Che senso ha fare i mondiali e le olimpiadi nei luoghi più caldi e afosi?

Qualche giorno fa ero a Milano per un workshop sul recupero organizzato da Nike in occasione del lancio delle Joyride e, durante la sessione del prof. Migliorini (che di medicina dello sport ne sa davvero parecchio), abbiamo affrontato l’argomento di come il caldo e le condizioni ambientali possano influenzare le prestazioni.

Ovviamente la conversazione è andata ai prossimi mondiali che si terranno a Doha in Qatar dal 27 settembre e alle olimpiadi dell’estate prossima a Tokyo.
Probabilmente le condizioni peggiori in cui si sia mai gareggiato“, ha commentato Migliorini.

Le condizioni climatiche

Ma quali sono le condizioni climatiche che troveranno gli atleti l’anno prossimo? Ovviamente non si può sapere ma possiamo andare a vedere quali sono le temperature di questi giorni.

Fonte dati: The Weather Channel

E, come vedi, la situazione non è certamente ideale per praticare sport. Caldo e afa soffocanti, accompagnati da un moderato inquinamento, non rendono di certo la vita facile agli atleti.

Per quanto riguarda i Mondiali di Doha sicuramente la situazione non sarà migliore, tanto che la maratona partirà alle 23:59 e le gare di marcia alle 23:30. Sì, in piena notte per mettere gli atleti in condizioni quantomeno “accettabili” per correre.

Ha senso tutto questo?

Indubbiamente il significato profondo delle olimpiadi va oltre la mera prestazione sportiva ma, in ogni caso, bisognerebbe mettere gli atleti nelle condizioni di esprimersi quantomeno senza enormi difficoltà. Perché, nonostante tutti i partecipanti dovranno affrontare le stesse temperature, non ha alcun senso introdurre difficoltà tali da influenzarne in modo così drastico le prestazioni.

Questo va oltre il senso dell’evento.

Certo, sappiamo bene che le assegnazioni di olimpiadi e mondiali tengono conto di parametri ben diversi dal meteo come, per esempio, la creazione di infrastrutture, la capacità di ospitare il pubblico, gli impianti sportivi ma, alla fine, ciò che interessa a tutti è il gesto atletico, la capacità di misurarsi, la competizione, la prestazione sportiva.
Non ci sarà da stupirsi se a Doha o a Tokyo avremo outsider che ci stupiranno soltanto per la loro capacità di resistere a un’alta percentuale di umidità nell’aria o a temperature tropicali. Ma tutto questo ha a che fare con l’adattamento climatico, non con la prestazione, anche se spero non sarà così.

Di certo poco mi interesserà vedere delle bellissime cerimonie inaugurali, l’architettura degli impianti o l’efficienza dell’organizzazione se non potrò vedere lo sport ai più alti livelli.

 

(Credits immagine principale: VladisChern on DepositPhotos.com)

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