La prima volta che mi smarrii per davvero in montagna avevo poco più di dieci anni. Al rientro da un trekking di due giorni io e un altro paio di amici restammo indietro, perdemmo il gruppo e poco dopo anche il sentiero. Credo fosse il 1991 e non avevamo i nostri walkie-talkie nello zaino. Vagammo a zonzo per 3-4 ore, fino a che non trovammo il letto di un torrente in secca: “seguiamolo e ci porterà a valle” pensammo. E così fu. Raggiunto il primo paese, disidratati e infreddoliti ci dirigemmo dai Carabinieri dove – per puro caso – trovammo il resto del gruppo. Non ci sgridarono nemmeno troppo perché videro quanto eravamo impauriti già per conto nostro.
Anche se sono passati trent’anni da allora, anche se abbiamo quasi tutta la tecnologia che vogliamo non è che oggi non ci si perda mai in montagna. Anzi. La tecnologia spesso ci porta a prendere con troppa leggerezza sentieri sconosciuti. Solo qualche mese fa, durante un bellissimo trail notturno sul Monte Bolettone, il povero Tony Krause (nome fittizio per proteggere la sua privacy, ndr) ha sbagliato una svolta a un incrocio e si è trovato in pochissimo tempo dal versante sbagliato di una montagna che conosceva benissimo. Eppure.
Senza scomodare la montagna poi, posso dirti con certezza che anche in città il mio cervello si atrofizza un pochino di più ogni volta che uso il navigatore invece che la testa.
Poiché in montagna io ci corro molto, il tema dell’orientamento mi sta molto a cuore, anche più di quanto stesse a cuore a quel piccolo me quasi undicenne disperso in Val di Fiemme. Non pretendo di insegnare qualcosa in queste poche righe, ma almeno stimolare la tua attenzione su questo argomento.
E allora come orientarsi a dovere in montagna?
1. riferimenti naturali
Difficile che io mi perda in città. Anche in una città sconosciuta intendo, ho la fortuna di avere un buon senso dell’orientamento (e faccio anche dei parcheggi a esse che lèvati, ma divago). Ma la montagna è tutta un’altra storia. I sentieri non sono mai paralleli o perpendicolari tra loro e la nostra capacità di calcolare le distanze in assenza di riferimenti fissi (palazzi, incroci, piazze) viene inevitabilmente meno. Quel Manuale delle Giovani Marmotte che leggevi e rileggevi da ragazzino ora ti tornerebbe utile.
Cerca di avere sempre chiaro dove si trova il nord, quelle storie che hai sentito riguardo al muschio e al lato freddo delle rocce sono incredibilmente veritiere. Un’altra cosa che ti sarà certamente utile è seguire l’andamento del sole, che grossomodo fa un percorso est-ovest. La parte sulla posizione delle stelle magari oggi la saltiamo: sia perché un po’ troppo lunga, sia perché se parliamo di stelle allora significa che ti sei perso di notte e – sebbene ritrovare la strada sia chiaramente importante – probabilmente c’è una differente scala di priorità.
2. la bussola
Premesso quanto sopra, iniziamo con gli strumenti: avere una bussola può aiutare. Certo devi a. sapere come usarla (il che è relativamente facile) e b. sapere in che direzione devi andare o tornare: è evidentemente inutile sapere dove sia il nord se tanto non sai qual è la tua destinazione. Parlo di una bussola vera eh, mica quella dello smartphone che – soprattutto in mezzo a un bosco – è spesso inutilizzabile.
3. le mappe (di carta)
Io adoro le mappe cartacee. Le adoro per la loro immediatezza e la capacità di fornire numerose informazioni utili in poco spazio: inoltre, anche se non sei avvezzo alla lettura di una mappa, quelle di carta hanno sempre una chiara legenda di riferimento.
La mappa mi mostra l’ambiente circostante, mi fa capire le distanze, mi evidenzia il dislivello con le curve di livello. Infine mi mostra gli eventuali ostacoli: sapere che devo andare a nord è utile, ma sapere se in mezzo ho una montagna o un fiume mi evita di procedere inutilmente dritto per dritto. Le mie preferite in assoluto sono le cartografie Tabacco, con scala 1:25.000: molto ben fatte anche dal punto di vista della realizzazione grafica e ricche di dettagli essenziali per orientarsi. Le mappe cartacee hanno un solo grande difetto: non ti dicono dove ti trovi tu in quel momento. Ok, due grandi difetti se includiamo anche il fatto che sbaglierai a ripiegarla il 95% delle volte.
4. le mappe (digitali)
Naturalmente esistono anche cartografie digitali, più o meno precise, il cui vero valore aggiunto è proprio quello che manca alle versioni cartacee: ti dicono sempre dove sei tu, grazie al sensore gps del tuo telefono. In montagna Google Maps (o qualsiasi sistema web-based analogo) è quasi del tutto inutile perché hai necessità di un livello di dettaglio escursionistico: insomma ti serve vedere ogni possibile sentiero, ruscello, bivio o via ferrata che sia. C’è poi da considerare che molto probabilmente non avrai una connessione internet.
Parliamo allora piuttosto di cartografie digitali offline, che scaricano le mappe sul tuo dispositivo. Qui esistono due grandi famiglie: la prima è quella delle versioni digitali delle mappe cartacee (la suddetta Tabacco permette di acquistare anche queste); la seconda è quelle di vere e propri applicazioni che – oltre alla cartografia – includono funzionalità di pianificazione e analisi del tracciato e del terreno. In questa seconda categoria la mia app preferita è sicuramente Komoot, che utilizzo praticamente sempre in fase di pianificazione e, in caso di dubbio e necessità, anche mentre sono sul tracciato (o più probabilmente quando mi trovo fuori tracciato). Komoot offre poi anche alcune funzionalità di community e social networking: in questo modo puoi vedere i percorsi dei tuoi amici e condividere i tuoi con loro.
C’è da dire che uno smartphone resta sempre uno smartphone, con tutti i limiti del dispositivo stesso: anche se le mappe sono offline (e quindi sempre disponibili, a prescindere dalla connettività) la batteria potrebbe abbandonarti nel momento del bisogno. E l’escursione termica che spesso s’incontra in montagna non è amica della tua batteria: ho visto il mio iPhone con il 40% di carica spegnersi pochi istanti dopo. Non è piacevole in città, figuriamoci in mezzo al nulla. Infine prova tu a fare pinch-and-zoom sullo schermo sotto il diluvio o quando le tue dita sono così intirizzite dal freddo da non riuscire a moverle.
5. gli sportwatch con mappa
L’ultimo strumento di cui parlerò è proprio quello che potresti avere già al polso e che probabilmente stai già utilizzando per tracciare la tua attività, con una batteria di durata molto superiore a quella di uno smartphone. Quando acquistai il mio attuale orologio (Garmin FR945, ndr) volevo che avesse innanzitutto l’altimetro barometrico, decisi poi che mi sarebbe piaciuto avere anche le mappe precaricate. Sarò molto onesto: era più uno sfizio che altro, non ho mai pensato che poi le avrei utilizzate per davvero. La verità è che come puoi immaginare la gestione delle mappe su un display così piccolo è al limite dell’imprecazione blasfema: non può essere l’unico strumento su cui fare affidamento.
Però.
Un’altra verità è che quando le hai sul polso le usi più di quanto pensi. Un paio di volte lo scorso anno mi hanno salvato sul tracciato dell’UTMB (facevo solo trekking, ancora non sono pronto a correre per 170km), sotto un acquazzone svizzero. E mentre corro, quando mi trovo di fronte a un bivio particolarmente dubbio, basta uno sguardo veloce per rendermi conto della strada da prendere. E scusa se è poco.
Il mio grande sogno resta un oggetto come la Mappa del Malandrino di Harry Potter: una mappa cartacea a tutti gli effetti ma che in più identifichi in tempo reale la tua posizione e quella dei tuoi amici. Ci arriveremo, ne sono abbastanza certo.
(photos by Daniil Silantev and Annie Spratt on Unsplash)
Ottimo articolo! Io per scrupolo e per salvarmi dalle bastonate della compagna quando arrivo a casa in ritardo o per qualsiasi evenienza mi sono affidato al Garmin gpsmap66i. Prodotto costoso. Ma a parer mio affiancato a un abbonamento inreach ha tutte le motivazioni per pagarlo certe cifre. Come un casco da moto lo compri sperando non ti debba mai servire. Ma quando ti serve capisci la qualità di un casco rispetto a un altro. Buona giornata
Ciao Valerio, hai assolutamente ragione. Inizialmente avevo pensato di trattare anche quella tipologia di prodotti “salvavita” ma poi ho deciso che era meglio dedicare loro un articolo ad hoc (prossimamente) per poter approfondire meglio la tematica :)