Partiamo da una premessa che a molti suonerà singolare.
Per poterti iscrivere a una 100 miglia negli US non sempre è necessario presentare un curriculum sportivo in cui si dimostrano le gare che si sono già corse in passato; molto spesso puoi iscriverti a una 100 miglia anche se non hai mai corso distanze lunghe in vita tua.
Tuttavia, una discriminante condivisa da quasi la totalità delle gare, è di aver fatto volontariato, per una durata che di solito è di 8 ore.
Di cosa si tratta?
Per volontariato si intendono tutte quelle attività volte alla conservazione, alla pulizia dei sentieri, e volti alla comunità dell’ultrarunning. Ovvero, sono tutti felici che corri e ti diverti, ma perché non metterci anche tu un po’ di olio di gomito in prima persona?
Per noi europei è normale ritenere che l’organizzazione di un evento sia “separata” da chi partecipa e quindi, in cambio di soldi, ci aspettiamo dei servizi, perché abbiamo pagato per averli. Il che può avere la sua logica, se pensiamo a noi stessi come dei consumatori, ma se pensiamo un po’ out of the box e invece ci riteniamo parte di un movimento o di una comunità il discorso cambia, e molto.
Non puoi avere sentieri perfetti se nessuno li pulisce. Non puoi avere le aid station piene di gente felice che tu sia lì a correre se i volontari sono lì solo in cambio di una maglietta o peggio ancora, pagate per presenziare. Non puoi aspettarti che qualcuno organizzi la gara come tu la hai in mente se aspetti che sia un ente, un’istituzione o per forza un’associazione strutturata per farlo. Se lo chiedete a me, vi rispondo senza peli sulla lingua che devono essere le persone appassionate di qualcosa a organizzare gli eventi per una scena, non imprenditori a caccia di business e basta.
Mi piacerebbe prendere in considerazione tutte le migliaia di possibilità che si possono utilizzare per fare qualcosa per la comunità dei corridori, ma intanto partiamo da una:
la pulizia dei sentieri, o trail work.
Sono tutti quei lavori di messa in sicurezza e pulizia del sentiero che rendono un sentiero emozionante per chi corre, bello, scorrevole e curato. Si va dal togliere rami e alberi caduti sul sentiero con la motosega, allo spostare sassi, al rastrellare via le foglie, rimettere a posto le passerelle di legno nei guadi e, ovviamente la rimozione di spazzatura dal sentiero.
Come fanno le persone a prestare questo volontariato?
Possono appoggiarsi ai Rangers locali (che poi gli certificano la partecipazione) o partecipare alle giornate che le organizzazioni delle gare fanno prima dell’evento sui sentieri della gara stessa.
In buona sostanza ci si ritrova in un po’ tra quelli che saranno i partecipanti della gara, si sfrutta l’occasione per una ricognizione del percorso, per conoscersi e si passano un po’ di ore assieme nella natura a fare quello che serve.
Non è difficile capire che questo tipo di impegno stringe legami nella comunità dei corridori, oltre all’aiuto effettivo che ha sulla tutela dei sentieri. Pensate duecento persone (lo standard di partecipanti nelle gare americane) che prestano 8 ore di servizio l’una. Sono milleseicento ore di volontariato.
Ora invece pensate che, delle diecimila che ogni anno corrono l’UTMB non ce n’è una che svolge, per regolamento, del trail work.
Si tratterebbe di ottantamila ore di volontariato all’anno, per dire.
Se realmente il sentiero diventa anche tuo sei chiaramente più predisposto a rispettarlo e perchè no, tenerlo pulito. Magari ci pensi due volte prima di buttare una cartaccia in terra, se hai passato molte ore a raccogliere cartacce degli altri. Semplice, lineare e logico.
Come già detto nessuna gara in Europa richiede del volontariato, e per questo tipo di lavori ci affidiamo solamente agli enti predisposti, ai club alpini e agli organizzatori prima e dopo le gare, ma non è una buona scusa per girarsi i pollici.
Parlare serve a poco, è molto più facile prendere un rastrello e infilare un paio di guanti, a prescindere dai regolamenti delle gare e darsi un pò da fare per la comunità dei corridori con un pò di olio di gomito!