L’outfit completo del trail runner: parte II – accessori

Nel trail running gli accessori sono tutt'altro che accessori: sono cose di cui non puoi fare a meno

Come si evince dal titolo se questa è la Parte II si presuppone l’esistenza di una Parte I. Non che sia fondamentale per la comprensione di questo post, ma in fondo si tratta di un unico discorso e quindi dai, puoi perdere qualche minuto e leggerti la puntata precedente.
Sì lo so che un post del genere fatto in un periodo in cui non si può andare a correre sui monti (perlomeno io non posso, che sto in zona rossa) potrebbe sembrare una cattiveria, ma se ti dicessi quanti acquisti inutili fondamentali ho fatto in questi giorni strabuzzeresti gli occhi. E poi è tempo di Black Friday quindi it’s now or never.

Zaino

La prima grande certezza è che lo devi prendere più piccolo di quanto tu stia pensando. Più lo zaino sarà capiente e più lo riempirai. Inutilmente. Ho visto gente riempire uno zaino da 40 litri per una sola notte in rifugio che continuava ad affermare che non vi fosse nulla di superfluo. Corro spesso con un ragazzo che si porta dietro uno zaino da 20l. Pieno. Sempre. Certo poi qualunque cosa ti serva lui ce l’ha: roba che nemmeno Doraemon. Quindi acquistate uno zaino piccolo ma trovate un amico con lo zaino grande.
Ok, dicevamo zaino piccolo: ma piccolo quanto? Per come la vedo io 8 litri bastano e avanzano per uno zaino tuttofare, pure meno; la vera differenza più che la capienza la fanno la presenza di tasche di vario genere – con e senza zip – e pertugi di ogni foggia. Naturalmente stiamo parlando di un oggetto per distanze relativamente brevi, direi fino a 60 km. Se cominciamo a parlare di ultra trail o di stare fuori la notte è evidente che il discorso cambia, anche perché la dotazione minima da regolamento aumenta sensibilmente.

Le caratteristiche fondamentali – che oramai hanno quasi tutti i prodotti in commercio – sono le tasche anteriori per le flask (vedi paragrafo successivo sull’idratazione), una grossa tasca principale e altre più piccole in varie posizioni, di cui almeno una a chiusura ermetica dove io tengo le chiavi dell’auto e 20€ di emergenza che oramai sono così sudati che ho vergogna a utilizzarli. Ah, e il fischietto di emergenza integrato.
Io oggi uso un Salomon S/LAB Ultra da 8l: volendo c’è anche il modello da 5l ma sono identici e pesano uguale, quindi non vale la pena. È un oggetto leggerissimo che da vuoto è poco più che un gilet aderente e si “gonfia” alla bisogna grazie ai materiali elastici di cui è composto. Inoltre ha una caratteristica importante: è predisposto per il montaggio della faretra dove riporre i bastoncini, per noi Robin Hood delle Dolomiti.
Spezzo una lancia anche a favore dei prodotti Decathlon in questo segmento; prima del mio zaino attuale ne ho usato uno Kalenji tipo questo per quasi due anni e ha fatto il suo dovere più che egregiamente: naturalmente pesava di più e aveva un design un po’ meno funzionale, ma costava poco e aveva tutto il necessario, due caratteristiche ottime per un neofita.

Idratazione

L’idratazione nel trail running è fondamentale (ma va?), soprattutto perché – a differenza della strada – potresti ritrovarti in situazioni di emergenza impreviste. Inoltre molte gare si svolgono in un regime di semi-autonomia e non sempre si può fare affidamento sui ristori (ufficiali o meno) lungo il percorso.

Quante modalità di idratazione abbiamo? Principalmente due.
La prima è la camel bag: quella sacca che si mette in una tascona dello zaino e dalla quale bevi con un tubicino sexy. Molto usata in ambito MTB, si vede spesso anche sulla schiena di alcuni trail runner. Io odio la camel bag. Quando anni fa uscirono le prime sacche sul mercato mi sembrò subito un’ideona; più tardi cambiai idea.
Il suo unico vantaggio più grande risiede nel posizionamento: dal punto di vista della distribuzione del peso sta nel punto migliore possibile. Però hai bisogno di uno zaino apposito (ammetto che quasi tutti sono predisposti ma ultimamente sempre meno modelli lo sono), inoltre non hai modo di renderti conto di quanto liquido ti rimane a disposizione, infine quando la devi riempire durante una gara ti devi prendere le ferie.
La seconda modalità di idratazione, forse la più diffusa, è la classica borraccia. Ci sono quelle fatte per essere tenute in mano o infilate in una cintura multifunzione (per uscite brevi); le mie preferite sono quelle che si posizionano in coppia sul petto, naturalmente in apposite tasche dello zaino, oramai presenti su qualsiasi modello. Stai pensando pure tu di usare due borracce di plastica – che tanto ne hai a casa a mazzi – tipo quelle da ciclista? Non lo fare. Anzi no, facciamo così: tu fallo e poi mi dici se avevo ragione a sconsigliarti di farlo :)
Acquista due flask in silicone da mezzo litro, le producono più o meno tutti, con cannuccia o sistema a capezzolo (ok forse non si chiama così ma rende molto l’idea): per far uscire l’acqua non basta premere la flask ma è necessario stringere con i denti, questo previene qualsiasi fuoriuscita accidentale. Inoltre trattandosi di una borraccia morbida riduce il suo ingombro man mano che bevi e questo oltre a essere un evidente vantaggio ti fa immediatamente capire quanta vodka acqua ti resta. Io poi di solito ne riempio una d’acqua e una di sali, per gestire meglio l’idratazione. Un ultimo vantaggio? Dopo il primo sorso la flask viene svuotata anche dell’aria al suo interno, pertanto il liquido restante non sballonzola né tantomeno produce quel fastidiosissimo sciacquìo.

Bicchiere

A voler essere pignoli come lo sono io, il bicchiere rientra a tutti gli effetti tra i metodi di idratazione ma merita una voce a sé stante per due motivi: il primo è che si tratta di uno strumento complementare e non sostitutivo dei precedenti; il secondo – conseguenza del primo – è che spesso rientra nella lista di materiale obbligatorio delle gare.
Ok, cioè, mi devo portare dietro un bicchiere? Più o meno. Il bicchiere del trail runner è un po’ l’evoluzione della cara vecchia tazza dell’escursionista (che molti usano tuttora in gara, un po’ perché magari già ce l’avevano e un po’ perché il vintage va sempre di moda). È questo oggetto qui: è in silicone ipoallergenico, è leggerissimo, lo puoi accartocciare, ha un gancio per appenderlo allo zaino e per evitare che ti cada mentre bevi. Quale devi prendere? Quello che costa meno, la qualità è davvero identica per tutti.

Occhiali

Tempo fa il buon Sandro scrisse un intero articolo su questo argomento, un post che ritengo ancora molto valido e quindi fai riferimento a quello. Per molto tempo ho fatto a meno di quest’accessorio, poi in previsione di una gara con moltissimo sole ho acquistato uno di quei modelli con lenti intercambiabili (classiche, trasparenti, nebbia, polarizzate e una quinta lente che non ho mai capito a cosa serva ma se tu lo sai dimmelo). Ora li uso quasi sempre, naturalmente anche quando vado in bici.

Bastoncini

Bastoncini. Bacchette. Racchette. Running poles. Li puoi chiamare come ti pare, sono tutti nomi corretti. Sull’argomento ne ho sentite di ogni: che sono utili solo ai principianti, che sono utili solo ai professionisti, che sotto i 3000D+ sono un peso inutile, che ne basta uno solo, che ti garantiscono addominali scolpiti.
È sicuramente vero che si tratta di un oggetto che o si ama o si odia, ma è ancora più vero che spesso lo si odia perché non lo si sa usare. Ed è un’altra cosa che ho imparato sulla mia pelle. Tralasciando i puristi che “ah no, bisogna correre solo senza aiuti” – come se l’innovazione tecnologica fosse per forza qualcosa da cui rifuggire –, il vantaggio dei bastoncini è innegabile: non tanto in termini di performance quanto piuttosto in termini di cura delle tue ginocchia; intendo sia a lungo termine che nella singola uscita.
Come dicevo prima è importante però imparare a utilizzarli a dovere, altrimenti oltre che essere inutili potrebbero risultare addirittura dannosi. Dopo la prima uscita probabilmente ti faranno male le braccia: è giusto così. Trovi svariati tutorial su come utilizzarli, anche se il mio consiglio più spassionato è di fare un paio di uscite con qualcuno che già li sa usare. Quello che però devi sicuramente imparare è l’etichetta: se stai correndo con i bastoncini in mano (inutilizzati) tienili con le punte rivolte in avanti e verso il basso, gli altri runner te ne saranno grati.
Ora veniamo al solito dilemma: che tipologia di bastoncini compro? Fissi? Pieghevoli? Telescopici? Regolabili o lunghezza fissa? Ricurvi? Io dopo molta ricerca (e chiacchiere con chi ne sa più di me, che non guasta mai) ho scelto i Leki Micro Trail Pro e dopo oltre un anno e millemila metri di dislivello posso dire in tutta onestà che li ricomprerei subito. Li ricomprerei soprattutto perché ora fanno il modello rosa fluo e mi mangio le mani che un anno fa non ci fosse. Sono ad altezza fissa (questo significa che li acquisti in base alla tua altezza e – soprattutto – che quando li apri in corsa non devi perdere tempo a regolarli), sono pieghevoli (questo significa che non te li devi per forza tenere in mano per tutta la gara ma li puoi riporre nello zaino) e sono in carbonio (questo significa che hanno una buona flessibilità e pesano poco). Infine hanno un praticissimo guantino che ti permette di agganciare i bastoncini e scaricare il peso in maniera ottimale: una di quelle piccole cose che mai più senza.
Non amo i modelli telescopici per la loro fragilità. Non amo i modelli non richiudibili perché ti obbligano a tenerli in mano tutto il tempo: un vantaggio però è che pesano e costano meno, è infatti la scelta di chi fa soprattutto vertical visto che si usano per tutta la gara.
Si parlava prima di riporli nello zaino: ma dove? In assenza di sistemi ad hoc di solito tutti gli zaini hanno comunque dei laccetti o ganci che ne permettono il fissaggio, certo significa fermarsi qualche minuto per effettuare l’operazione. Salomon ha brevettato il suo sistema a faretra che io trovo comodissimo, altri brand invece permettono di fissarli in orizzontale sulla fascia lombare.

Un ultima parola la dedico ai bastoncini curvi: non li ho mai provati ma conosco personalmente alcuni trail runner di un certo livello che li usano con soddisfazione. Inoltre hanno una cinghia che ti permette di indossarli a tracolla quasi come fosse un arco (forse sempre per la storia di Robin Hood).

Orologio

Evidentemente non mi metterò a parlarti delle decine di sportwatch GPS in circolazione, né tantomeno disquisirò sul fatto che sia meglio Garmin/Suunto/Polar o altro: è troppo soggettivo su alcuni parametri e in ogni caso richiederebbe ore e ore di analisi che io non ho voglia di scrivere e tu non hai voglia di leggere in questo specifico post. Quello che posso dirti con certezza è che se praticherai questo sport vorrai sicuramente avere un altimetro e delle mappe. La seconda funzione – che potrebbe sembrare quasi uno sfizio – mi ha letteralmente salvato la vita in un paio di occasioni. Per quel che vale io uso un Garmin Forerunner 945 e mi trovo da dio.

Manicotti

Se li usa Kipchoge vorrà dire che fanno andare più veloce no? Io non ho mai avuto freddo agli avambracci – non più di altre parti del corpo perlomeno – quindi non saprei cosa dire. Ne ho un paio trovati in un pacco gara, me li porto spesso dietro ma non li ho mai usati. Magari puoi chiedere lumi a Pietro che ne ha un paio da vero tamarro (strano, che lui di solito si veste sobrio).

Guanti

Che siano leggeri, aderenti per non perdere sensibilità e prensilità e che tengano ben caldo, altrimenti puoi fare a meno di portarli. Non ho un modello specifico da consigliare ma amo molto il tessuto GORE-TEX INFINIUM™ che oltre ad avere un buon livello di isolamento in pochi millimetri di spessore offre anche un discreto livello di idrorepellenza. Che sia chiaro però, non sono prodotti pensati per correre chilometri sotto il diluvio: in questo caso o scegli un guanto veramente impermeabile o proverai molto dolore.

Speck

Almeno un etto, un etto e mezzo: per non rubare spazio prezioso eventualmente arrotolare con cura attorno alle flask, a garantire un migliore isolamento termico.

 


 

Io per oggi mi fermo qui Vostro Onore: so bene che ci sarebbe altro ma oramai si è fatto buio e per continuare mi servirebbe una pila front—ECCO COSA MI SONO SCORDATO. Per tutto il resto ci sono i commenti :)

(cover photo by Todd Quackenbush on Unsplash)

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2 COMMENTS

  1. Se posso aggiungere un oggetto da cui non mi separo MAI è il buff che viene prima di guanti & bastoncini..e del bicchiere perché vivendo in Messico non berrei l’acqua dei ruscelli nemmeno se stessi morendo!
    A parte gli scherzi, buff fondamentale perché qui ci sono 10 gradi alle 5am e 35 alle 11 quindi protegge dal freddo al mattino e dal sole di giorno, oltre che dalla polvere sempre.
    Si può usare in mille modi, veramente un oggetto INSOSTITUIBILE!

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