Parlare con un grande campione è una di quelle cose da cui una persona furba dovrebbe lasciarsi attraversare e persino cambiare. Perché non capita tutti i giorni di avere accesso al mondo in cui ha vissuto, alle cose che ha fatto, all’uomo che è stato e che continua ad essere. Ed è proprio così che abbiamo vissuto l’incontro con Stefano Baldini, un uomo che non ha bisogno di presentazioni, che ha fatto la storia della corsa e che si è raccontato con una sincerità e umiltà così profonde da segnare l’intera giornata e la visione stessa dello sport che abbiamo.
Dice lui: “C’è sempre qualcosa da imparare da ogni persona! La curiosità è benzina che ti muove verso il domani! Quando vedo persone che hanno avuto la possibilità di gareggiare ai massimi livelli e hanno sprecato l’occasione, penso che abbiamo perso tutti. Persone che ritrovi dopo anni e anni esattamente come prima, che non sono minimamente cambiate e ti fanno pensare che hanno collezionato solo traguardi, numeri e performance”.
Parlare con lui ci ha fatto capire quanto dello spirito dell’uomo si cela dietro alle grandi vittorie, quanta strada esiste prima del taglio del traguardo, quanti chilometri macinati coi piedi e quanta vita.
E adesso cosa faccio?
In lui esiste ancora lo spirito del bambino che correva con i fratelli nei prati emiliani, quello del ragazzo che donava i suoi anni all’agonismo, devoto all’atletica e spinto dal desiderio di vincere, insieme a quello dell’uomo che è oggi, con la testa alta e lo sguardo sempre avanti, occhi lungimiranti che guardano oltre tutto ciò che è stato e non vedono l’ora di scoprire ciò che sarà. Ci ha fatto venire in mente un libro di alpinismo in cui si parla del modo che i grandi esploratori hanno di vivere le loro scalate e del fatto che, quando conquistano una vetta importante, trascorrono un istante di gioia, ma il pensiero immediatamente successivo è “E adesso cosa faccio?”. E ci ha risposto che lui questa domanda se la pone tutti i giorni.
E come non credergli. In casa sua non ha nulla dei trofei vinti, delle medaglie o simili. “Ho tenuto tutto, ma lo conservo in alcune scatole che lascio ai miei tre figli e ai nipoti! Decideranno loro cosa farne, io non voglio in casa un museo di ciò che è stato!”, ci racconta. Perché le medaglie appartengono al passato, sono ricordi da cui trae forza, ma lui è qua e guarda avanti. “La vita è un qualcosa che scorre, che ti cambia strada facendo”. La vita è un qualcosa che corre, a volte, fino a vincere l’oro alle olimpiadi.
La corsa cambia la vita
Lo dice senza mezzi termini, lui, che la corsa gli ha cambiato la vita, che l’ha cambiato come persona, persino al di là dei risultati; gli brillano ancora gli occhi quando racconta dei viaggi incredibili, dei mesi in Africa o negli Stati Uniti, degli scherzi tra compagni di squadra e delle sfide che inventavano per conservare uno spazio di gioco in una vita scandita dalla disciplina e dai sacrifici. Sfide come fare il giro più veloce, in pista, a freddo con i jeans, ovviamente all’oscuro dell’allenatore! E che meraviglia che ancora si veda in lui quella voglia di vivere lo sport come una gioia, che chiede tanto, ma restituisce molto di più.
Sarà questo, azzardiamo, uno dei motivi per cui allena, per cui corre ancora e ha deciso di insegnare alle nuove generazioni. “Ho sentito il bisogno di ridare allo sport il grande dono che mi aveva fatto e chiedendomi come potevo fare, la prima risposta è stata: innanzitutto continuando a correre e ora che non lo faccio più ai livelli di un tempo posso insegnare come si fa. Restituisco insegnando ad altri ciò che conosco bene, la cosa in cui riesco meglio, la corsa”.
L’allenamento, l’equilibrio e la salute
Se la passione si potesse insegnare, il mondo dello sport avrebbe tanto da guadagnare da Stefano. Ma non c’è da essere troppo tristi, perché lui è convinto che la motivazione sia qualcosa di personale e intimo, che però si può allenare, rinforzare; è convinto che ogni atleta sia “un imprenditore di se stesso con il conto corrente energetico della condizione sempre sul filo dello zero” e che alla fine è tutta una questione di equilibri e compensazioni, stress e riposo e che è proprio l’alternanza di queste condizioni a portare il corpo e la mente, al momento più importante, al massimo delle loro possibilità; che bisogna anche sapersi fermare, perché una persona che ha un obiettivo forte, in cui crede, non si arrenderà comunque, ma trarrà forza dall’ascoltarsi, anche se ciò vuol dire lasciar perdere un allenamento e godere del proprio divano.
Stefano ribadisce spesso che lo sport è salute, che continua a correre per il suo stesso benessere, che quando non corre è più stanco, paradossi dello sport, meno reattivo, che tanti problemi nella vita li ha risolti proprio nel tempo di una trentina di chilometri.
E continuiamo a dirlo, perché ci ha proprio colpito, che trasmette passione e un grande amore per la corsa.
Una passione da diffondere
Un ASICS Frontrunner che incarna perfettamente la filosofia gioiosa di questo incredibile gruppo di ambasciatori italiani della corsa, 32 ragazzi di ogni età e regione d’Italia, professionisti o amatori, trialtleti, maratoneti o Ironman, compresa una meravigliosa ultramaratoneta donna.
Si mette in gioco sempre Stefano, anche con loro, per trasmetterci ispirazione quando oberati dagli impegni mettiamo da parte lo sport, quando presi dalle mille cose della vita ci dimentichiamo che correre ci rende migliori e ci aiuta ad affrontare meglio ogni cosa, quando pensiamo di non essere all’altezza, che quel certo traguardo forse non lo raggiungeremo mai. Guardate le loro pagine sui social, sono lì a raccontarci le loro giornate e le loro imprese, per ricordarci che, come dice Stefano, “è solo sport, non salverà il mondo, ma ci cambierà la vita”.
Questo sì, parola di un grande campione che, ci vien da pensare, non si stancherà mai di correre, né di farci sognare.
Bell’articolo, letto tutto d’un fiato: gran bella persona, traspare piacevolezza ed empatia!
Grazie mille!
Che dire…. Meraviglioso articolo.
Grazie Virginia!
È sempre bello sentire la passione che riesce a trasmettere il grande Stefano Baldini. E altrettanto piacevole è stato leggere questo articolo. Grazie mille.