Il mantra nella corsa

Cos’hanno in comune la meditazione e la corsa? I mantra, per esempio. E quando avrai capito quanto utili possono essere non ne farai più a meno

Un giorno parlavo con un amico di meditazione. Mi raccontava di praticare quella trascendentale alla cui base vi è il mantra. Cos’è il mantra? È una parola in sanscrito la cui origine – a seconda delle letture che se ne danno – deriva dall’unione di “man” (pensiero) e “tra”, un verbo che può significare “che pensa” o “che protegge”. Ma questa non è una lezione sul mantra, che non potrei nemmeno sostenere perché non pratico la meditazione trascendentale né sono esperto di buddismo o induismo. Quello che però mi affascina e mi fa sempre pensare alla corsa e alla meditazione come a due facce della stessa medaglia è che ci possa essere un legame o un senso anche nell’utilizzare un mantra nella corsa.
Voglio dire: entrambe le attività si basano sulla respirazione ed entrambe sono due espressioni particolari di concentrazione. Per rendere più chiaro il concetto, mi piace riferirmi alla meditazione come a una forma di, appunto, meditazione “statica” e alla corsa come “meditazione dinamica”.

Quando corri sei concentrato sia su quello che fai – che sia l’atto in sé o lo sforzo che ti richiede, unitamente al flusso di pensieri che si sviluppano mentre lo fai – che sulla respirazione. Quando mediti – sempre che mediti – sei concentrato sulla respirazione e sui pensieri. L’unica cosa che rende queste due attività diverse è che una delle due presuppone il movimento.

La meditazione e la corsa

Il segreto

Ma torniamo al mio amico. Il fulcro della discussione riguardava i mantra, o il mantra, giacché ognuno ne ha uno solo, che ripete durante la meditazione per calmarsi e rilassarsi. “Ogni mantra è personale e non deve essere rivelato a nessuno”, mi raccontava. Non è che abbia niente di segreto, non è il codice del bancomat o una personalissima e sconveniente confessione da fare. Non mi spiegò nemmeno bene per quale motivo non dovesse essere rivelato ma capii che era importante.
Conta poi? No. Conta per chi ne fa uso ed è convinto che non debba essere svelato, conta perché lo si sente come una cosa estremamente personale e da difendere ma magari, una volta rivelato, potrebbe generare in chi ne viene a conoscenza una reazione del tipo “E quindi? Cos’ha di così segreto questa parola?”. Niente, appunto. Però è personale.

Tutto questo discorso e come le considerazioni che prima facevo riguardo a come meditare e correre siano un po’ (quasi) la stessa cosa, mi ha fatto pensare a due cose:
– Che un altro elemento che le distingue è che una presuppone la recita di un mantra e che
– Averne uno e ripeterselo mentre si corre non costa niente.

La meccanica del mantra

Chi imita uno che medita assume una certa posizione a gambe incrociate, chiude gli occhi e dice “Oṃ“. Questo è un mantra che tutti conoscono, anche perché è facilmente pronunciabile e diffusissimo. In altre parole è il mantra dei mantra.

Il bello dei mantra è però che possono essere qualsiasi cosa si voglia. Può trattarsi di una frase che ha un particolare significato, di un nome di qualcuno che ci è caro, può non avere senso, può essere una parola che ti dà una particolare motivazione.
La loro funzione non c’entra necessariamente con ciò che significa. Come le preghiere ripetute all’infinito, più volte viene pronunciato, più il senso che ha si diluisce fino a farlo diventare un suono e basta. Ed è così che deve essere, perché il mantra ha la funzione di portare la tua mente a concentrarsi solo sul mantra stesso, lasciando ai margini tutti gli altri pensieri. È come se fosse una parola magica che scaccia tutto il resto, permettendoti di concentrarti solo su quello che stai facendo, e cioè correre.

Moltissimi atleti di élite lo usano. Alcuni si ripetono “Corri senza alcun rimorso” (Shalane Flanagan), altri si dicono “Calma, calma, calma, rilassati, rilassati, rilassati” (Desi Davila) oppure “Vai più veloce, spingi ancora di più. Oggi definisci te stessa” (Deena Kastor).
Come vedi si tratta soprattutto di frasi o parole motivazionali ma il loro scopo è quello di calmare la mente e centrarla solo sull’obiettivo di quel preciso momento: quello dell’allenamento o della gara.

La cosa più interessante è che funzionano, perché permettono di raccogliere tutte le forze fisiche e mentali nel gesto presente, che è quello della corsa. Non c’è alcuna altra distrazione perché la mente è occupata a ripetere il mantra e nient’altro.

Perché non provarci?

Se un giorno ti capita di allenarti e di essere poco presente e con la mente che segue ogni pensiero o preoccupazione senza mai riposarsi, prova a usare un mantra, ripetendo una frase o una parola che per te significa qualcosa. Magicamente la tua mente sarà impegnata a fare solo quello, e tutto il resto andrà sullo sfondo sino a scomparire. In definitiva si tratta di farlo per la durata di una corsa, usando questo procedimento finché le nubi dentro di te si diradano, lasciando spazio al puro gesto atletico. Finalmente concentrato solo sul momento presente.

Anche io ho un mantra ma, come avrai capito da quanto detto prima, non posso rivelarlo. Oppure sì? Beh, è “supercalifragilisticoespiralidoso” e ti sfido a ripeterlo senza inciampare per lo sforzo mentale richiesto.
Sarà vero? Chi lo sa. Io posso solo dirti che funziona.

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2 COMMENTS

  1. Boh, io ho fatto yoga per qualche mese, ma che il mantra deve rimanere segreto non l’ho mai sentito. Il mantra serve per distrarre la mente e immergersi nel momento presente. Può essere anche il rosario.
    PS il famoso om, in realtà è aum

    • Ciao Michele, ho riferito quello che mi raccontava un amico che fa trascendentale ma ho anche l’impressione che le scuole di pensiero siano le più varie. In fondo non si tratta di una procedura di cardiochiruriga che deve seguire un certo protocollo, quindi immagino che possano esistere alcuni che la praticano mantenendo segretezza sul mantra. De gustibus direi!

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