Buckled, il podcast dei cacciatori di fibbie

Amiamo i podcast e questo in particolare. Buckled è fatto con passione e parla di ultratrail e di chi lo fa

Alessandro Locatelli è un appassionato di corsa su lunga distanza, nonché un corridore devoto all’allenamento. Io l’ho conosciuto perché mi è stato presentato da amici, c’è stata una simpatia reciproca immediata. Una sua peculiarità sta nel fatto che riesce a dire cazzate rimanendo serio e che è dotato di grande profondità emotiva, conoscenza e curiosità, oltre al fatto che può sostenere una conversazione credibile su temi che variano dal football americano, ai videogames fino alla corsa dalle marce di parrocchia alle 100 miglia. Altro aspetto fondamentale è che è una persona a cui piace ascoltare.

@Jordi Saragossa

questo podcast per me è un‘ottima scusa per entrare in contatto con persone differenti che vivono questo sport nei modi più disparati e avere la scusa per chiedere un po’ di tutto; è un modo di parlare di gare lontane che magari non avrò mai occasione di fare

Un giorno, scrivendoci col cellulare, concordiamo sul fatto che sarebbe bello organizzare un salottino stile talk show in vista di un evento a cui avremo partecipato, in cui si chiacchierava di ultrarunning e in cui lui sarebbe dovuto essere il moderatore. Per scherzare Ale disse che si sarebbe dovuto chiamare Buckled, una parola intraducibile in italiano, che si riferisce a chi ha portato a casa una fibbia, ovvero il premio che di solito vincono i finisher delle 100 miglia. Sembrava divertente.

Già che si faceva la cosa, tanto valeva registrarla. Così, procurato un microfono e il minimo indispensabile di attrezzatura, ci siamo trovati in una sala in cui ha intervistato Davide Grazielli.
La voce di Alessandro era perfetta per un podcast ma, cosa più importante, era stato sul serio tutto molto divertente.
Dopo qualche giorno Ale ha portato le sue competenze professionali al progetto, creando un logo, un sito e dando al tutto una parvenza di serietà.

“Tanto chi vuoi che lo ascolti?” disse,sbagliandosi in pieno.

Buckled è diventato il primo e più importante podcast sulla corsa in Italia, di sicuro quello di riferimento per la scena ultra. L’obbiettivo dichiarato del podcast è, prima di ogni altra cosa, quello di promuovere la conoscenza e la cultura del nostro sport, nonché i valori che lo circondano. Le persone a cui piace Buckled possono supportarlo facendo una donazione su Patreon ed entrare nella Hall Of Fame del sito internet.
A pochi giorni dall’uscita della puntata numero otto, in cui viene intervistato Riccardo Tortini, forte atleta italiano che vive da anni in Nord America abbiamo approfittato per porre ad Alessandro qualche domanda:

Come vivi la corsa? È vero che secondo te c’è una comunità diversa da quella di altri sport?
Non credo di aver ancora capito come viverla. Vorrei poterti dire che la vivo con leggerezza, ma allo stesso tempo la reputo una cosa per me essenziale, e grazie alla corsa ho incontrato alcune delle mie persone preferite di sempre.
Di certo non la reputo solamente un’attività sportiva tipo quando venivi parcheggiato in palestra quando avevi 7 anni nel dopo scuola. Per me la corsa comprende la sfera sociale, lavorativa e ricreativa, non mi definisce come persona ma sicuramente mi arricchisce.
Io mi rendo conto di far parte di una famiglia (quelli che corrono ultratrail, con un certo tipo di approccio), all’interno di una popolazione (il trail running), dentro un mondo (la corsa) e credo di essere stato fortunato a muovermi e nel trovare “la mia” nicchia.
Ho praticato altri sport e tutti hanno la propria dinamica sociale. Non so se semplicemente li ho vissuti in un periodo differente della mia vita, ma penso di aver trovato nel trail quello che per me è la definizione di comunità.

Una volta mi hai detto che durante i lunghi ascolti spesso podcast e audiolibri. È vero? Come riesci a concentrarti sulla corsa ascoltando qualcuno che parla, non sarebbe meglio la solita musica o il silenzio?
So che può sembrare contro-intuitivo immergersi in qualcosa mentre ci si estranea, ma uno degli aspetti che ho sempre amato di più della corsa è il modo in cui riesce a zittire il brusio che ho nel cervello.
Sono libero professionista e la mia testa è sempre al lavoro, per me inizialmente la corsa era un modo di fare riunione con me stesso, ora mi serve per rimuovermi da tutto. Ho scoperto che la musica – in allenamento – vuoi per la sua natura ripetitiva, tende a diventare rumore di fondo e la mia testa mantiene il controllo della conversazione; con gli audiolibri invece sono spettatore della storia di qualcun altro, mi basta solo concentrarmi su quello che stanno dicendo e senza rendermi conto ho finito l’allenamento
Ovviamente se devo fare lavori particolari (ripetute, fartlek, etc..) preferisco non avere nulla ed essere più presente sul momento.

Se dovessi scegliere tre corridori siano essi in attività o no, vivi o morti con cui registrare una puntata chi sarebbero e perché?
Domandone!
Credo le mie scelte siano influenzate dal fatto che ormai tramite libri e biografie, molte delle storie che mi piacerebbe sentire ormai le conosco già.
Mi verrebbe facile dirti un Jurek, ma proprio per il motivo di cui sopra, ti rispondo Kyle Scaggs, Giannīs Kouros e Ann Trason.
Di Skaggs sono sempre stato affascinato dal fatto che è entrato e uscito da questo mondo in un battito di ciglia, ma è impossibile dimenticare cosa sia riuscito a fare in quel battito. Kouros è un personaggio che trascende il tempo, una roba che se non fossimo in un’epoca in cui tutto è documentato, verrebbe da pensare che quello che ha fatto sia solo mitologia, roba da tramandare ai propri figli attorno a un fuoco. La Trason ha rappresentato la corsa su sentiero per un decennio in cui è stata praticamente imbattibile. Avrebbe storie da raccontare per un enciclopedia da 24 volumi e stai certo che li leggerei tutti.

Cosa hai scoperto inventando e facendo un podcast senza che nessuno ti insegnasse nulla? Sapevi già che ti sarebbe piaciuta come cosa o lo hai capito solo facendolo?
Oddio, in vero stile italiano ho “inventato” una cosa che esisteva da anni all’estero e che probabilmente (in questa forma) esisteva anche in Italia. È vero, non sapevo nulla della realizzazione di un podcast, ma viviamo in un’epoca dove con un po’ di pazienza e voglia di sbattersi c’è modo di reperire qualsiasi informazione digitando tre parole su google.
Non sapevo onestamente dove sarei finito con questa cosa: sono una persona riservata e borderline timida, ma amo ascoltare le storie e vivrei di aneddoti; vista la presenza di Davide Grazielli al Trail Fest Destination Santa, ho pensato che sarebbe stato bello fare due chiacchiere sul mondo ultra, anche perché è una miniera di aneddoti.
Sarebbe dovuta essere un’intervista non registrata e abbiamo deciso di registrare “giusto per”, e per quanto la cosa mi abbia terrorizzato, la mia voglia di continuare a intervistare persone era più grande. E quindi eccomi qui, 5 mesi dopo con 9 puntate registrate e quasi altrettante pianificate.

C’è una puntata a cui sei più affezionato delle altre e che consiglieresti a chi non ha mai sentito parlare di Buckled?
Non penso ci sia una puntata specifica. È ovvio che ho a cuore la prima puntata, in tutta la sua ingenuità, ma onestamente ogni ospite mi ha arricchito in modo differente e mi ha permesso di sperimentare accrocchi tecnici mentre speravo di trovare una quadra nell’intero processo.
Mi rendo conto sia una risposta da paraculo per non tirare fuori un preferito, ma credo anche che non tutti gli ascoltatori siano uguali e se c’è quello che ha bisogno di sentire che si può star male in gara e finire ugualmente, c’è anche quello che vuole sapere come si corre l’UTMB, o che vuole sentir parlare di gare oltre oceano o di gare che superano le 100 miglia.
Se c’è una cosa di cui sono fiero al momento è la varietà di ospiti, situazioni e gare di che sono riuscito a coprire: Buckled non è un podcast che parla solo di gente che fa cose da superumano, parla di persone che amano la corsa.

Per i curiosi, Buckled Podcast è ascoltabile sul sito BUCKLED.IT dove è possibile avere anche informazioni sugli ospiti, ascoltare le loro playlist e i libri da essi consigliati. Le puntate stanno anche venendo tradotte, così da consentirne la fruizione anche a chi non può ascoltarle.

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  1. […] Note: Nel podcast facciamo riferimento alla biografia scritta a quattro mani con Folco Terzani. Il libro si chiama “Ultra” e se siete interessati lo trovate qui. Non nominata ma decisamente presente, la birra del podcast è stata una Asahi Super Dry. Non mi serviva il Giappone per scoprirla, ma da quando sono stato là, è diventata la mia birra go-to. Ultima cosa, nell’introduzione faccio riferimento all’intervista su RunLovers che trovate qui. […]

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