Sono un divoratore di serie, alcune le guardo con attenzione, altre per tenermi compagnia, altre ancora per farmi ispirare. Qualche giorno fa, proprio per quest’ultimo motivo, ho iniziato a vedere “Eat Race Win“. È un documentario che ha come protagonista e narratrice Hannah Grant, la chef che ha accompagnato la squadra Orica-Scott durante il Tour de France e racconta il rapporto tra cibo e sport da un punto di vista che spesso viene messo in secondo piano tra programmi nutrizionali e conteggio calorico: l’aspetto dell’appagamento dell’atleta.
Hannah Grant ha esplorato questo tema in due libri di ricette: Eat Race Win e Grand Tour Cookbook, prestando sempre grande attenzione alla qualità degli ingredienti, alla loro stagionalità e al fatto che ti facciano venir voglia di arrivare prima a tavola per mangiare. Perché, diciamolo liberamente, il cibo dev’essere anche un grande piacere oltre che fonte energetica.
Mi è sempre piaciuto il concetto di “soul food”, ossia tutto ciò che il cibo può ispirare oltre alle sue capacità nutritive e, proprio in questo, il documentario ha catturato subito la mia attenzione, dalle prime fasi. Infatti Hanna, parlando del Tour de France, dice: «Ricordo molte volte in cui pioveva. Faceva freddo. Loro sono sulla loro bici. E tutto ciò a cui loro pensano negli ultimi 75 chilometri è “Cosa c’è per cena?“».
Ho chiamato subito Iaia – che non guarda mai le serie che le consiglio e che, con me, firma questo articolo – e le ho raccontato questo punto di vista sul rapporto tra cibo e performance e abbiamo immediatamente deciso di farne una rubrica.
Una rubrica che parlerà del premio che trovi a casa dopo il tuo allenamento e che risponde proprio a quella domanda che moltissimi atleti si fanno per motivarsi nel momento di sforzo più intenso.
Ovviamente, per rispetto alla nostra fonte di ispirazione, abbiamo voluto iniziare con una ricetta di Hannah, preparata e fotografata da Iaia: il banana bread (senza farina ma con le patate dolci).
- 300 grammi di patate dolci già cotte in forno
- 4 uova di media grandezza
- 45 grammi di avena in fiocchi
- 7 datteri (io non li ho usati)
- 3 banane
- un cucchiaino di vaniglia
- mezzo cucchiaino di cannella
- mezzo cucchiaino di cardamomo
- una bustina di lievito per dolci
- un pizzico di sale
100 grammi di olio di cocco, che puoi sostituire con il burro. Onestamente io ne ho messo un po’ meno ed è venuto buonissimo uguale ma Hannah promette che con 100 grammi viene assolutamente perfetto. E chi siamo per noi per contraddirla?
Cuoci in forno le patate dopo averle sbucciate e tagliate a pezzi. Una volta cotte frulla le patate aggiungendo le spezie e il pizzico di sale dentro un frullatore o un mixer. Aggiungi le banane, le uova, l’avena e l’olio di cocco. Di olio di cocco lasciane un po’ per spennellare la teglia. Hannah usa i datteri, che in questo periodo trovarne di buoni è impossibile, e non avendoli ho dato consistenza aggiungendo una banana: ho messo tre banane nell’impasto al posto di due. Fai lo stesso se come me non hai datteri: usane tre nell’impasto e poi se vuoi una per decoro finale (cosa che non ho fatto). Hannah infatti usa due banane nell’impasto e poi una per decoro finale.
Versa nella teglia che preferisci -classico plumcake o tonda- dopo averla spennellata. Se vuoi mettere le banane sopra, spennella pure quelle aggiungendo magari un altro po’ di spezie e inforna a 180-190 per 45-50 minuti, dipende dal forno. Rimane umidina quindi se fai la prova stecchino non uscirà perfettamente asciutto. Deve raffreddare prima di servire ma ti confesso che anche tiepidino non è male. Si conserva benissimo nella latta e a patto che non sia in un ambiente toppo umido. È davvero buonissimo, leggero e non lezioso. Sicuramente una preparazione che riscontrerà i tuoi gusti.
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