Fino a qualche anno fa un pezzo sulla maratona di Boston si sarebbe aperto con le parole “Oggi negli USA è il Patriots’ Day e come ogni Patriots’ Day si corre una – se non la più famosa – maratona al mondo”.
Da qualche tempo però le cose sono cambiate e molti eventi hanno subito cancellazioni o ricalendarizzazioni. Quest’anno, per esempio, la maratona più antica e famosa del mondo – Boston, appunto – non si corre nel Patriots Day che cade ad aprile ma oggi, lunedì 11 ottobre 2021. Dopo la cancellazione di quella del 2020 causa pandemia, quella di quest’anno è stata infatti posticipata all’autunno, perché nella scorsa primavera non vi erano ancora le condizioni sanitarie per svolgerla in tranquillità.
Qualcosa è cambiato
Il giorno scelto – l’11 ottobre appunto – non è casuale, o meglio: lo è nel caso di questa maratona. Si tratta infatti dell’Indigenous Peoples’ Day, il giorno che cade sempre il secondo lunedì di ottobre che celebra le culture e le storie delle popolazioni indigene originarie degli Stati Uniti. La coincidenza non poteva non suscitare polemica e quindi l’organizzazione si è affrettata a scusarsi e a specificare che si tratta di pura coincidenza e che non vi era alcuna volontà di mancare di rispetto e di mettere in ombra una celebrazione molto sentita come il Giorno degli Indigeni. Per dimostrarlo hanno anzi deciso di intitolare questa edizione a Ellison “Tarzan” Brown, un membro della tribu Narragansett di Rhode Island che la vinse nel 1936 e nel 1939.
E non si tratta dell’unica novità: il numero massimo di partecipanti, come è prevedibile visto la perdurante, anche se sotto controllo, situazione pandemica è stato limitato a 20.000 unità, mentre per il personale coinvolto nell’evento sono state ordinate 200.000 mascherine.
A sottolineare la particolarità di questa edizione, fra i cosiddetti “Grand Marshals”, cioè le personalità che patrocinato la manifestazione, ci saranno 8 lavoratori impiegati in prima linea contro il Covid, fra cui dottori, dottoresse e infermieri.
Una maratona fatta di storie e tradizioni
Una delle tante bellezze di questa maratona risiede nelle storie e nelle tradizioni che la caratterizzano. Una di queste è senz’altro che, nel giorno della maratona, gioca sempre la squadra locale di baseball dei Red Sox. Anche quest’anno lo farà, pur se non secondo il calendario che avrebbe (o che ha) affrontato ad aprile: giocherà infatti con i Tampa Bay Rays.
Ci sono poi molte storie individuali che hanno Boston come sfondo. C’è quella di Derm Holwell che iniziò a parteciparvi nel 1991 e che quest’anno correrà la sua 30esima maratona di Boston consecutiva. C’è quella della moglie di un malato di cancro che la corre per raccogliere fondi per le cure del marito. C’è quella di Mike Mendoza, un ex-marine e tiratore scelto 42enne che domenica ha corso la maratona di Chicago e che lunedì sarà sulla griglia di partenza dove c’è scritto “It all starts here” per correrne un’altra. Il tutto per dimostrare l’importanza dell’attività fisica nelle terapie di recupero dopo i traumi subiti in guerra (lui fu coinvolto in un attacco nemico mentre proteggeva un convoglio e riportò il collasso dei polmoni e danni agli organi interni).
La più amata
L’affetto per la maratona di Boston si capisce anche dalla partecipazione imponente del pubblico: circa mezzo milione di persone che, almeno nelle edizioni passate, si assiepavano lungo i 42 km per incitare i runner, qualsiasi runner.
Poi ci sono dei punti notevoli, ormai noti in tutto il mondo. Tre su tutti: il primo è la partenza ad Hopkinton dove c’è semplicemente scritto “It all starts here”. “Tutto comincia qui”. Chiaro no?
E poi lo Scream Tunnel, dove le studentesse urlanti del Wellesley College offrono ai maratoneti i loro “Free Kiss”, non il massimo per garantire la migliore prestazione, ma il massimo d’amore che si possa ricevere da sconosciute.
Poi, quando mancano 10 km all’arrivo e pensi che sia fatta, arriva la Hearthbreak Hill, l’ultima di una serie di tre salite che letteralmente “ti spacca il cuore”. E qui si vede davvero chi ha la stoffa.
Una storia lunghissima
Per capire quanto è antica ti dirò solo che quest’anno compie 125 anni (per capirci, la prima “moderna” fu quella olimpica di Londra e parliamo del 1922, quindi… meno di 123 anni fa).
UN’ANTICHISSIMA PASSIONE
Era infatti il 1897 quando si corse la prima edizione, e nacque sull’onda dell’entusiasmo che aveva suscitato quella dei giochi olimpici greci dell’anno prima. Vi parteciparono in 18, a quella del centenario nel 1996 gli iscritti furono 38.708, 36.748 alla partenza e 35.868 i finisher. Ogni anno Boston registra sempre più di 30.000 iscritti e, pur essendo considerata una maratona “locale”, le provenienze sono fra le più varie e ovviamente non sono solo americane.
BOSTON IN ROSA
Questa maratona ha anche un posto importante nella storia dello sport, specialmente se declinato al femminile. Qui corse non ufficialmente la prima donna al mondo: era il 1966 e Roberta Gibb decise che in qualsiasi modo l’avrebbe corsa. E ce la fece, aiutata anche dal sostegno dei concorrenti (uomini, ovviamente) che furono conquistati dalla sua determinazione e che la protessero contro i giudici di gara. La sua gara purtroppo non fu riconosciuta ufficialmente fino al 1986, quando la BAA (l’associazione che organizza la maratona) non la invitò a correrla, ufficialmente e solo dopo che lei aveva combattuto perché le fosse riconosciuto il primato su Kathrine Switzer, che la corse nel 1967 registrandosi come K. Switzer, “ingannando” i giudici che la presero per un uomo. Dal 1972 Boston è finalmente aperta anche alle donne (compresa Rosie Ruiz, che la rubò) e l’anno scorso Roberta, che ora ha 75 anni, ne è stata Grand Marshal.
LA BOSTON PIÙ TRAGICA
Il più grande dramma accaduto a Boston è sicuramente quello del 15 aprile 2013. Esattamente alla 4a ora, 9 minuti e 44 secondi esplodono a circa 200 metri dall’arrivo su Boylston Street 2 ordigni che provocano 3 morti e 264 feriti. Qualche giorno dopo i responsabili vengono identificati e arrestati: sono due fratelli immigrati di origine cecena. Uno dei due muore nel conflitto a fuoco scoppiato durante la loro cattura, l’altro fugge ma viene arrestato qualche giorno dopo.
Per sventare nuovi attacchi, pochi giorni fa tutto il tracciato della maratona è stato scansionato da un elicottero capace di rilevare radiazioni sospette, potenzialmente provenienti da bombe sporche. https://arstechnica.com/science/2021/10/nuclear-security-helicopter-scours-boston-marathon-route-for-radiation/
I RECORD
Al di là dei partecipanti e degli spettatori e della storia, Boston è anche famosa per i record che vi sono stati stabiliti. Uno su tutti: quello di Geoffrey Mutai che la corse nel 2011 in 2:03:02 (record del mondo non ufficiale), purtroppo non vedendosi convalidato il risultato a causa dei dislivelli superiori a quanto consentito dalla IAAF.
UNICA AL MONDO
Un percorso unico, un pubblico fra i più calorosi e simpatici e una storia lunghissima. Questa è la Boston Marathon. Perché come dice un suo famoso motto, “Ci sono tante gare, ma c’è una sola Boston Marathon”.
(Cover: account Twitter ufficiale di Boston Marathon)