Ringraziamo Laura che ha voluto condividere con noi la sua brutta esperienza e le sue riflessioni su un argomento così sensibile.
Anno 2021, quasi 2022. Sono una donna e sono 40 anni che sto attenta perché sono una donna.
Ho viaggiato mezzo Mondo, vissuto all’Estero, non mi sono mai fermata davanti a nulla solo perché ero da sola, ma sono sempre stata attenta. Ho sempre pensato di non essermi negata nulla, eppure, qualche giorno fa, un evento mi ha fatto capire che la mia era solo un’illusione di totale libertà: il mio comportamento e le mie scelte, e quello di tante altre donne, sono purtroppo alterati da una società che dovrebbe essere tremendamente più evoluta, paritaria e garantire i diritti di tutti i cittadini e le cittadine.
Ho sempre convissuto con quella vocina che mi suggeriva come comportarmi per evitare di essere fraintesa, come vestirmi, che strada percorrere per tornare a casa la sera; quella vocina che diceva di non farmi riaccompagnare a casa se non da amici, di non bere troppo alcol se non ero accompagnata, di inventare di sana pianta un fidanzato come copertura e protezione.
Non è colpa dei miei genitori o della mia educazione ma, al contrario, della mia voglia di fare, viaggiare, conoscere. Sembra quasi che esistano delle regole non scritte diverse per gli uomini e le donne, anche per le attività più comuni.
Incredibilmente, l’evento scatenante di questi miei pensieri e questo gran bisogno di sollevare un problema ancora irrisolto è stato una corsa. Già, una normalissima corsa.
La mia vocina mi ha sempre suggerito di evitare di andare a correre da sola la sera al buio, o di passare in luoghi poco frequentati, o di svestirmi troppo anche quando si muore di caldo. Cose che sembrano normali, ma allora mi chiedo: un uomo si farebbe problemi a uscire a correre la sera al buio in una situazione normale? O a mettersi a torso nudo quando fa caldo?
Nonostante la mia prudenza, durante una qualsiasi pausa pranzo, in pieno giorno, in un frequentato parco pubblico di Milano, mentre correvo con i miei pensieri, mi è successo di essere sorpassata da un camioncino a tutta velocità; l’autista ha poi parcheggiato sulla strada che stavo percorrendo di corsa, piazzandomisi davanti, e mostrando delle nudità che avrei evitato di vedere.
Ho semplicemente continuato a correre visto che non mi si è avvicinato (ho scoperto dopo che probabilmente stava solo evitando le telecamere presenti nel parco), ripetendomi “Dai, non è successo niente, solo un po’ di spavento”, ma poi ho iniziato a pensare.
Mi son chiesta se avessi potuto evitare quella situazione e perché non avessi con me il cellulare; mi son chiesta se non fossi stata approcciata solo perché, fortunatamente, in quel momento, proprio lì, stavano passando un paio di persone.
Dopo mille pensieri un po’ confusi, mi sono arrabbiata perché la realtà era solo una: qualsiasi tipo di aggressione, anche apparentemente insignificante come questa, in un luogo pubblico, come in un luogo privato, semplicemente non deve succedere.
Ho corso per anni quasi sempre in compagnia e mi sono resa conto che mi sento decisamente più al sicuro quando corro con qualcuno, soprattutto se di sesso maschile. Un innato bisogno di protezione, da chi? Da cosa? Lascio a te che leggi la risposta.
So che rimuoverò lo spiacevole evento dalla mia testa, anzi forse l’ho già fatto. Non sono ancora tornata a correre in quel parco perché il pensiero non mi piace. Non ho più lasciato a casa il cellulare, nonostante mi infastidisca averlo con me mentre corro, perché potrei averne bisogno. Prima di uscire a correre da sola, soprattutto se sta per diventare buio, penso a un bel percorso molto frequentato (che a Milano significa anche respirare un sacco di smog!).
Non è successo niente quel giorno? Io non credo. E’ stata ingiustamente limitata la mia libertà.
Sono 40 anni che sto attenta perché sono una donna e sono stufa perché, nel rispetto delle regole e della società a cui apparteniamo, dovrei avere il diritto di vivere libera e senza paure o preclusioni legate al mio sesso, senza dovermi preoccupare di essere in una posizione di debolezza o inferiorità.
Tuttavia, mi devo piegare anche io ad accettare una società che non ha sufficiente cultura, educazione e sensibilità affinché ci sia davvero quella parità tra sessi di cui tanto si continua a parlare ma che è ancora lontana anni luce dal Mondo in cui viviamo.
Impegniamoci a educare i nostri figli più che a proteggere le nostre figlie.
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