La vita del cuore mossa dalla passione

Avete presente cosa significa avere la sensazione precisa che si è sulla strada giusta, che si sta percorrendo il proprio cammino? Alcuni sogni si avverano, alcune cose che attendevi si materializzano… qualcuno ti regala il libro che avevi pensato di leggere, la radio trasmette una canzone che ti riporta in uno dei ricordi più belli che hai. E ti ritrovi un po’ per caso con un sorriso dolce sul viso, a pensare che la vita è miracolosa davvero, se abbiamo la fortuna di essere vigili e di avere occhi pronti a vedere. Occhi che sappiano vedere e non solo distrattamente guardare.

Villa Miralago

Ecco, il mio giusto cammino mi ha recentemente portato a Villa Miralago, un centro per la cura dei disturbi alimentari in cui sto facendo un tirocinio e una tesi di ricerca; questo centro si trova a Cuasso al Monte, in un posto immerso nel verde meraviglioso e silenzioso, in cui, devo ammetterlo, ho già sognato tante volte di correre (e i sogni belli si avverano, si sa!).

Mercoledì anche Villa Miralago ha festeggiato la giornata del fiocchetto lilla, simbolo nazionale della lotta ai disturbi alimentari e l’ha fatto in un modo talmente speciale che ho deciso di raccontarlo qui; queste realtà sono il fulcro di ciò di cui provo a parlare ogni venerdì, sono il cuore, appunto, che silenziosamente batte, ama, crea, sostiene e abbraccia chi si trova ad attraversare un momento della vita difficile e doloroso.

La Melodia

Lasciatemi un po’ di licenza poetica, vedere insieme tutte le persone che animano quel luogo, con le loro storie, le loro vite il loro lavoro, mi ha fatto venire in mente una potente melodia, le ragazze ricoverate ballerine in attesa della prima, l’equipe di lavoro l’orchestra intenta a suonare, il direttore d’orchestra in piedi, fermo e determinato, uno sguardo sul sogno, intento a creare. Ché, scusate, se non c’è arte nella cura verso gli altri, ditemi voi dove dovremmo andarla a cercare.
Un direttore c’è davvero, non d’orchestra proprio, ma direttore sanitario; si chiama Leonardo Mendolicchio, è uno psichiatra psicoanalista e non ho alcun dubbio su una cosa: non avesse scelto di studiare medicina, sarebbe un atleta… sarebbe un maratoneta.

C’è davvero una musica a riempire di calore i festeggiamenti del Centro:

“Tell me something, girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there something else you’re searching for?
I’m falling
In all the good times I find myself longing for change
And in the bad times I fear myself”
“Dimmi una cosa, ragazza
Sei felice in questo mondo moderno?
O hai bisogno di più?
C’è qualcos’altro che stai cercando?
Sto precipitando
In tutti i bei momenti mi ritrovo a desiderare il cambiamento
E nei brutti momenti ho paura di me stesso.”

 

È Shallow, di Lady Gaga e Bradley Cooper, colonna sonora del film A Star Is Born. Dopo un meraviglioso ballo di un gruppo di ragazze, che hanno letto poesie e interpretato una coreografia che mi ha fatto pensare a quanta libertà la vita a volte ci toglie e a quanto la vita non si arrende e tenta in ogni modo di riprendere ciò che ha perso, una giovane donna ha cantato questa canzone. Quale testo poterebbe essere più rappresentativo di cosa le nostre speciali e intime corse della vita vanno cercando? Siamo felici in questo mondo di oggi?

Certo le persone che si trovano lì se lo sono chiesto, la malattia con cui lottano le ha costrette a domandare. E ben venga quella domanda, che significa che c’è speranza. Ben venga la musica, la voce di questa donna che ha urlato se stessa, prendendo in prestito le parole di una canzone. A un certo punto si è fermata; continuava la melodia vuota e lei guardava in giro, chissà cosa pensava… si è quasi inginocchiata, raccolta attorno a un corpo divenuto amplificatore, cassa di risonanza del dolore.
Poi si è rialzata, dritta e forse un po’ impaurita e io ho visto tutta la fierezza del coraggio e della determinazione. E ha ripreso a cantare. Che voce incredibile, spero un giorno potrete ascoltarla. L’augurio che le faccio è che tutto il mondo possa sentirla, che si levi forte ogni canzone che vorrà cantare, a ricordarci che siamo fatti della potenza stessa di ciò che possiamo diventare.
L’ha ricordato, a me, che ho avuto la fortuna di essere lì e davvero sono grata.

Grata perché i miracoli della vita di questi mesi ruotano attorno alla possibilità che ho di vedere che c’è una verità sommersa di sofferenza e alienazione, e che mai si arrende una parte di mondo che crede nella guarigione, nella salvezza, nella speranza di una vita diversa. Non disquisirò sul perché per qualcuno è invivibile il mondo di oggi, sul perché ci si può trovare a un certo punto senza appigli e ancore ad arginare, senza un motivo per continuare. Ma tant’è, accade.

La sensibilità

Saranno le persone più fragili o forse le più intelligenti, entrambe le cose e forse una meravigliosa sensibilità che non trova come esprimersi. Sarà la paura di non trovare un proprio posto nel mondo, sarà che non c’è armatura abbastanza forte a difendere dagli attacchi di una società impietosa… ”sei troppo cicciotta, non sei abbastanza bella, non sei come quella modella, ti piace leggere anziché sparlare di quella ragazza che non frequenta nemmeno un locale? Ma che sfigata, non metti gli shorts perché le tue gambe sono brutte e grosse. Ti copri coi felponi perché non hai la pancia piatta. Tanto vale che sparisci, qua nessuno ti guarda”.
Ma che le grandi felpe una donna le indossi per ripararsi dal dolore o che un libro sia un rifugio per sognare di ridere e ballare, a nessuno viene in mente. Siam sempre tutti pronti a giudicare.

L’insegnamento di Elisa

Ha coronato la giornata l’intervento di Elisa D’Ospina, modella curvy e conduttrice televisiva; proprio questo ha più volte ripetuto, raccontando di sé e della vita che ha vissuto: che alla fine bisogna imparare a non curarsi delle sciocchezze che ascoltiamo, anche se son brutte e fanno male, perché il grande difetto di questo mondo è che è sempre in prima linea pronto a giudicare.

La grandezza di questa donna non risiede certo nella sua altezza o nel meraviglioso corpo prosperoso, ma nel cuore che la guida a vivere per portare uno dei messaggi più importanti che oggi tutti abbiamo bisogno di ascoltare. Che è compito nostro lasciar andare le brutture, le offese e le angherie subite, che è compito nostro aprire la mente verso il mondo intero e cercare il nostro posto, quello che più ci assomiglia, quello pronto ad accoglierci esattamente per come siamo. Esiste, eccome se esiste, per ognuno di noi.

Noi runner lo sappiamo bene, lo troviamo in ogni singola strada che attraversiamo.

La domanda e larivoluzione

A volte penso anch’io, ancora, chissà cosa pensa la gente di me. Me lo chiedo anche mentre scrivo, ora. La domanda è giusta o sbagliata, son sbagliata io che me la pongo… mah, a queste cose non penso più. Io vi scrivo col cuore in mano, quello stesso cuore che ho imparato ad amare, perché mi ha portato dalla stanza piccola in cui mi nascondevo alle strade assolate in cui libero uno spirito che ha subito tante schiavitù.

Sono convinta che ognuno di noi ha una personale rivoluzione da compiere. La mia è iniziata con un gesto ben preciso: ho spaccato la bilancia. Non l’ho buttata, nascosta, riposta in cantina in un vecchio armadio. L’ho frantumata. Perché il peso della mia vita non può essere misurato, il peso dell’acqua che bevo quando corro tutti i miei chilometri, dei muscoli che si rafforzano per consentirmi di continuare ad andare, forte, decisa, verso le infinite forme di ciò che alla fine è un unico desiderio: vivere senza idoli, senza padroni, senza le catene da cui per troppo tempo mi sono fatta imprigionare. Cerco di vivere con mitezza e comprensione, ma a volte i tavoli vanno ribaltati, come insegna il Profeta… a volte sì, forse è fervore divino e ci serve per far spazio al nuovo.
Ciò che ancora non vediamo, un nuovo pieno di chissà quali avventure.

Il Running Heart di oggi batte forte, vi assicuro. Libero, liberato, pieno di passione, quella di un cuore provato, rinchiuso per un po’ in chissà che prigionia. Un cuore ritrovato.

Che sia sempre rosso, pieno di amore e pieno di vita, buon Red Running Heart a tutti voi.

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