Non ti sto chiedendo di dirmi quanta strada fai al minuto. So che lo sai benissimo, così come conosci il tuo personal best e almeno dieci dei tuoi migliori tempi in gara.
Quello che ti sto chiedendo è un po’ diverso e ora cercherò di spiegartelo.
Innanzitutto: l’idea mi è venuta vedendo un video che non c’entra niente con la corsa. È di Veritasium, ossia Derek Muller, l’autore di uno dei canali scientifici più belli che puoi trovare su YouTube. In questo video Derek si fa rinchiudere in una camera anecoica per un tempo che non ti spoilero, e fra poco capirai perché.
Cos’è una camera anecoica? È una camera rivestita interamente (pareti, soffitto, pavimento) di piramidi o cunei (come quelli in foto) con una forma tale da smorzare qualsiasi onda sonora. In altre parole qualsiasi suono prodotto all’interno di una stanza del genere non provoca alcun riverbero. Si smorza subito. Quando parli, per esempio, senti la tua voce non solo uscire dalla tua bocca ma la senti anche riverberata (rimbalzata, per così dire) dalle pareti della stanza dove ti trovi. Inoltre ogni giorno vivi in ambienti che hanno rumori di fondo, anche se non te ne accorgi perché il cervello li registra come non importanti e non ci presta attenzione.
Quando elimini il suono della tua voce (o almeno la componente riverberata dall’ambiente dove ti trovi – “anecoico” significa infatti “senza eco”) e i rumori di fondo resti solo con te stesso. Quello che inizi a sentire è il suono o il rumore che normalmente è cancellato da altri rumori o suoni più forti: il tuo respiro, il battito del tuo cuore, il sangue che fluisce nel tuo cervello.
Impazzire
Derek si è fatto rinchiudere in quella stanza per capire quanto poteva resistere e se gli effetti descritti da altri che ci avevano provato erano veri. Il record di quella camera anecoica era di 45 minuti. Quando per più di quel tempo non senti altro che il tuo cuore e il tuo sangue e il tuo respiro superi una soglia che molti trovano insopportabile, tanto che esperimenti del genere sono costantemente sorvegliati da personale che interviene quando il soggetto manifesta irritazione, disagio o anche qualche segno di follia. Perché sì: sentire ciò che non senti normalmente può scatenare reazioni molto forti, unite anche all’effetto claustrofobico e al buio.
Non ti svelerò quanto ha resistito Derek ma mi concentrerò su un altro aspetto.
È tutto relativo
Mentre Derek svolge l’esperimento, al buio e da solo, ogni tanto tenta di indovinare da quanto si trova in quella condizione. Se non hai riferimenti non ci sono modi per capirlo e infatti lui non indovina mai: in genere gli pare di esserci stato per molto meno del tempo effettivo. Un effetto è insomma che la percezione del tempo è distorta.
Se ci pensi bene anche la percezione normale che abbiamo del tempo è soggetta a molte variabili: se aspetti gli esiti di un esame medico e sei in apprensione il tempo scorre lentissimo. Se ti stai divertendo il tempo scorre fluido e veloce. Quindi il tempo è una variabile dello stato emotivo.
E non solo. Pensa a quanto lungo era un anno quando avevi 5 anni: era un quinto della tua vita perché quello era il tuo metro di misura. Ora un anno quanto è lungo? Un trentesimo? Un quarantesimo? Per avere la stessa sensazione che avevi a 5 anni devi pensare a un arco di tempo di 5, 6 o più anni. Più invecchi e più il tempo scorre veloce (questa fa un po’ venire i brividi, hai ragione).
Immagina che
Ma non volevo parlarti di quanto il tempo corra più velocemente man mano che invecchi. L’esperimento di Derek mi ha fatto venire in mente una “corsa anecoica”: quella in cui non senti alcun suono se non quelli del tuo respiro e del sangue che ti scorre nelle vene. Una corsa in cui si è totalmente assorti in sé stessi. Senza cronometri, senza misurare la lunghezza. Quello che Derek dice di aver provato – il distacco totale dalla realtà, visto che non poteva percepirla – mi ha fatto pensare a quello che si prova correndo, a volte: lo stato di grazia, quando non hai pensieri particolari e corri scorrendo nel flusso della vita. Mi sono chiesto se si potesse amplificare ulteriormente quella sensazione, annullando ogni rumore e sentendo sé stessi all’ennesima potenza.
Non ho una risposta, non avendo né una camera anecoica (che poi costa cifre assurde) né tantomeno avendone una portatile. Quindi questo pezzo non dà ne consigli né risposte. Non ti dice che se annulli tutto ciò che ti sta attorno corri più veloce. Non ti dice che sentire il flusso del tuo sangue aumenta le prestazioni. Niente di tutto ciò.
Dice che c’è un tempo che misuri con il cronometro, che è una convenzione ed è un numero. E poi c’è un tempo interno che nemmeno tu riesci a stimare perché non è traducibile in numeri o frazioni. È una sensazione: di aver fatto bene, di essere stato bene con te stesso e in te stesso, di aver avuto il tempo per fare qualcosa. Quanto tempo fosse non conta, perché era il tuo tempo: quello assoluto.
(Credits immagine principale: dusanpetkovic on DepositPhotos.com – via Stylist)
Riflessioni molto profonde ed interessanti, grande Martino, sempre intelligente e non scontato.
Grazie mille Paolo!
Mi piace molto quello che scrivi.
Anche questa volta, sono andata a vedere il nome dell’autore di questo articolo solo alla fine perché mi è piaciuto molto e volevo capire chi lo avesse scritto.
È la terza volta che mi capita di leggerti e che mi colpisce molto come scrivi.
Bravo Tino Mar 👍