scarpa da trail e una scarpa da strada, si tratta proprio di un approccio differente.
Per carità, chiariamo subito: così come ho visto gente correre una maratona con le infradito a ritmi che non mi posso nemmeno sognare, allo stesso modo ho visto gente scendere dalle montagne più impervie a rotta di collo con scarpe da running nemmeno tanto diverse da un paio di All Star. Va bene. Quelli bravi sono bravi sempre e comunque. Nel 2019 Pablo Villa vinse la TDS – la più tecnica e dura tra le gare UTMB – con un paio di scarpe che io consiglierei al massimo per una scampagnata (poi cambiò sponsor, ma quella è un’altra storia), ma noi comuni mortali dobbiamo fare i conti con i nostri limiti.
Cosa ci devi fare?
Lo so, è una domanda banale, ma è la prima domanda che ti devi fare. È chiaro che correre 20-30 chilometri è ben diverso da correrne 80-100 (sì, se ti appassionerai al trail running vedrai che le distanze a cui sei abituato su strada perderanno immediatamente di senso). Inoltre diverse tipologie di terreno richiedono diverse tipologie di scarpe, va da sé che le Dolomiti e il sentiero che fa il giro del laghetto dietro casa non hanno le medesime difficoltà tecniche. E poi il dislivello che pensi di fare. Anzi. Il dislivello in funzione della distanza: 1000m D+ sviluppati su 5km richiedono un approccio differente che 1000m D+ sviluppati su 30km.
All purpose
Se sei all’inizio mi dirai che vuoi una scarpa per fare tutto, come le famose gomme four seasons (da non confondere con la catena alberghiera), come i Levi’s 501 che vanno bene per ogni occasione. Senza che i puristi storcano il naso ti dico: va bene. Poi capirai cosa ti piace davvero, quali distanze e quali terreni, poi acquisterai un altro paio di scarpe (e poi un altro e poi un altro ancora). Le scarpe da trail di questo genere sono quelle che più somigliano a quelle da strada, nelle fattezze e nelle caratteristiche tecniche. Hanno naturalmente una suola tassellata per gestire i fondi sterrati, ma questa tassellatura non è profonda e il grip non è estremo: per lo stesso motivo la mescola della suola non è troppo morbida, in questo modo non si consumerà troppo se fai qualche uscita mista asfalto/offroad. L’intersuola ha una buon compromesso tra ammortizzazione e reattività, sempre perché immaginiamo terreni misti su cui correre comodi. La tomaia è strutturata ma nemmeno troppo protetta: inutile aggiungere peso e rigidità in una scarpa con la quale non andrai certo a fare percorsi estremi.
Tecnica e veloce
Questa è la mia scarpa da trail preferita, per quel che vale. È una scarpa perlopiù leggera, adatta a percorsi brevi (brevi per un trail runner, diciamo fino a 40-50 km). La tassellatura è importante e aggressiva, ci si aspettano salite molto tecniche e discese particolarmente impegnative, il grip è essenziale. In questo caso l’ammortizzazione cede posto alla reattività e il drop si riduce di molto, tendenzialmente attorno ai 4 mm: con queste scarpe non farai molti sentieri “corribili” e il comfort passa un po’ in secondo piano. Inoltre la tomaia non sarà particolarmente protetta ma avvolgerà il piede affinché sia tutt’uno con la scarpa per aumentare sensibilità e precisione: sembra un controsenso (se ci sono più rocce voglio più protezione no?) ma la verità è che si tratta di una scarpa adatta a chi ha già esperienza, a chi sa benissimo dove mettere i piedi, a chi vuole sentire ogni asperità del terreno per poterla gestire a proprio vantaggio.
Non è certo la prima scarpa che comprerai. Io lo feci e sbagliai fortissimo: ma non era sbagliata la scarpa, ero sbagliato (impreparato) io. Qualche anno e decine di scarpe differenti dopo ora ci ho fatto pace.
La ciabatta
Se pensi di correre molti chilometri (grossomodo dagli ottanta in su) allora hai bisogno della cosiddetta ciabatta. La ciabatta è – ovviamente – una scarpa molto molto comoda, nella quale ci devi stare bene dall’inizio alla fine. Sarà la tua compagna e la tua migliore amica per un numero decisamente elevato di ore, anche il minimo fastidio potrebbe diventare insopportabile per tutti quei chilometri. In questa scarpa ogni componente – suola, intersuola, tomaia, lacci – è votata al comfort. Peraltro solitamente più le gare sono lunghe e meno sono tecniche, più aggiungi chilometri e più è probabile che incontri sentieri corribili e il dislivello seppur importante sarà distribuito lungo tutto il percorso. Io la ciabatta non la amo, va detto, ma è qualcosa che ciascuno di noi scopre dopo mesi (anni) di corsa sui sentieri.
Impermeabile o traspirante?
Ecco l’annosa questione: uovo o gallina? qualità senza risparmio o risparmio senza qualità? Personalmente non suggerisco mai una scarpa impermeabile, soprattutto agli inizi o a chi deve acquistare un solo paio. La scarpa in GORE-TEX (o altre tecnologie similari) a parità di modello costa di più e pesa di più. Tendenzialmente utile in caso di pioggerella o pozzanghera accidentale, ma una volta che l’acqua è entrata (e quando piove seriamente l’acqua entra di straforo inzuppando il calzino) rischia di diventare una trappola mortale perché non permette al piede di respirare adeguatamente. C’è da dire però che negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante in questo settore: se 4-5 anni fa sarei stato categorico nello sconsigliare un modello impermeabile, negli ultimi mesi ho provato modelli GORE-TEX che mi hanno davvero stupito. The North Face è andata anche oltre e il suo tessuto FUTURELIGHT al momento non ha rivali in termini di traspirabilità, a parità di impermeabilità.
Dopodiché il mondo reale non è fatto di categorie così nette e distinte, altrimenti dove sta il divertimento? Ecco perché sto per prendere un aereo per andare in mezzo all’oceano a fare una gara sia lunga che tecnica. E in questi casi che fai? Come la scegli la scarpa da utilizzare? Immaginando che auspicabilmente non andrai a fare una gara del genere alla tua prima uscita offroad, l’esperienza è sicuramente la tua migliore amica. Conoscersi è fondamentale. Altrettanto fondamentale è però conoscere il più possibile nel dettaglio il terreno che incontrerai, per questo da settimane mi studio il tracciato e l’altimetria, guardo video su YouTube dei passaggi più tecnici, cerco di capire la percentuale di fondi rocciosi e di fondi corribili e soprattutto a che chilometro me li troverò sotto i piedi.
A questo punto metti tutto in un bellissimo foglio di calcolo, poi lanci una moneta e fai la tua scelta: solo a fine gara saprai valutare se è stata quella giusta o meno, in ogni caso sarà un pezzetto di esperienza per la prossima volta, per la prossima scelta.
Sbaglierai – io ho sbagliato tantissimo, sia agli inizi che dopo – e imparerai.
Ma va bene così.
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