PAF.
PAF.
PAF.
Il suono dei miei piedi sull’asfalto diventa sempre più assordante. Sovrasta addirittura il suono della musica nelle orecchie.
PAF.
PAF.
PAF.
Improvvisamente, sento il bisogno di togliere le cuffiette. Proprio io che non corro mai senza, altrimenti mi annoio. Soprattutto durante un lungo.
Da lenta qual era, ora la mia corsa segue il naturale andamento dei miei piedi. Non sono più io a decidere se aumentare o rallentare il ritmo. È il mio corpo a fare l’andatura, seguendo chissà quale musica.
Non importa la velocità alla quale sto correndo.
O meglio, non MI importa.
Sto provando una sensazione strana e sono curiosa di capire cosa mi sta succedendo. Sarà forse questo “il piacere di correre” del quale parlano tutti?
Raramente mi è capitato di correre solo per il piacere di farlo, molto più spesso ho corso per “dovere”, con l’obbligo di seguire una tabella o dei ritmi ben precisi.
Non che non mi piacesse, sia chiaro. Semplicemente è diverso.
A poco a poco, il groviglio di pensieri che avevo in testa si srotola come un gomitolo fatto rotolare in terra.
Ora sono chiari e limpidi e le soluzioni sono lì, belle brillanti in testa. Come ho fatto a non pensarci prima?
Sorrido.
Fabio (Vedana) ha sempre ragione: “La corsa ed il movimento permettono di dare un senso logico al pensiero”.
PAF.
PAF.
PAF.
E pensare che oggi proprio non avevo voglia di correre.
PAF.
PAF.
PAF.
Guardo l’orologio. “È già ora di tornare indietro?”, mi ritrovo a pensare.
Mi fermo.
Com’è strana la mente umana. Mi è bastato cambiare percorso e cambiare di un minimo il panorama per ingannare la mia testa e farle riscoprire il piacere di correre.
Mi guardo intorno.
“La pianura padana a volte è proprio affascinante”, penso.
Cerco di rubare ancora per un attimo la bellezza della natura che mi circonda.
Una volta un amico mi fece il Tema Natale (ovvero una lettura in chiave astrologica della mia personalità in base a data, ora e luogo di nascita), e mi disse che avrei mancanza di terra e per questo motivo dovrei trovare la mia dimensione nel contatto con la natura. Intendeva forse questo?
Mi sento bene.
Un ultima occhiata, un ultimo respiro, quindi mi giro e riparto
PAF
PAF
PAF
Ritorno sulla strada principale.
Il rumore di una macchina che mi sfreccia accanto mi fa tornare sulla terra.
Rimetto le cuffie e faccio ripartire la musica.
È stato come fare un breve viaggio in un’altra dimensione.
Sento ancora quello strano piacere e per un attimo sono ancora quasi felice.