Vaffan#ç?§, io esco a correre!

Era proprio necessario mettere una parolaccia (anche se censurata) nel titolo? Sì, in questo caso sì. Non per la parola fine a se stessa ma per quello che rappresenta in questo caso: un’esclamazione di esasperazione a cui rispondi quando esci a correre.

Ci sono giorni più di altri, momenti della vita più di altri, in cui – pur non essendo un serialkiller sociopatico – hai bisogno di mollare tutto e tutti per concentrarti solamente su di te, sulle tue riflessioni, sul pensiero verso te o le persone che contano davvero per te.

Quindi molli tutto ed esci a correre. Perché solo in quel momento riesci a lasciarti alle spalle tutti i bagagli mentali (e fisici) inutili per prenderti un momento di vacanza. Fosse anche un momento di vacanza dalle vacanze, come in questo periodo.
Lo so che è bello stare in mezzo alle persone ma, a volte, c’è bisogno anche di un po’ di silenzio; un momento in cui riordini l’armadio mentale del pensieri e, magari, fai pure il cambio di stagione. È un lusso che possiamo prenderci ma che frequentemente scordiamo.

In quel momento, quando esci a correre, anche la nebbia gelida che ti congela le sopracciglia diventa un’amica, anche il freddo, anche il buio.

Connettiamoci con la natura

Troppo spesso diamo per scontata l’importanza del contatto con la natura. Viviamo stipati e costretti in palazzi, in contesti urbani claustrofobici, spazi in cui il verde è un lusso per pochi. Situazioni in cui il concetto di “esclusività”, se ci pensi, è legato sempre a una densità umana molto bassa attorno a noi.

La natura ci fa invece trovare il ritmo giusto, le distanze giuste, il respiro giusto. Ci permette – accogliendoci – di connetterci a lei e, di conseguenza, con noi stessi.

Qualche tempo fa parlavo con Folco Terzani perché anche lui corre ma lo fa a piedi nudi; e quando gli ho chiesto il perché, con la sua meravigliosa serenità, mi ha risposto “per avere sempre il contatto con mamma terra“.

Probabilmente è davvero questa la chiave di lettura della corsa: riconnetterci con quello che siamo, con il nostro tempo, con il luogo da cui veniamo, con le persone che davvero vogliamo.

Vuol dire correre da soli?

Non necessariamente. Io mi alleno da solo nel 99% dei casi e questo “vaffan#ç?§” a volte è indispensabile. Un taglio netto con la quotidianità, con la noiosa routine, per correre verso di noi. Ma possiamo anche farlo in compagnia, con le persone a cui vogliamo bene, con le persone che davvero vogliamo attorno, con la dimensione vera di noi stessi.

Insomma, per parafrasare una pubblicità di qualche anno fa: fermate il mondo, voglio correre!

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10 COMMENTS

  1. Vorrei che venisse inventata un’esclamazione che senza una parolaccia ma con la stessa forza mediatica, confermasse in pieno quello che hai scritto, grazie Sandro !

  2. Sandro, non ho parole per descrivere cos’ho provato nel leggere il tuo articolo. È come se lo avessi scritto io! D’accordo al 100%. Purtroppo da un po’ non posso correre causa un infortunio, ma con la bici o il nuoto o la palestra per fortuna posso evadere lo stesso! Viva lo sport e chi lo pratica! É la migliore medicina per i mali giornalieri che ci affliggono…

  3. bell’articolo! riconnettersi con se stessi: a volte mi chiedo se la distanza percorsa è direttamente proporzionale a quanto distanti si è andati da se stessi! ovvero: a volte ho bisogno di una maratona per ritrovare me stessa!

  4. Bellissimo articolo, grazie parole che toccano il cuore. Non avevo ben compreso quanto mi mancasse correre, quanto fosse importante, per me, solo per me, fino a quando mojnsono stata costretta a fermarmi per una brutta infiammazione alla colonna vertebrale. Sto riprendendo in questi giorni dopo quasi 6 mesi. Mi è mancato anche alzarmi all Alba mettermi le scarpe e correre con il freddo. Mi è mancato il mio respiro, i miei pensieri e le mie paure che, come per magia tutto ha cancellato dopo una piccola corsa.

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