Una lezione di vita

I grandi esploratori ci insegnano soprattutto come usare la nostra forza per fare cose che non pensavamo possibili. Facendolo in modo intelligente ed economico

Quando corri hai poco fiato per parlare. Più forte corri, meno fiato hai. La scelta delle parole da usare con il tuo eventuale compagno o compagna di corsa diventa il risultato di un calcolo vitale: o dici quello che hai da dire con il numero minimo di parole o devi rallentare per dirle tutte.

Nel calcolo dell’economia della corsa dovremmo aggiungerci anche questa variabile, pensavo. Non solo l’impostazione di corsa e qual è la tecnica meno dispendiosa e più efficiente ma anche quante e quali parole dovresti dire per comunicare un pensiero.

Ci pensavo anche perché ho sentito parlare degli uomini e delle donne straordinarie. Degli scalatori che sarebbe più giusto chiamare col nome che una volta li avrebbe definiti: degli esploratori. Non solo esploratori di nuove vette ma – in senso filosofico e umano – dei confini della mente e del fisico.

Alla celebrazione dei 90 anni de La Sportiva qualche giorno fa a Trento potevi trovarli tutti: Reinhold Messner, Simone Moro e Tamara Lunger, Adam Ondra, Anton Krupicka. Mentre raccontavano le loro avventure era facile individuare un tratto comune fra tutti loro: usavano poche, meditate parole. Che parlassero di quando si sono trovati in faccia alla morte o di come si pianifica una spedizione, le parole che usavano erano quelle e non di più. E a ripensarci a mente fredda non c’era bisogno di usarne tante altre, anzi. Mentre parlavano mi accorgevo che quella non era una semplice chiacchierata ma, in senso lato, era una lezione di italiano, di comunicazione e di vita.

L’economia non è solo quella che coinvolge la produzione, l’industria, i soldi e le cose ma è soprattutto l’utilizzo dei giusti mezzi per ottenere un risultato. E per “giusti” intendo “proporzionali allo sforzo”. Come nella corsa l’applicazione dello sforzo ha lo scopo di muoverti dal punto A al punto B, anche nel dire le cose l’uso delle parole ha lo scopo di comunicare qualcosa. Una constatazione semplice eppure molto spesso trascurata.

Quando corri non agiti le braccia come se stessi nuotando: non servirebbe e ti farebbe sprecare energie. Se la corsa è una metafora della vita – è sai benissimo che lo è – significa anche che lo è perché ti aiuta a usare solo le energie necessarie a compiere una determinata azione.

Immagino che questa capacità di misurare le parole venga a queste persone eccezionali da un fatto contingente: in alta quota non puoi sprecare ossigeno e quando parli al tuo compagno/a di scalata non puoi lasciare niente al caso e all’interpretazione. Per forza di cose insomma scegli le parole con cura e usi solo quelle necessarie.

Per raggiungere quei risultati devi imparare sulla tua pelle cos’è l’economia: di ossigeno, di energie e anche di parole.

Oltre

Una frase di Simone Moro riassume meglio di tutto la saggezza di queste persone. La potresti scambiare per incoscienza ma non lo è per niente.
“Mi chiedono se ho paura della morte. Una volta l’avevo ma penso anche che per dire di aver vissuto devi provare certe emozioni. Quando sei morto non le puoi provare. Quando io supero un limite che non pensavo neanche di avere io le provo. Per quello devo cercarle sempre”.

Per la maggior parte di noi non serve arrampicarsi a 8000 metri per provarle ma ascoltare le parole di queste persone e capirle può aiutarci molto.

Fai quel che puoi con quel che hai.
Non conosci i tuoi limiti finché non ti ci avvicini o non li superi.
Usa con intelligenza le forze che hai.
Non sprecare niente.
Rispettati, rispetta e soprattutto: vivi.

(Photo by Aron Visuals on Unsplash)

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