Da qualche anno siamo soliti vedere una sola scarpa ai piedi degli atleti che popolano i podi delle principali competizioni mondiali: può avere colorazioni diverse ma lo swoosh che la contraddistingue è sempre in primissimo piano.
Era il 2017 quando Eliud Kipchoge tentava di correre la maratona in meno di due ore indossando delle scarpe con una lamina di carbonio affogata nell’intersuola – soluzione che ha sempre fatto discutere e su cui ciascun runner ha la sua personalissima opinione.
È comunque indiscusso che le Nike AlphaFly e VaporFly sono delle scarpe veloci e hanno contribuito a mettere molti atleti nelle condizioni di esprimere le loro migliori performance.
Per certi versi possiamo quasi parlare di un’egemonia che ha portato alcuni professionisti sponsorizzati da altri brand a indossarle coprendone il logo, pur di poter competere con i loro avversari “ad armi pari”.
Fino a Valencia 2020
Probabilmente potremo considerare il 6 dicembre 2020 uno spartiacque, il momento in cui l’egemonia si conclude. Infatti a Valencia si è corsa la maratona e la mezza maratona e, in ben tre podi su quattro (tra gare maschili e femminili), i vincitori non indossavano le AlphaFly Next%.
Nei percorsi di gara sono arrivate le adidas Adizero Adios Pro.
Ne abbiamo già parlato qui e qui, perché usano una tecnologia differente rispetto alla “tradizionale” piastra in carbonio affogata nell’intersuola.
Le prime avvisaglie erano arrivate il 5 settembre da Praga, quando Peres Jepchirchir aveva battuto il record mondiale di mezza maratona con 1:05:34. E l’aveva fatto indossando le scarpe del brand delle “Tre Strisce”.
Ma a Valencia le cose sono state ancora più evidenti. Lampanti, mi verrebbe da dire.
La mezza maratona maschile ha visto i primi quattro atleti concludere in meno di 58 minuti. Con Kibiwott Kandie che conclude al primo posto in 57’32” (passo medio 2’43”/Km) e stabilisce il nuovo record mondiale sulla distanza.
Con le adidas Adios Adizero pro ai piedi.
Il dato ancora più notevole è che sul gradino più alto del podio troviamo 3 atleti che indossano adidas (Kibiwott Kandie, Evans Chebet e Peres Jepchirchir) e solo uno con Nike.
È finita l’egemonia AlphaFly?
Onestamente non lo so, ne è dimostrazione che alla Maratona di Londra entrambi i vincitori indossavano la scarpa con lo swoosh. Ma di certo è un dato di fatto che la scarpa adidas è – quantomeno – altrettanto valida.
Soprattutto perché le Adizero Adios Pro hanno un concept costruttivo diverso, più nuovo e, probabilmente, con un maggiore margine di miglioramento.
Ma può davvero una scarpa migliorare le prestazioni?
Su questo non credo ci siano molti dubbi.
Certo, la qualità e preparazione dell’atleta sono sempre i temi centrale ma – a questo livello – la scarpa può fare la differenza.
È un po’ come la qualità della bici nel ciclismo: fa la differenza negli atleti “top”.
Per gli amatori la situazione è sicuramente diversa perché certamente può aiutarti e metterti nelle condizioni di correre più veloce e superare i tuoi personal best (se si adatta alle tue caratteristiche) ma, di sicuro, non ti permetterà di diventare superman.
Rimane il fatto che ora gli atleti hanno a disposizione molte più scarpe con cui andare veloci e, lo sappiamo bene, una più grande concorrenza rende le gare molto più divertenti.
Quindi, complimenti ai progettisti adidas: ottimo lavoro!