Una delle cose che si fanno di meno negli ultimi anni è immaginare il futuro. Tutti noi abbiamo il ricordo di come ce lo immaginavamo da piccoli e, quando è diventato presente, quel futuro c’è sembrano molto poco come l’avevamo immaginato. Niente teletrasporto, niente macchine volanti, niente viaggi interstellari.
Perché abbiamo smesso di immaginarcelo e di sognare? Forse perché al tempo eravamo troppo ottimisti ma forse anche perché guardavamo nella direzione sbagliata: allo spazio, all’infinito, alla velocità supersonica.
Il futuro, almeno nelle parole di Frank Diana, “futurologo” a TCS (Tata Consulting Services, gli stessi che sponsorizzano la NYC Marathon) è molto più piccolo ma non per questo meno rivoluzionario.
Quanto piccolo? Microscopico, addirittura subatomico. Il futuro – o almeno uno dei futuri possibili – è già in avanzata fase di ricerca e si basa in gran parte sui cosiddetti “nanobots”, ossia particelle di dimensioni molecolari o addirittura subatomiche, programmate per essere istruite con comandi e per compiere determinate azioni. I campi di applicazione nell’ambito dello sport sono molteplici e riguardano non solo gli strumenti che usiamo per correre (scarpe e abbigliamento) ma anche il nostro stesso corpo. Partiamo da questi ultimi.
Una dieta molto particolare
I nanobots sono così microscopici da poter viaggiare nel sangue. Una volta in circolo non ci daranno i superpoteri ma ci aiuteranno meglio a conoscerci. Immaginali come dei dispositivi che riescono a capire il nostro stato fisico a un grado di dettaglio quasi infinitesimo. Cosa faranno una volta nel nostro sangue? Potranno eseguire analisi precise e “live” dello stato generale e del nostro livello energetico, in modo da studiare una dieta precisa al milligrammo. Non ci si baserà più quindi su diete che – per quanto precise – sono sempre approssimative: le diete e soprattutto i cibi che mangeremo avranno il perfetto bilanciamento di nutrienti per darci le energie necessarie allo sforzo atletico.
Nuovi strumenti. Infinitesimali
I prodigi di questi microscopici assistenti non si fermano qui: come possono viaggiare nel nostro sangue, possono anche essere integrati in materiali intelligenti, molto intelligenti.
Pensa a delle scarpe con un’intersuola così intelligente da variare assetto meccanico e dinamico a seconda non solo deltuo stato fisico ma anche dei parametri esterni, come temperatura, umidità e tipo di superficie.
Oppure pensa a delle lenti che non ti permettono solo di guardare in trasparenza ma anche di ricevere informazioni come i parametri ambientali, il tuo tempo, la posizione in gara ecc. Come avere un pannello di controllo digitale che non pesa niente e che aderisce al tuo occhio, permettendoti di avere una lettura della gara – e allo stesso tempo dandoti la possibilità di modificare l’andatura – in funzione di molti più indici, raccolti in tempo reale.
Forse non è un futuro prossimo e, come sempre accade, a usarlo saranno per primi pochi e poche runner, scelti per le loro caratteristiche straordinarie. Ma come ogni grande invenzione, poco alla volta anche le nanotecnologie applicate allo sport e al running si diffonderanno. Il bello è che lo faranno in maniera per niente invasiva, non incidendo sull’aspetto più bello della corsa: la straordinaria naturalezza con cui la si può praticare.
(Credits immagine principale: Abidal on DepositPhotos.com – Via Athletics Weekly)