Quando ho visto le adidas Boston 10 non avevo capito che stessi guardando le adidas Boston 10. La Boston è da sempre un modello iconico, continuativo e particolarmente riconoscibile: ogni anno viene aggiornato e migliorato, ma il concept e la struttura base della scarpa sono – giustamente – invariati da anni.
Poi è arrivata la Boston 10. Non credo di esagerare dicendo che si tratta di un nuovo inizio, una nuova era per adidas. Posso dirlo anche subito: mi è piaciuta un casino.
Come è fatta
L’oggetto, nel suo complesso, non assomiglia nemmeno un po’ alla precedente versione, motivo per cui non avevo capito immediatamente cosa fosse. La prima cosa che si nota è che il caro vecchio Boost – la schiuma che adidas utilizza dal 2013 per la quasi totalità delle intersuole da running – viene definitivamente abbandonato in favore del Lightstrike, una mescola EVA alleggerita, recentemente introdotta senza troppo clamore anche su modelli meno blasonati. Il Lightstrike è morbido, ma contemporaneamente molto più compatto e reattivo del Boost. Inoltre in questo caso abbiamo anche uno strato di Lightstike Pro – stessa mescola, differente intensità – posizionato appena sotto la tomaia. Il risultato è un’intersuola particolarmente pronunciata, con una forte ammortizzazione che ne permetterà l’uso intensivo anche ad atleti di un certo peso.
La tomaia invece abbina a materiali estremamente tecnologici e innovativi come il celer mesh (derivato dalle scarpe chiodate di adidas) inserti scamosciati, quasi a catapultarci in maniera ostentata nei gloriosi 80s. Personalmente apprezzo questa scelta di stile: non è certo su questo tipo di scarpa che qualche grammo in più ci toglierà il nostro personal best.

Capovolta la scarpa non si può fare a meno di notare le Energy Rods, elementi rigidi in fibra di carbonio composito che seguono l’ossatura del piede e il cui scopo è migliorare la propulsione della rullata. Rendere visibile questa parte strutturale è a mio avviso un piccolo colpo di genio: se fosse stata lasciata completamente affogata nel Lightstrike ce ne saremmo scordati pochi minuti dopo l’acquisto, invece in questo modo diventa un punto focale della scarpa.
Ready, Steady
La calzata è inizialmente stretta, poi avvolgente e infine decisamente comoda. La nuova tomaia contiene e sostiene, dando una sensazione di immediata stabilità. La linguetta è come piace a me: sottile e aderente, ma con piccole imbottiture nei punti giusti così da evitare spiacevoli dolori dovuti a una stringatura troppo vigorosa. Oscillo avanti indietro e non mi trattengo dalla voglia di saltellare.
Go
Non mi sono risparmiato e alla prima uscita ho fatto 18 km a ritmo sostenuto, quasi dimenticandomi che indossavo una scarpa appena uscita dalla scatola. Nei giorni successivi ho poi voluto testare ritmi più aggressivi con 10+10 km veloci e repentini cambi di direzione: la suola Continental è da anni una garanzia di aderenza e precisione e, non appena allunghi il passo, la Boston 10 ti segue che è un piacere. Infine un lungo lento di 25 km – che con questo caldo non guasta mai – e sai che c’è? La voglia di fare subito quei 42 km e spicci era tanta, il drop da 8 mm donava il giusto comfort a ritmi lenti, ma poi mi sono lasciato sopraffare da quell’altra voglia: quella di una doccia gelata.
E quindi?
Se cerchi una scarpa estremamente versatile e tuttofare, eccola: è la Boston 10. La puoi tranquillamente usare per tutti i tipi di allenamenti che ti vengono in mente e – ça va sans dire – anche e soprattutto in gara. Un unico neo che mi sento di rilevare (figurati!): le stringhe sono un po’ troppo corte.
Le adidas Adizero Boston 10 hanno un prezzo di listino di 150€, decisamente interessante per una scarpa di questa categoria che ti potrà accompagnare per parecchi chilometri. Le trovi, insieme a tutti gli altri modelli dedicati a questo periodo di grandi performance, già in vendita da Cisalfa Sport. E sì, la colorazione Cloud White / Core Black / Solar Red (la Tokyo Collection) è quella che devi assolutamente prendere per non sfigurare alla prossima gara.