Ho corso con un paio di Altra molti anni fa. Si chiamavano Adam e definirle “un po’ estreme” era un eufemismo. Avevano pochissimi millimetri di gomma sotto la pianta, non avevano alcuna ammortizzazione, non avevano nemmeno i lacci e potevano vantare un drop che più minimo non si poteva: era zero. Insomma, un esercizio di sottrazione davvero notevole.
Ero quindi curiosissimo di provare un nuovo modello per capire se l’americana Altra avesse proseguito lungo quella strada o avesse ceduto un po’ del suo DNA alla comodità e a certi compromessi.
Dov’eravamo rimasti?
La mia prima reazione è stata molto positiva: le Altra Torin 5 sono scarpe che c’entrano poco con le loro lontane cugine Adam, ma in un certo senso ne sono un’evoluzione.
Non hanno niente in comune in termini di ammortizzazione, perché loro ce l’hanno e si fa sentire, rendendole molto confortevoli ma non cedevoli. Hanno i lacci e hanno una tomaia e un design che le fa riconoscere subito come scarpe da running e non come “strane scarpe che non sembrano da running (ma lo sono)”.
Eppure sono anche legate a filo diretto con i modelli precedenti di qualche anno fa: hanno drop molto limitato (anche se confesso di non essere certo che sia zero perché Altra non lo dichiara nelle specifiche tecniche, ma è comunque molto basso) e offrono ampio spazio in punta per permettere alle dita dei piedi di allargarsi e distribuire meglio i carichi. La loro natura resta insomma ispirata al natural running e alla corsa spostata in avanti verso il mesopiede, resa però più facile da una potente ammortizzazione e da una costruzione della tomaia comoda.
Il primo contatto sembra essere stato molto interessante, a parte qualche noia con la linguetta destra e con la sorpresa che, nonostante il numero fosse il mio, risultano un po’ strette, anche se lo si nota più camminando che correndo.
A prestissimo per la recensione completa.