In attesa che si capisca quando si tornerà a correre (sì, sappiamo che c’è già chi lo fa e che in prossimità dell’abitazione si può ecc. ecc.) una domanda a cui possiamo tentare di dare risposta è: come torneremo a correre?
Come spesso succede in Italia e a maggior ragione nel clima di incertezza che caratterizza una pandemia – e questa non ha precedente nei tempi moderni – non esiste una data ufficiale né alcuna indicazione su come si potrà tornare a correre. Mettiamo in fila le domande e vediamo di dare loro risposta.
Quando si tornerà a correre?
Per rispondere è meglio specificare la condizione, e cioè: quando lo si tornerà a fare con la libertà con cui lo si faceva fino a qualche settimana fa? Non ci sono né una risposta né una data. Si può solo dire che nella stragrande maggioranza dei casi e concentrandosi i runner soprattutto in città più o meno grandi, bisognerà attendere le indicazioni delle autorità e soprattutto rispettarle.
Per chi ha sempre corso e correrà in questi contesti (centri abitati, periferie, zone non isolate) non si correrà come un tempo per molto tempo, diciamo tranquillamente per molti mesi. Diverso il discorso per chi corre in aperta campagna e in montagna: essendo minime le possibilità di incontrare altre persone, è ragionevole pensare di poter correre come si è sempre fatto: senza alcuna protezione.
Come si tornerà a correre?
È molto probabile che bisognerà correre con la mascherina. Che sia quella chirurgica (quelle senza filtro, per intenderci) e cioè quella atta a evitare di contagiare ma non capace di evitarci il contagio oppure una appositamente studiata per l’attività sportiva è ancora presto per dirlo. Riguardo a quest’ultima, le aziende si stanno muovendo e alla fine di questo articolo parliamo di una proposta italiana.
Come si svolgeranno le gare?
LA probabilità che le gare e gli eventi con maggior concentrazione di persone in spazi limitati richiedano l’utilizzo di questi presidi medici è invece alta. Premesso che allo stato attuale non ci sono indicazioni delle federazioni né competizioni in calendario (è quindi davvero presto per fasciarsi la testa) è inevitabile che proprio in questi contesti l’attenzione debba essere massima. Del resto le alternative sono poco praticabili: è impensabile cronometrare ogni concorrente facendolo gareggiare solo. Forse è più pratico organizzare batterie limitate o wave molto poco affollate ma è chiaro che sarà impossibile usare queste soluzioni per eventi molto partecipati. La mascherina risolverebbe insomma parzialmente il problema, anche se non lo eliminerebbe, va sempre tenuto a mente.
I limiti delle mascherine
Se la mascherina limita il contagio (sia cioè di contagiare che di esserlo) è anche vero che influisce sulle prestazioni. Avere un filtro di tessuto o di materiale traspirante davanti a bocca e naso limita l’apporto di ossigeno, richiede ai polmoni uno sforzo maggiore in fase di inspirazione e produce vapore acqueo stagnante, rendendo col tempo (e col sudore comunque prodotto durante la corsa che impregna il tessuto) sempre più difficile respirare. Correre con una mascherina è più faticoso, e se porti gli occhiali te li appanna (in ogni caso, lavarli prima con acqua e sapone riduce il fenomeno).
Una proposta italiana
La Sportiva, che già si è distinta per aver avviato una linea di produzione di mascherine a uso sanitario, ha sviluppato e richiesto il brevetto di una mascherina a uso anche sportivo chiamata Stratos. Oltre a utilizzare materiali traspiranti, tecnici e adatti al filtraggio, è conformata e studiata apposta per essere impiegata anche nelle attività sportive, è lavabile e ha un filtro interno intercambiabile e facilmente sostituibile.
La produzione non è stata ancora avviata ma si sapranno più dettagli nelle prossime settimane. Oltre ad avere un design gradevole e a poter essere utilizzata anche nelle attività sportive, può essere usata come una mascherina nella vita quotidiana, e soprattutto può essere riutilizzata.
Come spesso ripetiamo in queste settimane e come diceva Darwin, l’animale che sopravvive è quello che meglio si adatta. Sarà meglio iniziare ad abituarci all’idea che correre sarà un po’ diverso da una volta. Finché non sarà come una volta. Speriamo presto.
Complimenti, bell’articolo. Grazie.
Molto umilmente, un’unica precisazione: la prossima volta, Sia cosi gentile da scrivere ” C’è già chi” (seconda riga) …… errore di battitura? Una svista? Speriamo sia così….. diversamente, gli Accademici della Crusca la vivrebbero come una disgrazia seconda solamente al Covid-19 de quo.
Cordiali saluti
Grazie per la segnalazione Paolo, è evidentemente un errore di battitura, anzi: un apostrofo saltato, dato che la è accentata era pronta a farsi precedere.
Corretto, grazie!