A chi si rivolge Nike con il suo ultimo, notevolissimo video? Si chiama “You Can’t Stop Us” ed è stato appena pubblicato. Non parla di prodotti, non parla di novità.
Come sempre, quando Nike usa questo tipo di comunicazione parla a tutti, parlando di se stessa o meglio della propria visione dello sport e della vita. Che è poi una visione condivisa da molti, a prescidere dalle preferenze per un marchio o un altro.
È abbastanza evidente che parla al COVID-19 e alle difficoltà che tutto il mondo, simultaneamente, si è trovato ad affrontare. Lo fa usando la metafora dello sport come modo per superare le avversità uniti per un bene più grande, non parlando per una volta di vittoria o di successi personali. O meglio: se c’è una vittoria da cercare in questo racconto è quella contro il virus, contro la paura, contro le divisioni.
Oltre al messaggio è però ancora più notevole come tecnicamente è realizzato questo video: impiega infatti la tecnica dello split-screen, cioè dello schermo diviso in due metà. Generalmente usata per mostrare azioni diverse che accadono in luoghi diversi – magari in contemporanea o anche in differita – è usata in questo caso in modo molto intelligente e innnovativo: invece che dividere mostrando differenze, mostra cosa unisce attraverso i gesti comuni che appartengono a sport diversi. Se uno calcia un pallone in una metà, lo riceve un ragazzo che si tuffa in una piscina nell’altra. Se uno esegue un salto in lungo a sinistra, a destra c’è LeBron che va a canestro.
È un concetto semplice (le differenze uniscono, uniti si raggiungono obiettivi più grandi di noi stessi) reso in maniera magistrale. C’è solo una sequenza che è identica a destra e a sinistra: è quella di due operatori che sanificano le tribune di uno stadio: in quello siamo davvero tutti uguali, o almeno chi ama lo sport praticato o solo osservato e amato.
Per finire, qualche curiosità tecnica: per realizzarlo sono state visionate 4000 diverse azioni sportive e ne sono state scelte 72; nel video giocano a 24 sport diversi e si vedono 53 atleti (grazie a Michele De Paola per l’expertise 😉). Ci sono anche due sequenze tutte italiane: una con Bebe Vio e quella di Vittoria Olivieri e Carola Pessina, le due ragazze che durante il lockdown giocarono a tennis fra due tetti di Finale Ligure (a proposito: la loro invenzione è diventato uno spot Barilla con protagonista Roger Federer che l’ha recentemente registrato proprio con loro, proprio su quei tetti).
Brividi.
Hai ragione Martino, comunque la si pensi sul marchio, penso che Nike sia sempre un passo avanti, anzi due, sull’uso delle immagini e del marketing, che prescinde la semplice pubblicità. Davvero un gran bel prodotto, forse un con tantino di eccessiva retorica! Complimenti signor Nike!