C’è un numero magico. Neppure gli studiosi sanno spiegarsi da dove venga né chi se lo sia inventato. Sono i 10.000 passi al giorno che molti activity tracker considerano come soglia minima di attività fisica da completare ogni giorno per restare in forma. Se usi uno di questi aggeggi sai già che alcuni giorni ne fai 15.000 e altri 8.000, quindi sei più o meno “in regola”. Ma questo vale per chi ha un’età compresa fra i 12 e 75 anni (per trovare una soglia superiore, per molti potrebbero essere i 70 anni, per altri gli 80) perché chi ha più anni può trovare davvero difficile anche fare 2000 passi al giorno.
Questo numero magico è anche ripetuto dalle organizzazioni internazionali per la sanità ma, ancora una volta, non si sa bene chi se lo sia inventato. Ha il fascino del numero: comunica sicurezza ed è inequivocabile: se stai sotto quella soglia non va bene, se la superi va bene. Come tutti i numeri però tende anche a non considerare le differenze fra le persone, comprese le età.
Una diversa soglia
I-Min Lee è una epidemiologista che studia come l’attività fisica possa rallentare i processi di invecchiamento, diminuendo le percentuali di mortalità. Ha condotto uno studio su 16.741 donne di età compresa fra i 62 e i 101 anni. Senza entrare nel merito dei singoli risultati, un dato l’ha incuriosità: oltre i 7.500 passi al giorno, che i soggetti svolgessero attività fisica più o meno intensa non aveva ricadute sulla loro mortalità. Chi camminava poco in sostanza era più esposto alla mortalità e chi camminava di più lo era meno. Oltre i 7.500 passi però le percentuali si appiattivano, a indicare che non conta correre o camminare per fare del bene al proprio fisico: conta camminare e basta.
Conta altro
Un altro studio ha invece evidenziato che non importa solo il numero di passi al giorno ma soprattutto l’intensità con cui si cammina. I “brisk walker” – cioè chi cammina spedito – hanno dimostrato di essere meno esposti a mortalità prematura. A questo punto è opportuno notare che c’è una differenza fra “camminata veloce” e attività intensa. “Se camminare veloce fa bene – è lecito osservare – allora correre deve fare benissimo!”. In verità le cose sono un po’ più complesse: l’attività intensa ha anche delle controindicazioni, prima fra tutte una maggiore esposizione agli infortuni. È invece abbastanza raro farsi male camminando, anche speditamente. Ma, ormai è assodato, invece fa benissimo.
Veloce quanto?
La camminata spedita è definita dagli organismi per la sanità come quella svolta a un’andatura tale da permetterti di parlare ma non di cantare. In termini numerici si tratta di 100 passi al minuto che, per raggiungere una soglia ottimale di 4.400 passi al giorno, si trasformano in 44 minuti al giorno di camminata sostenuta. Le autorità sanitarie americane fissano questa soglia a 2,5 ore di esercizio leggero alla settimana o 75 minuti di esercizio intenso. Tutti bei numeri e belle definizioni, non trovi? Hanno solo un difetto: c’è di mezzo la parola “esercizio” e siccome anche la psicologia vuole la sua parte, gli studiosi si sono accorti che tante persone sono infastidite o demotivate proprio dal fatto di pensare di dover fare una cosa faticosa come dell’esercizio fisico.
Per questo motivo hanno capito che è meglio usare un eufemismo: non più “esercizio” (che ti proietta mentalmente in palestra, coperto di sudore e straziato) ma “attività fisica”. Che a ben vedere è una definizione più ampia che comprende qualsiasi tipo di movimento: la camminata, fare le scale, passeggiare in montagna, parcheggiare a 500 metri dall’ufficio, telefonare stando in piedi ecc.
Mai esagerare
Un altro aspetto messo in evidenza da queste ricerche riguarda più il buon senso e tenta di smontare anche un mito che persiste: che allenarsi tanto e pretendere e superarsi sempre sia una buona cosa. Forse può fare bene alla propria psiche perché dimostra che si è in controllo ma può avere anche ricadute importanti e gravi sul fisico (infortuni, iperallenamento, demotivazione se non si ottengono risultati). Bisogna invece avere un atteggiamento più rilassato: riconoscere che siamo fatti per muoverci, sapere che il movimento aiuta a combattere la depressione (non la risolve, non la sconfigge ma aiuta) e ti fa ragionare meglio.
Senza stress, ma con la convinzione che muoversi faccia bene, comunque e sempre. E farlo, soprattutto!
(Via Elemental+ – Photo by Joseph Chan on Unsplash)