Come forse anche il tuo cane e i sassi sanno, in questo weekend sono stati frantumati svariati record sportivi, non ultimo quello del mondo in maratona femminile che restava nelle salde mani di Paula Radcliffe dal 2003. C’ha pensato la keniana Brigid Kosgei che a Chicago ha fermato il cronometro a 2h14’04”, migliorando quello della Radcliffe di ben 81 secondi (era infatti di 2h15’25”).
C’è poi stato un altro record abbastanza importante (per usare un eufemismo): quello di Kipchoge a Vienna che in evento appositamente pianificato (si noti come non parlo né di competizione, né di gara) è riuscito a correre la distanza della maratona in meno di due ore.
Posso rimettere in fila le parole che compongono la notizia, così vediamo se siamo tutti d’accordo? Ok.
“Il keniano Eliud Kipchoge sabato scorso 12 ottobre a Vienna è riuscito a coprire la distanza della maratona in un evento accuratamente pianificato per potersi svolgere nelle migliori condizioni ambientali, meteorologiche e fisiche”.
L’evento era sponsorizzato da Ineos (un’azienda chimica ed energetica inglese e un team ciclistico professionistico, fra le altre cose) e da Nike, che già aveva finanziato qualcosa di molto simile a Monza, due anni fa (in quel caso oltre a Kipchoge c’erano altri due atleti, l’impostazione era grossomodo simile ma c’erano delle differenze che, si vedrà poi, si sono rivelate non marginali).
Ritenta, sarai più fortunato
Come noto, a Monza le cose non andarono per 25 secondi. Nonostante il clima da laboratorio scientifico, il silenzio assoluto che aveva accompagnato i tre atleti, la temperatura perfetta ecc. ecc. Kipchoge non ce la fece. Non si è dato evidentemente per vinto e, mentre si preparava per riprovarci, ha pensato bene di fare il record del mondo a Berlino nell’ottobre del 2018. Questo è un dato importante perché mette a tacere molte critiche che gli sono state rivolte: in una gara ufficiale e in competizione con altri atleti mostruosi, lui vince e fa pure un record del mondo. Signore e signori, prego.
Arriviamo al 12 ottobre, qualche giorno fa. Cambia tutto o quasi: lui è solo, il percorso è lineare e prevede 4,4 ripetizioni per coprire tutti i 42.195 metri, il terreno di “gara” è Vienna e c’è il pubblico. La città è scelta per le condizioni ambientali che in questo periodo dell’anno sono considerate ideali e perché il dislivello è praticamente nullo. Kipchoge è accompagnata lungo tutto il percorso da un plotoncino di sette pacer che si alternano ogni 5 km per aprirgli aerodinamicamente la strada e per dargli il ritmo. Di fronte a loro un’auto con un laser montato sul tetto gli pennella davanti ai piedi una griglia che devono seguire per stare esattamente sul percorso stabilito e alla velocità richiesta per fare il record.
L’evento si svolge con una regolarità perfetta, come un meccanismo oleato e rifinito dalle mani di un orologiaio svizzero: Kipchoge parte alle 8.15 e arriva qualche secondo prima delle 10.15, restando sotto la soglia delle due ore di venti secondi. All’arrivo è lui stesso, incredibilmente fresco e pieno di energie, a incitare la folla a incitarlo. Taglia il traguardo, è felice e saltella, abbraccia la moglie e inizia a fare le prime interviste con la rilassatezza di uno che era lì al parco a portare a spasso il cane.
Eh mah, eh ma così non si può
A un evento del genere segue quello a cui ormai i social ci hanno abituati da anni. Eppure la cosa continua a stupirci e lasciarci basiti. La prima ondata emotiva è sempre positiva ed è fatta di comprensibili messaggi di entusiasmo e fiumi di like. Sulla pagina Facebook di RunLovers pubblichiamo due foto dell’arrivo, il video e più tardi un articolo che, insieme, totalizzano più di 8.000 like, centinaia di commenti e vengono visualizzati da quasi 700.000 persone. Numeri, onestamente, inusuali e importanti per noi. Che ovviamente si portano dietro gli immancabili dei social: gli haters, quelli che dubitano di tutto e di tutti, i complottisti e compagnia bella.
I commenti sono in maggioranza entusiasti ma, devo ammettere che raramente come in questa occasione abbiamo trovato tanta creatività nel fare distinguo e nello sminuire una prestazione così epocale.
Perché forse è importante tornare alla notizia e leggerla ancora ma in un modo diverso: un uomo ha tenuto per 2 ore una media di 2 min e 50 secondi al chilometro senza mostrare quasi mai il minimo cedimento. Quel record l’ha fatto lui, certamente in condizioni particolarmente studiate, ma l’ha fatto lui. Fine.
Fra tutti i fantasiosi commenti di persone che, non dubitiamo, saprebbero fare meglio di lui, ne abbiamo segnati alcuni che ci hanno fatto sorridere e quando sorridiamo in questo modo siamo oltre la soglia dell’arrabbiatura perché arrabbiarsi in certi casi è inutile.
E vai con la classifica, in ordine sparso.
1. È tutto marketing
No, è anche marketing perché un evento del genere non lo organizzi un sabato mattina perché ti è saltato calcetto e ti vai a fare una sgambata. Ci vogliono anni, atleti, scienziati, medici, soldi, tanti soldi. Avrebbe potuto organizzarlo l’Università di Medicina di Vienna, vero. E sai cosa avrebbero detto in quel caso? “Ecco come usano i soldi pubblici”. Non se ne esce.
2. Questo non è sport
C’è uno che corre e che sfida se stesso e il suo tempo. È sport.
3. Quello è un criceto che corre avanti e indietro
Le gare di nuoto invece sono fatte da criceti col costume da bagno. Ma basta mettersi d’accordo, non c’è problema.
4. Non suda, qualcosa non torna
Si affacciano ai commenti di Facebook i primi complottisti. Se non suda qualcosa di losco deve esserci.
5. È arrivato fresco, poteva fare di più
Siccome è parso rilassato e in forze all’arrivo allora perché non ha fatto ancora di più? Già: perché non ha pure ramazzato un po’ visto che c’era?
6. E alle lepri niente?
Questo è uno dei più belli: accortisi che anche le lepri andavano alla sua andatura, molti si sono chiesti perché non avessero ricevuto anche loro l’onore del record. Il fatto che a quella velocità ci andassero per 5 chilometri e non per 42 e 195 metri non li ha nemmeno sfiorati.
7. Non vale, così è troppo facile
È incredibile che di fronte a una prestazione del genere ci sia chi sottilizza e spacca il capello dicendo che le condizioni ambientali erano troppo sotto controllo, che lui era aiutato dai pacer ecc. “Fallo tu allora”, ti viene da dirgli.
8. C’aveva il carbonio nella suola
Oh sì, ce l’aveva e pensati che ce lo puoi avere pure tu e correrci una maratona e nessun giudice ti dirà niente. Ora siete alla pari: vediamo chi vince.
9. Percorso troppo semplice
Certo, è lineare. L’hanno studiato apposta del resto. O dovevano metterci Godzilla a un certo punto così c’era pure la carta degli imprevisti? E poi, a dirla tutta, considerando la sfericità della terra, non era nemmeno un percorso perfettamente piano. Altro materiale per complotti.
10. Lo sanno tutti che…
Tengo l’ultimo (ma ce ne sono infinite varianti degli altri) come chicca finale. Ho letto “Lo sanno tutti che erano solo 20 km”. Quindi in realtà ha corso sotto la soglia delle due ore ma non per l’intera distanza. Come no. Forse non se n’erano accorti, forse la cordella metrica gli si era ristretta lavandola a 60°. Chissà. Quindi ha corso per meno chilometri. Allora niente, invalidiamo tutto perché vi hanno beccati.
Sminuendo
Tutti questi commenti fanno in verità parte dell’anarchia critica cui i social hanno dato la stura da ormai molti anni. La chiamo “Cultura del gnegnegné” ed è basata sulla necessità di sminuire qualsiasi cosa grandiosa o notevole faccia qualcuno. Chiunque si sente titolato e, anzi, in dovere di commentare la notizia del giorno. Siccome però siamo tanti bisogna spararla sempre più grossa. Oppure ci si può dare le arie di chi sa cose che noi umani non sappiamo e ce le vuole dire, perché è generoso. Siam tutt’orecchi, ci dica pure.
La cosa forse più triste è che non c’è la capacità di gioire di un risultato straordinario e di unirsi per una volta all’entusiasmo di chi ha ogni motivo di festeggiarlo. Bisogna per forza sminuire e minimizzare. Perché? Per sentirsi meno inadeguati mentre lo si fa seduti sul divano? Per sentirsi meno soli e tristi? Non so, non faccio mai commenti del genere ma cerco di guardare altre cose.
Ti lascio con questa considerazione, che invece guarda al lato positivo di questa vicenda (che penso sia comunque tutta e solo positiva, commenti a parte): quanti si sono messi le scarpe il giorno stesso o quello dopo e si sono sentiti motivati a correre dalla cosa pazzesca che avevano visto fare a Kipchoge)? Non ho i dati ma immagino tantissimi.
Il lato positivo è che eventi del genere fanno bene all’essere umano e alla corsa: insegnano che i limiti esistono per superarli e che l’uomo è capace di cose incredibili. Fanno venire voglia di correre anche a chi non c’aveva mai pensato. A migliaia di persone. A decine di migliaia.
Fosse anche solo questo il risultato che Kipchoge ha ottenuto, beh, allora grazie Eliud, grazie infinite.
Grazie Kipchoge, grazie Martino!
Grazie Luca!
Eccellente articolo!!
Grazie Davide!
E nessuno che abbia pensato che dall’inizio del ‘900, che i ciclisti tentano il record dell’ora in pista, in altura con degli studi scientifici e con cartelli per segnalare la distanza dal precedente record.
E il record è stato fatto da campioni come Coppi, Ancquetil,Merckx, Moser, Wiggins (a cui ha fatto tagliar la barba per essere + aerodinamico)…, e nessuno ha mai detto che era la massima velocità e bla bla bla, e provate voi a fare il criceto a 40-50-55 km/h…
Tutti a fare i leoni da tastiera.
Cmq condivido con Martino che ieri alle varie corse non si parlava d’altro e ci sentivamo un po’ Eliud Kipchoge
Grazie Andrea. La notizia era davvero ovunque e non ho potuto far altro che pensare che era un bene per la corsa e per lo sport in generale.
Per premere dei tasti non bisogna allenarsi più di tanto, per quello che ha fatto lui ci vuole una vita di allenamento e penso anche diversi sacrifici. Detto questo quando ce l’ha fatta non mi vergogno a dire che mi sono scese le lacrime. Condivido a pieno il pensiero finale, non si parla solo di numeri qui.
Applausi! Spero che anche i gnegnegné lo leggeranno.
Grazie Nancy! :)
Io sono stata fra quelli che la domenica, al km 17 di 21, con le gambe di legno e zero fiato, ha pensato “nel mio piccolo, ce la posso fare anch’io”. E’ questo il record di Kipchoge da omologare, il semino che ha piantato nella testa di tanti!
Ecco Barbara: anche a questo servono i campioni, a darti la motivazione e la spinta per fare sempre un po’ di più. Grandissima!
Completamente d’accordo con te, grazie mille per l’articolo! quella di Eliud Kipchoge è stata un’impresa e, per quanto studiata al dettaglio, è stato lui a correre a 2:50/km per 42,195 senza mai cedere.
E con questo risultato studiato per anni, chiunque avrebbe saltato e festeggiato con energia dopo!
Grazie Jo!
Io faccio il gnegnegné al tuo articolo, sulla frase “Non ho i dati ma immagino tantissimi.”, a fare i 2.50? Io mi frantumerei le articolazioni se dovessi arrivarci :D
Grande impresona.
Ahahah, no, mi riferivo a quanti si sono esaltati e sono andati a correre poi con uno spirito diverso.
Quello che non va bene è che sia stato “spacciato” da tutti i media come un record della maratona. Questa non era una maratona, era un’altra cosa.
Vero, infatti ci ho tenuto a precisare di che tipo di evento si è trattato. Poi i media generalisti fanno il loro mestiere, cioè… generalizzano! ;)
Se sono 42.195 è una maratona
Grande ! E’ esattamente così, non abbiamo più la capacità di emozionarci e basta (come fanno i bambini), pensiamo di avere la conoscenza di tutti i massimi sistemi quando invece perdiamo ogni volta delle occasioni.
A proposito…io domenica avevo in programma un lungo da 32 km in vista della mia prima maratona e ti confermo che le immagini di Eliud sono state assolutamente un bello stimolo !
Esattamente! Ti hanno dato la carica ed è una cosa stupenda!
Come disse un tizio :i social hanno dato voce anche a chi dovrebbe tacere
Come già detto mi ha entusiasmato di più Kenenisa Bekele a Berlino, dopo parecchi problemi fisici arrivare a 2 secondi da Kipchoge è meraviglioso
D’accordo su entrambe le opinioni ma devo ammettere che la presenza del pubblico a Vienna ha dato moltissima umanità a un evento che rischiava di avere il coinvolgimento di un esperimento scientifico. E avendo partecipato al primo a Monza posso dirti che è stato proprio così: molto etereo ma anche molto freddo.