De Arte Gymnastica di Andrea Marcolongo: il manuale di manutenzione di corpo e mente

Per la scrittrice Andrea Marcolongo la corsa è una festa. Per capire perché se ne è innamorata così tanto nonostante la fatica che provoca ne ha scritto un libro. Bellissimo

La frase che ripete spesso Andrea Marcolongo è “Se mi avessero detto tre anni fa che avrei scritto un libro sulla corsa mi sarei messa a ridere”. Lo stupore che la accompagna da quando non solo ha iniziato a correre – lei, una persona che fino a quel punto non aveva mai fatto sport – non accenna ancora a scemare. Lei non se lo sa spiegare e quindi, come è abituata a fare, lo indaga scrivendo. E pensando a cosa scrivere mentre corre. Arrivando fino a “De Arte Gymnastica. Da Maratona ad Atene con le ali ai piedi“, edito da Laterza. 

Una dimensione inesplorata

Per capire meglio il suo stupore è bene fare un passo indietro, fino a poco prima che inaspettatamente indossasse per la prima volta le scarpe da running (o “da ginnastica”, come le chiama nel suo libro, in un modo nostalgico che ricorda come le chiamavamo tutti noi, quando le usavamo per fare educazione fisica a scuola).

Andrea Marcolongo è una stimatissima conoscitrice della cultura e della lingua della Grecia Antica. È anche e soprattutto una divulgatrice bravissima che con i suoi molti libri (La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco, La lezione di Enea, La misura eroica e Alla fonte delle parole) è stata capace di appassionare chiunque a una cultura che è alla base della nostra ma che spesso ci appare distante. Eppure lei riesce a trovare i punti di contatto fra quel mondo antico e il nostro, facendo capire quanto quella lingua e quel tipo di vita abbiano ancora da insegnarci dopo oltre due millenni di storia.

Una delle cose che si capisce molto presto quando si inizia a correre è che si può cambiare, che ci si può scoprire appassionati a fare una cosa che fino a poco prima non ci apparteneva affatto e soprattutto che questa piccola grande rivoluzione personale ha una forza che si riverbera su tutta la nostra esistenza. Si può cambiare, non è mai tutto uguale e immutabile, vince chi si adatta al cambiamento, non chi vi si oppone.

Andrea Marcolongo entra in questa nuova fase della sua vita con una curiosità che prende la forma di due desideri ben precisi: quello di capire perché lo sta facendo e quello di continuare a farlo, avendo un obiettivo in mente, ossia quello di correre La Maratona, quella originale, da Maratona ad Atene.

Del resto chiunque si appassioni alla corsa e da essa ne sia cambiato si pone sempre quella domanda: perché lo sto facendo? Perché sono cambiato al punto da fare una cosa che mai avrei pensato di fare? Per arrivare, io credo, anche a chiedersi qual è la sua vera natura: quella della vita precedente o quella attuale?

Insomma: tutti ci poniamo questa domanda ma la differenza sta nella risposta, e quelle che dà Andrea Marcolongo sono articolate e soprattutto – a differenza di tanti altri libri che parlano di corsa – hanno un respiro storico e filosofico così vasto da abbracciare millenni.

De Arte Gymnastica non parla però di storia della corsa. Come lei stessa dice, la scrittura di un libro è “un’altra forma di corsa di resistenza, una maratona tutta intellettuale al termine della quale ne esco sempre a pezzi, stremata, con la sensazione di aver dato tutto e anche di più e la certezza di non voler mai più sentir parlare del soggetto intorno al quale ho scritto”.

La sua scrittura alterna ricordi e impressioni personali a citazioni e racconti sul rapporto che i greci avevano con lo sport, alternati a riflessioni sul valore sociale della corsa nella modernità. Il tutto partendo da un manuale sull’educazione fisica antichissimo: quello di Filostrato – De Arte Gymnastica appunto – che lei inizia a leggere convinta di trovarci le tabelle dei primi olimpionici e scoprendovi invece una cultura dello sport radicalmente diversa dalla nostra. E per molti versi più sana e integrata nella vita quotidiana.

La riconnessione con il corpo

Spostandosi in un territorio che, per sua stessa ammissione, le era poco familiare, Marcolongo dimostra come il corpo non appartenga a una dimensione antitetica o diversa da quella della mente: le due parti dell’essere umano, come dicevano gli antichi romani, sono una sola cosa o due facce della stessa medaglia. Sono mens et corpore.

Durante l’intervista a Fuorisoglia, le ho chiesto se poteva trattarsi di una riconnessione con qualcosa che aveva dimenticato, come il suo corpo appunto. Abituata allo studio e a passare più tempo con la sua mente che non nella sua dimensione fisica, la corsa l’aveva portata a capire che non c’erano due Andrea ma un’unica donna che non solo aveva imparato (o re-imparato) a fare una cosa inusuale ma che aveva lasciato che queste due modalità (statica e dinamica, mentale e fisica) si mescolassero dando un risultato inedito.

Quando corre lei pensa e quando studia e scrive pensa a correre. La corsa non è separata ma è un modo diverso di essere se stessa. Alla ricerca di una risposta a un suo dilemma esistenziale: la paura di morire.

Non è un caso che all’inizio del libro parli proprio della felicità che i bambini esprimono attraverso la corsa, come se la corsa in età adulta fosse un modo per riappropriarsi di quella dimensione e di sfuggire alla morte. Come correre lontani dal tempo e dalla fine, verso l’origine di tutto.

Parlando con i greci

Leggendo De Arte Gymnastica ho pensato a che rapporto potrei avere con i greci antichi. Ho pensato che, invece che considerarli fondatori della nostra cultura e appartenenti a un passato sepolto da millenni di storia, posso considerarli come un popolo vicino ma straniero con il quale instaurare un dialogo. I confronti e le differenze fanno crescere – anche con difficoltà ma sempre con frutto – e alla fine è la conversazione che fa progredire. Quella che Andrea Marcolongo ha instaurato con la corsa e quella in cui, piacevolmente, mi ha trascinato con gli antichi greci. Che avevano un rapporto decisamente più sano e sereno con il tempo, con il corpo, con la vita.
Forse perché avevano capito quello che Andrea Marcolongo ha imparato correndo: che l’attività fisica non è separata dalla vita, non è una pausa né una fuga: è solo e soprattutto un altro modo di essere che convive con il resto.

La vita è anche quella cosa che ti succede correndo. Anzi: soprattutto quella.

(Credits immagine principale: Andrea Marcolongo)

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