Come a tutti, ogni tanto mi capita di rivedere persone dopo qualche anno. Dopo le formalità del “come stai” ecc. la domanda più frequente che mi viene rivolta è “Ma corri ancora?”.
La risposta è invariabilmente “Certo, mai smesso di farlo”.
Chi non corre se ne stupisce perché dà quasi per scontato che la corsa – come, chessò, il modellismo o la cucina tailandese – siano passioni passeggere. Si pensa insomma che una persona inizi a correre, magari arrivi alla prima mezza o addirittura alla prima maratona e poi si ritenga soddisfatta oppure ormai poco incuriosita da cosa c’è dopo. O forse solo annoiata.
Allora mi sono chiesto cosa mi ha permesso di non annoiarmi mai di correre in quasi 15 anni che lo faccio.
La risposta più semplice può sembrare anche la più banale ma spesso le cose banali racchiudono grandi verità. Vuoi sapere cosa non mi ha mai fatto venire a noia la corsa?
L’abitudine
Il fatto che correre sia parte così integrante della mia vita come mangiare, lavorare, bere, dormire e stare con gli amici o la famiglia ha eliminare quella parte dell’esperienza della corsa che può allontanartene. Hai già capito: mi riferisco al fatto che correre è faticoso, richiede impegno e costanza.
Eppure pensa a quante cose fai tutti i giorni che non sono di certo più divertenti:
– svegliarti
– lavare i denti
– pulire casa
– guidare fino all’ufficio
– fare la spesa
e la lista può andare avanti per un bel po’.
La sostanza è che ogni giorno facciamo cose che non sono esattamente quello che vorremmo fare eppure le facciamo, per due motivi:
– perché dobbiamo
– perché ci mettiamo relativamente poco a farle
– perché nessun altro le può fare per noi.
Il segreto per aver sempre voglia di correre è quindi farlo diventare un’abitudine. Facile no? Non proprio, anche perché – a questo punto ti chiederai – se fosse davvero così immediato, perché non far diventare abitudini anche, chessò, fare dieta, imparare a suonare il piano o cucinare?
Fermo restando che anche queste possono benissimo diventarlo, quello che voglio dirti è che, come per la corsa, ci sono attività che richiedono applicazione e metodo. Perché diventino abitudini quindi ci vuole qualche altro motivo o qualche trucco. Ecco quali.
1. Collega la corsa a qualche attività
Secondo lo scrittore James Clear, autore del best-seller “Atomic Habits” (Piccole abitudini per grandi cambiamenti, in italiano), il primo passo è quello di ancorare l’abitudine che si vuol costruire a un segnale, a un gesto che si compie automaticamente ogni giorno. Per esempio: ogni volta che vai in pausa pranzo, e magari non tutti i giorni, vai a camminare mezz’ora. Oppure: ogni volta che parli al telefono passeggia. L’importanza di questo primo metodo di approccio è che è capace di creare automatismi (e quindi, in prospettiva, abitudini) legandosi ad altri automatismi che non richiedono alcuno sforzo mentale: li puoi infatti fare senza provare fatica o rifiuto. Li fai e basta.
2. Rendila un’attività che ricerchi
Come riuscirci? Facile: legandola a stati d’animo sereni e anche gioiosi. Ora ti ci vedo con la faccia di Grumpy cat che pensi “Io non sono mai gioioso!”. Invece lo sei, lo puoi essere. Io per esempio lego il pensiero della corsa ad almeno tre stati d’animo che mi danno serenità: l’essere offline (“Quando corro sono in vacanza”, dice Sandro), il poter ascoltare podcast (Fuorisoglia o Il Lungo, o tutti quelli che ti consigliamo in questi) e soprattutto come mi sentirò dopo: rilassato, felice, appagato. Mentre faccio la doccia.
Questi tre pensieri sono assolutamente irresistibili e superano sempre la resistenza che può assalirmi all’idea di andare a correre.
3. Rendila una cosa facile
Abbiamo capito che uno dei segreti per rendere la corsa un’abitudine è eliminare le frizioni, le difficoltà che ti impediscono di percepirla e viverla come tale. Quali sono le principali difficoltà contingenti che la corsa comporta? Poche in realtà, e facilmente superabili: cambiarsi per farla, e muovere il primo passo. La prima è risolvibile preparando in anticipo le cose che ti servono, specie se corri di mattino al risveglio. La seconda richiede semplicemente di mettere un piede fuori casa e iniziare a farlo. Sei già fuori, sei pronto per farlo: fallo!
4. Traine soddisfazione
Difficile abituarsi a qualcosa che ci è sgradevole o che non ci dà alcuna soddisfazione. Nella corsa le soddisfazioni sono di due tipi: immediate (sentirsi bene dopo averlo fatto) e dilatate nel tempo (dimagrire, riacquistare il peso forma, diventare più veloci). Le prime sono percepibili sin da subito, le seconde si dipanano nel tempo e nell’immediato non sono visibili. Come renderle evidenti? Per esempio con un diario su cui segni le uscite che hai fatto, il peso, le sensazioni. Rileggendolo potrai avere un quadro complessivo del tuo stato di forma, sia fisica che mentale. Da quello potrai trarre il piacere nell’osservare i cambiamenti nel tuo corpo e nel tuo umore, o potrai anche capire cosa non sta funzionando a dovere. Ciò che conta è che per assumere un’abitudine, la mente deve percepirne il vantaggio in termini di rilascio di endorfine e di benessere psicofisico.
Se si instaura quello che noi chiamiamo “circolo vizioso-virtuoso” (cioè qualcosa che ti rende dipendente ma per farti, alla fine, del bene), l’abitudine è ormai acquisita e correre non ti sembrerà più una cosa noiosa o che non ti appartiene. Sarà automatica eppure sempre – o molto spesso – gratificante.
Ed è difficile resistere a ciò che ci fa stare bene. Impossibile, anzi.
(Credits immagine principale: .shock on DepositPhotos.com – Via Running Magazine)