Ma che cos’è questa parola per noi impronunciabile che è l’Hygge?! E soprattutto si può ricondurre in qualche modo al nostro grande amore per la corsa? Assolutamente sì. Ho saputo di conoscere perfettamente l’Hygge quando ho cominciato a leggere di Hygge. Nella fattispecie: La via danese della felicità. È stata una lettura per certi versi illuminante. È sempre una piccola grande magia quella di poter racchiudere, in una parola soltanto, una filosofia, dei mondi e un modo.
Hygge è il riassunto di tutto quello che rende felici, sereni e in pace con se stessi e chi si ha intorno. All’Happiness Research Institute – un istituto di ricerca indipendente che analizza il benessere e la felicità (oltre che la qualità di vita) – si è studiato questo fenomeno in profondità; fenomeno che affonda le proprie radici nei paesi nordeuropei e più nello specifico in Danimarca. Il fatto che la Danimarca sia uno dei paesi più felici del mondo – dice l’autore del libro – è sicuramente correlato alla Hygge. La prima testimonianza della parola hygge risale all’ottocento e mai come in questi anni in moltissimi si sono interessati all’origine e alla traduzione, nonchè alla messa in pratica.
È stare bene
Cercare nelle piccoli ma grandi cose la felicità. Circondarsi di momenti importanti e non sottovalutare mai il potere di una candela rilassante, di un bagno caldo, di una sciarpa arrotolata al collo (magari regalataci da qualcuno che amiamo) e, sì, anche da una corsa in solitaria (ma anche in compagnia).
A mie spese, proprio in quest’ultimo anno, ho imparato che davvero una candela può cambiare il corso della giornata. Quando la stanchezza ti sovrasta, gli occhi bruciano, quanto la testa e la voglia di evadere, viaggiare o per meglio dire scappare si fa sempre più importante, solo la hygge può salvarti. E L’Hygge, se ci fosse maestro Yoda qui a guidarci, è dentro di noi. È dentro di te. Devi scavare, scovarlo, acciuffarlo e renderlo tuo appiccicandolo al cuore e alla mente. In realtà per cambiare le cose occorre avere un animo e uno spirito propositivo e per averlo occorre crederci. E per crederci esiste una sorta di passaporta con degli strumenti a tua disposizione che ti porta proprio lì: dal lato della felicità.
Il Natale è un buon momento per cominciare con la hygge
L’aria, l’atmosfera è perfetta. Tutto sembra realizzabile; soprattutto i sogni. La ricerca della felicità è un percorso duro, doloroso, estenuante e il più delle volte appare infinito. Si coglie solo in quegli attimi effimeri che ti fanno assaggiare l’eternità e in quelli bisogna trovare la forza di cercarli nuovamente.
La Fika
È una tradizione quotidiana, sopratutto svedese, che costituisce un’istituzione sociale in cui si beve il caffè accompagnato da un dolce insieme ai colleghi di lavoro durante una pausa pranzo; oppure agli amici, alla famiglia e chi ami. È un momento tutto per te. È uno stile di vita. E fa parte indiscutibilmente dell’Hygge. Anche il concetto di fika riassume il bisogno di prendersi cura di se stessi e di chiami. Di ritagliarsi un momento, un tempo e un modo. E durante la fika in genere si mangiano dolcetti proprio come i Kanelbullar che ti propongo oggi. Profumati di cannella, anice stellato e cardamomo. Odori, profumi, essenze che ti aiutano a riconciliarti con te stesso e il cosmo e pure a meditare, sognare, provare.
Provare serenità.
So che a qualcuno tutto questo potrà apparire new age, strampalato e anche un po’ decontestualizzato ma non è così. La corsa, come dicevo, fa parte di questi concetti ed è correlata a uno status mentale, ma anche olfattivo e di gusto. Se ci pensi quando si parla di corsa non è poi così difficile correlare le prestazioni allo stato mentale e fisico e non in ultimo il cibo diventa premio, motore e “ossessione”.
Kanelbullar
LA RICETTA
Per 10 Kanelbullar circa
- 500 grammi di farina bianca
- 25 grammi di lievito di birra
- 250 ml di latte intero
- 30 grammi di zucchero bianco
- 80 grammi di burro
- un pizzico di sale
- un cucchiaino di cardamamo in polvere e qualche chiodo di garofano sbriciolato
- due uova piccole sbattute
Il ripieno:
- 90 grammi di burro
- 1 cucchiaio di cannella
- 1 cucchiaino di vaniglia Bourbon o in polvere
- 100 grammi di zucchero
- un pizzico di sale
Il latte devi scaldarlo leggermente ma deve essere più che altro tiepido. Una volta fatta l’operazione, aggiungi il lievito di birra sbriciolato con le mani. Aspetta 30 minuti e nel frattempo tira fuori il burro dal frigo in modo che sia a pomata, ovvero molto cremoso. Mescola 450 grammi di farina con il sale e le spezie e, con l’aiuto dell’impastatrice, lavora il latte con il lievito insieme alla farina che aggiungerai poco per volta. L’impasto risulterà molto appiccicoso ma non preoccuparti. Copri direttamente il recipiente del robot da cucina con la pellicola e lascia riposare per un’ora al caldo. Nel frattempo, prepara il ripieno con gli ingredienti lavorando bene il burro (del ripieno) a temperatura ambiente e magari assaggiando in modo da poter “aggiustare” di spezie. Tieni il ripieno sempre in luogo fresco e asciutto. Quando ha finito di lievitare, procedi all’intreccio. Infarina il piano e stendi con un matterello. Forma un rettangolo e metti lungo tutta la superficie -tranne i laterali troppo vicini al bordo- il ripieno. Piega la pasta e ripiegala su se stessa. Adesso decidi tu come attorcigliare i tuoi Kanelbullar.
Io ti consiglio di fare un giro su Youtube perché ci sono diversi video di intreccio al riguardo. Mi sono fustigata per essermi dimenticata di farlo (ma lo farò). Puoi pure fare delle bellissime trecce o arrotola diverse striscette e poi chiudi a ciambella. Posiziona per bene le tue meraviglie distanziandole un pochino sulla teglia e con l’uovo sbattuto spennella per bene la superficie. Lasciale lievitare ancora 40 minuti almeno e poi nel forno a 190 già caldo cuoci per 14-16 minuti fin quando sono dorate. In molti spennellano con lo sciroppo d’acero leggermente intiepidito ma, se non lo hai, sai che va bene anche un pochino di miele? Il gusto sarà diverso certamente ma con la cannella sta benissimo.
Piacciono anche moltissimo ai nisser, che sono i folletti della tradizione scandinava (e sono anche ottimi corridori, te lo dico che sono la massima esperta italiana laureata in gnomologia con indirizzo elfico) e dopo averne mangiato uno caldo caldo con un buon caffè fumante vedrai quanto e come correrai.
Ne parliamo a cose fatte?