Parlando delle Speedland SL:PDX si ha la tentazione di classificarle fra le trovate di marketing già viste: si introduce un nuovo prodotto e lo si fa lanciandolo a un prezzo esorbitante e in tiratura limitata. Come sempre però è meglio non limitarsi alla prima impressione e analizzare la questione più a fondo.
Innanzitutto, il prezzo: le SL:PDX sono il primo prodotto dell’americana Speedland, sono scarpe da trail e sono in vendita in tiratura limitata di 1200 paia a 375 dollari. E qui finisce l’effetto WOW della notizia, perché se vuoi capire meglio di cosa si tratta devi leggere ancora qualcosa.
Chi e cosa
Dave Dombrow e Kevin Fallon sono i suoi ideatori e titolari della Speedland. I loro nomi possono dire poco o niente ma dietro il design di molte Puma, Nike o Under Armour ci sono le loro mani. Una volta smesso di lavorare per quest’ultima, i due amici hanno deciso di continuare a collaborare fondando un’azienda con una missione specifica: fare qualcosa di mai fatto prima e non creare prodotti ma esperienze. Certo, ironizzando un po’, per vendere a quei prezzi è meglio convincere le persone che stanno pagando un’esperienza unica più che un prodotto, ma a testimoniare le loro ottime intenzioni c’era la loro storia e la loro professionalità. Non si tratta di un’operazione di marketing insomma.
Cosa hanno di particolare queste SL:PDX? In realtà si tratta di scarpe semplicissime: sono composte da una suola Michelin (inusuale in un mercato del trail dominato da Vibram), una piastra in fibra di carbonio bidirezionale Carbitex, un’intersuola ammortizzante in Pebax, una tomaia Dyneema e un sistema di allacciatura a cavi BOA. Osservandole con attenzione si notano diversi dettagli originali: innanzitutto la suola e la tomaia sono cucite e non incollate; la piastra in fibra di carbonio è rimovibile e la chiodatura è modificabile. Come e perché? Vediamolo, partendo dal battistrada.
Il battistrada Michelin è costituito da chiodi che possono essere tagliati in modo da abbassare il profilo e modificare il grip, a seconda del terreno su cui si corre. L’operazione, pare di capire, è irreversibile.
La piastra in carbonio bidirezionale ha la funzione di garantire un comportamento differenziato a seconda dell’impatto a terra: più rigido in senso longitudinale e più morbido in quello trasversale. Il fatto che sia rimovibile lascia alla discrezione di chi ci corre la decisione di avere una scarpa più o meno rigida. L’operazione è in questo caso reversibile.
La cucitura della suola alla tomaia è infine stata pensata per rendere la scarpa interamente riciclabile e per evitare l’utilizzo di solventi o colle.
Una nuova esperienza?
Come già detto, a correre con queste SL:PDX saranno solo 1200 persone in tutto il mondo. Al di là del prodotto in sé, l’esperienza che Speedland propone è piuttosto quella di una scarpa personalizzabile dallo stesso utente. Non parliamo di personalizzazione estetica quanto di customizzazione tecnica: la possibilità di variare il grip e di cambiare l’assetto della scarpa rimuovendo o mantenendo la piastra sono infatti peculiarità originali e mai viste altrove, che di certo richiedono una conoscenza molto alta dello strumento e del proprio stile di corsa. Non averla equivarrebbe a far mettere a punto una macchina da rally a chi non la sa guidare e non la conosce. Solo chi conosce il proprio stile di corsa e le proprie esigenze – oltre alla diversa risposta che una scarpa può dare a seconda del battistrada che ha o della sua rigidità – può permettersi di metterci le mani fino a renderle le proprie, personalissime, scarpe.
A un prezzo, si è visto. Ma pur sempre di un’esperienza si tratta.